SPECIALE DAVID DI DONATELLO 2025 - Il battaglione
degli esordienti, questi sconosciuti
Il primo lungometraggio rappresenta per la maggior parte degli aspiranti registi un’impresa invalicabile. Eppure, ogni anno, sono comunque in tanti a riuscirci. Negli ultimi tre anni, sui 466 film “in concorso” ai
David di Donatello, circa un terzo è stato diretto da esordienti. Tuttavia, pochi di questi titoli riescono ad avere una visibilità decente, spesso frutto di una selezione in un festival importante. Meno ancora arrivano al Graal della cinquina delle nomination ai David. Ma non per questo tutti gli altri sono da trascurare…
Intanto, in questi ultimi tre anni, quasi una ventina di opere prime, una su 7, è stata diretta da un attore. E spesso famosi: Paola Cortellesi, Claudia Gerini, Micaela Ramazzotti, Jasmine Trinca, Margherita Buy, Lina Sastri, Pilar Fogliati per le donne; Claudio Bisio, Neri Marcorè, Michele Riondino, Beppe Fiorello, Giuseppe Battiston… La maggior parte, nel passare dietro la cinepresa sono rimasti anche davanti; fanno eccezione Trinca ("
Marcel!"), Fiorello ("
Stranizza d’Amuri"), Alessandro Roia (
Con la Grazia di un Dio) e pochi altri. Inutile dire che la loro popolarità ha permesso loro innanzitutto di essere visti dalla maggioranza dei membri dell’Accademia; e poi di raccogliere numerosi consensi. Il record è stato raggiunto ai David del 2024 con 4 film di attori nella cinquina; oltre a Cortellesi, Riondino, Ramazzotti, e Fiorello, Bisio è arrivato 6°, così come Buy quest’anno: in tutto, 8 film di attori su 15 candidati in 3 anni. E il fenomeno non sembra fermarsi: Greta Scarano, Luca Zingaretti… si aggiungono alla lista.
Molti esordienti sono anche approdati ad altre categorie di candidature ai David. A parte il record assoluto di
Paola Cortellesi con quattro statuette su 17 candidature (più i premi del pubblico e dei giovani), ben altri 12 esordi sono stati nominati a dei premi diversi dal miglior esordio (a volte non facendo parte di quelle cinquine). Soprattutto nel 2024, trascinati dal successo di "
C’è ancora domani", "
Palazzina Laf", di Riondino, ha vinto 3 premi su 5 candidature e altri 5 film hanno ottenuto una nomination, di cui due per "
Disco Boy" di Giacomo Abbruzzese e due per "
Felicità" di Ramazzotti; nel 2023, si sono distinti quindi "
Settembre" di Giulia Steigerwalt (2 premi su 2 candidature) e "
Amanda" di Carolina Cavalli (3 candidature ma nessun premio) e nel 2025, "
Gloria!" di Margherita Vicario (3 premi su 8 candidature) e "
Ciao bambino" di Edgardo Pistone (0 su 2). Infine, fatto eccezionale, la statuetta di miglior esordio è stata vinta negli ultimi 4 anni da 4 donne: Vicario, Cortellesi, Steigerwalt e, nel 2022, da Laura Samani per "
Piccolo Corpo".
Alcuni dei nostri esordienti erano già stati segnalati in edizioni precedenti dei David nella categoria del miglior cortometraggio. Ma non si può dire che sia stato un efficace trampolino per far il salto al lungometraggio. Quando è successo, hanno impegnato tanti anni e hanno spesso deluso l’attesa. Marta Savina ("
Primadonna"), unica donna, si contraddistingue per la qualità della sua opera prima ma ha impegnato 7 anni dalla segnalazione del suo corto. Più recentemente due registi hanno finalizzato il passaggio al lungo in soli due anni: Domenico Croce ("
Vetro") e Tommaso Santambrogio ("
Gli Oceani sono i Veri Continenti").
L’identikit dell’esordiente degli ultimi tre anni di David non è semplice da proporre perché ci sono tantissimi profili diversi. Comunque il regista è un uomo di circa 42 anni (sui 40 se non si tiene conto degli attori-autori), proviene da Roma o Napoli o comunque dalla Campania oppure dalla Puglia; ha fatto il DAMS a Bologna o a Roma e ha firmato 3/4 cortometraggi e perlomeno un documentario selezionati in Festival e/o vincitori di qualche premio. Il loro lungometraggio è stato prodotto da un mix di un paio di società di produzione più Rai Cinema con il sostegno di una Film Commission regionale e il contributo del Ministero della cultura.
Per quanto riguarda la loro età, all’uscita del loro film, oscilla dai 70 anni circa di Lina Sastri ("
La Casa di Ninetta") o del produttore Gianfilippo Pedote ("
Soldato Peter") alla trentina dei più giovani fra cui molti promettenti. Cercano inconsuete soluzioni narrative e un linguaggio innovativo per offrire spesso un’immagine del mondo piuttosto cupa: dal più acerbo Filippo Barbagallo ("
Troppo Azzurro") a Simone Bozzelli ("
Patagonia"), Carolina Pavone ("
Quasi a Casa"), Pilar Fogliati ("
Romantiche"), Alain Parroni ("
Una Sterminata Domenica"), i già citati Cavalli e Croce, Marco Chiappetta ("
Santa Lucia"), Marescotti Ruspoli (
Amusia), Alessandro Marzullo ("
Non Credo in Niente") e Gianluca Santoni ("
Io e il Secco").
La formazione degli esordienti, oltre al DAMS, passa dal Centro Sperimentale per i più fortunati, ma anche dalla scrittura o da percorsi che contemplano le arti visive. In questo caso, i registi si accostano alla videoarte o comunque a un cinema più sperimentale che non esclude il documentario. Quest’ultimo raramente costituisce la totalità della loro filmografia ma vi figura spessissimo. Il cinema del reale rappresenta ormai un’esperienza imprescindibile nell’itinerario di un autore emergente, anche per i suoi costi più contenuti. Infine, il passaggio dalla gavetta del set tramite ruoli di aiuto o assistente regia sembra diventato un optional. Carolina Pavone è stata assistente alla regia degli ultimi film di Moretti mentre Lyda Patitucci ("
Come Pecore in Mezzo ai Lupi") è stata regista della seconda unità su alcune produzioni della società Groenlandia di Matteo Rovere. Altri registi si sono cimentati come aiuto regia di opere girate nella loro regione.
Per l’appunto, le Film Commission regionali possono contribuire nell’approdo al lungometraggio, anche se la valorizzazione del luogo a volte conta più del sostegno ai giovani cineasti. Negli ultimi tre anni, la commissione cinema della Calabria ha sovvenzionato una decina di esordi che non esaltano per forza i suoi paesaggi. Anche le Film Commission della Puglia, dell’Emilia Romagna, della Sardegna, della Sicilia ed altre offrono aiuti preziosi. Inoltre, numerose sono le case di produzione che non esitano a scommettere su autori alle prime armi; una fra tante specializzata negli esordi: la recente e indipendente TNM (Desiré di Mario Vezza, Amen di Andrea Baroni…).
Le cinquine del David al miglior esordio, punta dell’iceberg di un corpus imponente di opere prime (forse troppe) assumono un ruolo fondamentale. Purtroppo tante rimangono in un quasi anonimato, ma nondimeno si nascondono fra loro piccole perle che meriterebbero di essere scoperte.
PRIMA PARTE DELLO SPECIALE: Le novità, le sorprese
SECONDA PARTE DELLO SPECIALE: Le donne alla ribalta dei David01/01/2050
Alain Bichon