Fondazione Fare Cinema
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Indesiderabili


Regia: Chiara Cremaschi
Anno di produzione: 2010
Durata: 52’
Tipologia: documentario
Genere: sociale/storico
Paese: Italia
Produzione: La Fabbrichetta; in collaborazione con Associazione Casa di Vittorio
Distributore: n.d.
Data di uscita: n.d.
Formato di ripresa: DV Cam e Super 8mm
Formato di proiezione: Betacam SP e DVD, colore e bianco/nero
Ufficio Stampa: Ines Vasiljevic
Titolo originale: Indesiderabili
Altri titoli: Rivoluzionarie Professionali - Indesirables

Recensioni di :
- Chiara Cremaschi racconta le donne "indesiderabili" del campo di prigionia di Rieucros in Francia

Sinossi: Rieucros è un piccolo paese del sud della Francia, nella regione della Lozere. In applicazione del decreto di legge del 12/11/1938 riguardante gli stranieri, diventa la sede del primo campo di internamento in Francia. Immediatamente vi vengono portati uomini classificati come “Indesirables”: sono esuli politici stranieri ed ebrei tedeschi anti-nazisti. Alla fine della guerra di Spagna arrivano anche i "Brigadistes", sono i rifugiati repubblicani. Nell’ottobre 1939 Rieucros diventa un campo femminile. Gli uomini vengono mandati al campo di Vernet, il più repressivo dei campi francesi. Il primo giro di arresti fa arrivare a Rieucros una maggioranza di emigrate tedesche- arrestate a Parigi dopo la dichiarazione di guerra- per la maggior parte appartenenti al Partito Comunista.
Nell’inverno 1939-40 sono internate donne di 25 nazionalità, tutte considerate “Suspectes”, cioè “responsabili della crisi economica, sociale e politica attraversata dalla Francia”.
Al campo le donne patiscono fame, freddo e vivono in condizioni igieniche deplorevoli. Ma non viene mai praticata la tortura né l’omicidio sistematico. Il governo ci tiene a differenziarsi da un campo di concentramento nazista.
Durante la giornata, le donne lavorano alla realizzazione di accessori: utilizzano la rafia per confezionare borse, cinture, sandali, e lavorano il legno per creare bottoni, venduti poi da un commerciante di Mende. Il tempo libero lo utilizzano organizzando tra loro dei corsi, soprattutto di lingua. Baldina Di Vittorio al campo impara inglese e tedesco, Giulietta Fibbi perfeziona il suo italiano, altre imparano spagnolo, russo, Teresa Noce insegna anche storia politica e del partito comunista.
Durante le feste le prigioniere inventano poesie, canzoni, sketches. Organizzano uno spettacolo teatrale: "Blanche-Neige à Rieucros", parodia della collaborazione francotedesca; e durante la festa della mamma nel 1941 viene cantata una ninna nanna in tutte le lingue presenti al campo. La festa si trasforma in una manifestazione politica in cui si grida: “Liberate le mamme!”
Oggi, se chiedi la strada per arrivare a Rieucros, ti rispondono: “A parte una stele, non c’è niente da vedere”. E infatti non c’è più nulla, solo una stele con la scritta: “Qui vissero nel 1939-1942 in un campo di concentramento delle donne antifasciste rifugiate nella nostra terra. Tra loro le tedesche e le Polacche furono deportate ad Auschwitz da cui non sono mai più tornate. Onore alla loro memoria.”
Baldina Di Vittorio e Giulietta Fibbi nel campo di Rieucros hanno compiuto 20 anni. Sono arrivate al campo perché ritenute “Sospette”, entrambe provenivano da famiglie di esuli italiani antifascisti e si sospettava collaborassero in prima persona con gruppi di matrice comunista. Al campo hanno condiviso il quotidiano con altre donne, il freddo, la fame e la voglia di restare lucide e vive, studiando, confrontandosi.
Il filo conduttore è la voce recitata del testo di Teresa Noce, il libro autobiografico “Rivoluzionaria Professionale”, in cui dedica un lungo capitolo alla sua detenzione a Rieucros.

