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CINEMA E DONNE - Per una nuova commedia al femminile


Grazie ad un formidabile vivaio di attrici ed a nuove autrici, il cinema comico italiano tenta, timidamente, di offrire maggiore spazio alle donne.


CINEMA E DONNE - Per una nuova commedia al femminile
Sophie Chiarello e Giorgia Farina
Nel 2009, un buon film italiano, "Due Partite" di Enzo Monteleone, adattamento di una commedia teatrale di Cristina Comencini, ha messo in luce quello che era sotto gli occhi di tutti: l’Italia possiede un vivaio di attrici notevole capace puntualmente di rinnovarsi. Diviso in due parti, il film mette in scena 8 attrici, 4 per tempo: dalla più anziana Margherita Buy alla più giovane Carolina Crescentini. Eppure, il cinema italiano, in particolare quello che punta a divertire, ha sempre stentato ad offrire alle donne ruoli degni di questo nome. Due commedie appena uscite restituiscono la centralità del racconto alle donne ma sono state però realizzate… da due donne : "Amiche da Morire" di Giorgia Farina e Ci vuole un gran fisico di Sophie Chiarello.

Nella sua storia, il cinema italiano ha sempre trascurato le figure femminili. In una società patriarcale e sostanzialmente bigotta, i ruoli riservati alle donne sono stati usati soprattutto per esaltarne il potenziale erotico, anche se sono spesso servite come cartina di tornasole per denunciare le ipocrisie e le mancanze del bel paese. I registi -uomini, considerata la quasi assenza di cineaste per decenni- che si sono maggiormente dedicati all’altra metà del cielo sono casi più unici che rari: due su tutti, Paolo Pietrangeli e Giuseppe Bertolucci.

Più ancora di altri generi, la commedia ha relegato la donna in secondo piano. Il cinema di Lina Wertmuller, le interpretazioni di Monica Vitti, Mariangela Melato o Stefania Sandrelli e, più vicino a noi, le opere di Silvio Soldini o Giuseppe Piccioni, sono eccezioni che confermano la regola: la donna al cinema deve essere avvenente, non divertente. La comicità proviene dalla goffaggine o altri difetti d’ordine fisico o comportamentale, dai vizi che sono spesso e volentieri legati al sesso… Sostanzialmente, non può essere donna.

Negli anni del cambio di secolo, alcune registe ci hanno provato con esiti alterni ma onorevoli e sono stati stroncati da una critica maschilista: Anna Negri, Federica Pontremoli, Anna Di Francisca, Cecilia Calvi, Simona Izzo. Nina Di Majo invece, dopo due film drammatici, ha dovuto aspettare due anni per far uscire la sua commedia "Matrimoni e Altri Disastri" prima di incontrare consensi di pubblico e critica. In questo contesto, suo malgrado, Francesca Archibugi è stata l’albero che ha nascosto il bosco prima di cadere anche lei in disgrazia (eppure "Questione di Cuore" è forse il suo film migliore).

Le attrici nell’ultimo quindicennio si sono confrontate con il genere con esiti spesso notevoli, dimostrando, oltre ad una comicità innata, notevoli capacità drammatiche: Giovanna Mezzogiorno e Claudia Gerini, Carolina Crescentini e Cristiana Capotondi, Ambra Angiolini e Nicole Grimaudo, Claudia Pandolfi e Francesca Inaudi, Micaela Ramazzotti e Isabella Ragonese, Anita Caprioli e Valentina Lodovini, Teresa Saponangelo e Sabrina Impacciatore, Paola Cortellesi e Carlotta Natoli, Luisa Ranieri e Anna Foglietta, Cecilia Dazzi e Marina Rocco… Che si aggiungono a Angela Finocchiaro, Margherita Buy, Sabrina Ferilli, Marina Massironi, Donatella Finocchiaro, Lorenza Indovina, Iaia Forte, Nancy Brilli e tante altre. Altre attrici ancora, alla stregua di Barbora Bobulova o Alba Rohrwacher, si sono imposte con successo un percorso comico per fuggire agli stereotipi nei quali rischiavano di rimanere imprigionate.

E’ anche grazie alla loro bravura che gli sceneggiatori della nuova commedia italiana si arrischiano a dare alle donne ruoli di maggiore peso. Ma ci è voluta la caparbietà di una giovane donna di 27 anni, Giorgia Farina, per spingere il valido Fabio Bonifacci a firmare la sua prima commedia tutta al femminile. "Amiche da morire" lavora con brio sulla contaminazione dei generi e riesce a delineare tre ritratti di donne molto tipizzati quanto irresistibili - la brutta, la bambola e la puttana - ovvero Sabrina Impacciatore, Cristiana Capotondi e Claudia Gerini.

Altra esordiente, Sophie Chiarello (dopo lo splendido documentario "Ritals"), si è avvalsa della collaborazione di Angela Finocchiaro che si è investita a 360° nel suo nuovo progetto. "Ci Vuole un Gran Fisico" è un film imperfetto ma dissacrante. L’attrice si mette a nudo e ironizza sui difetti del proprio corpo, sulla menopausa e la paura di invecchiare, sull’incapacità di conciliare il lavoro con quello a casa, fra un figlia ribelle e una madre vitalissima, e una vita sentimentale propria. Alcuni personaggi o momenti onirici sono un po’ imbarazzanti ma il film straborda di sincerità, una verità mai vista prima nel cinema italiano, con scene di solito riservate all’altro sesso che spiazzano lo spettatore.
Dopo il successo televisivo di Luciana Littizzetto, la coppia Chiarello/Finocchiaro ha aperto una nuova breccia nella rappresentazione dell’immaginario femminile, molto lontana dall’omologazione imperante sui nostri schermi. Ci voleva davvero un gran coraggio!

30/03/2013, 15:08

Alain Bichon