Sito Web: http://

Ambientazione: Rieucros (Francia)

Periodo delle riprese: Primavera 2008 - Primavera 2009

Budget: 40.000 euro

"Indesiderabili" è stato sostenuto da:
CGIL
Comune di Cerignola
Regione Puglia (Assessorato al Mediterraneo e alle Attività Culturali)
Progetto "Casa Di Vittorio"


Libro sul film "Indesiderabili":
"Rivoluzionaria Professionale"
di Teresa Noce, 450 pp, Editrice Aurora (2003) - Prima edizione La Pietra (1974), 1974
Rivoluzionaria Professionale è l’autobiografia di una comunista esemplare, Teresa Noce (Estella), la cui vita attraversa come un filo conduttore i più importanti eventi del secolo, dai memorabili scioperi degli anni ‘20 nella Torino operaia, alla durissima esperienza di madre braccata nella clandestinità, dalla partecipazione alla guerra di Spagna, alla resistenza antifascista in Francia, dall’inferno del campo di sterminio di Ravensbruck ai giorni esaltanti della liberazione, fino all’impegno di dirigente di uno dei sindacati più difficili, quello delle lavoratrici tessili, dentro il quale ha lasciato un’impronta indelebile.
La storia di Estella offre una chiave di lettura originale del ruolo svolto dalle donne comuniste che, nel secolo 20°, in condizioni storiche molto diverse, hanno saputo lottare strenuamente, non come soggetto femminista autonomo, ma come componente a pieno titolo del movimento operaio riuscendo così ad estendere i propri spazi di emancipazione e di liberazione in simultanea con l’avanzare di tutto lo schieramento di classe. La sua esperienza offre parecchi spunti di riflessione ai gruppi di impegno femminista che oggi si interrogano su come superare il declino e l’isolamento.
Estella è stato un personaggio eccezionale della storia, del pensiero e della pratica femminile e femminista che ha abbracciato 60 anni di storia del 900. Una storia complessa e contraddittoria, a volte, con grandi conquiste, momenti alti e passi indietro. Ma comunque indispensabile perché le donne potessero finalmente uscire da quel circolo vizioso di oppressione e passività che le ha inchiodate per secoli ad un ruolo subalterno, per trovare la coscienza di sé, divenire un soggetto dotato di propri valori e conquistare nuovi diritti.

prezzo di copertina: 15,00


Note:
"..mais il est de ces étrangers qui, en raison de leurs antécédents Judiciaires ou de leur activité dangereuse pour la sécurité nationale, ne peuvent, sans péril pour l’ordre public, jouir de cette liberté encore trop grande que leur conserve l’assignation à résidence. Aussi est-il apparu indispensable de diriger cette catégorie d’étrangers vers des centres spéciaux où elle fera l’objet de la surveillance permanente que justifient leurs infranctions répétées aux règles de l’hospitalité".
Décret loi du 12 novembre 1938
Questo decreto di legge segna la vita di molte donne in Francia. Molte donne che in Francia erano nate, ma anche molte che in Francia si erano rifugiate, fuggendo dai fascismi dei loro paesi d’origine: Italia, Spagna, Germania, Austria, Polonia, Cecoslovacchia, Portogallo…
Quel decreto ha dato origine ad una vicenda ignorata e, ancora oggi, dimenticata all’interno dell’immensa tragedia della 2° Guerra Mondiale. Molte donne, infatti, a partire dal 1939 furono deportate e confinate a Rieucros, un piccolo paese del sud della Francia, nella regione della Lozere. Lì sorgeva la sede del primo campo di internamento francese. Un campo di internamento è molto diverso da un campo di concentramento: non ci sono lavori forzati, torture, omicidi..alle persone rinchiuse vengono tolte però libertà e diritti.
Questo lavoro muove quindi dal desiderio di raccontare le donne dimenticate e “indesiderabili” di Rieucros. Avevano vent’anni, trenta, quaranta, ottanta. Avevano dei bambini piccoli. Il lavoro vuole essere un omaggio alla loro resistenza quotidiana.
Proprio per questo motivo si comincia la nostra storia aprendo cassettoni di archivi, incontrando anziane signore che mostrano fotografie e documenti, andando nella valle dove negli anni ’40 del secolo scorso si trovava il campo di internamento di Rieucros per mostrare che ora là non c’è più nulla, ma che qualcosa ha continuato a resistere nel tempo, fino ad oggi.
Hanno potuto raccontarlo le due italiane ancora in vita, Baldina Di Vittorio e Giulietta Fibbi, che all’epoca avevano 20 anni, la francese Pauline Talens Perì, che ne aveva solo 3 anni, e la ceca Lenka Reirenova.
Le altre voci sono quelle che arrivano dai diari e dalle lettere delle prigioniere, e soprattutto dall’autobiografia di un’importante attivista politica italiana, Teresa Noce, che nel suo libro “Rivoluzionaria Professionale”, ha raccontato la situazione a Parigi nel 1939, gli arresti dei compagni e soprattutto del viaggio fino a quella regione sperduta, la Lozére, nel campo di detenzione, dove vennero mandate tutte le donne considerate “indesiderabili” per lo stato francese: ladre, prostitute, trafficanti di droga, politiche.
Il tempo è scandito dalle stesse cose, uguali, tutti i giorni, e questo rende le donne apatiche, nervose, si ammalano in numero sempre maggiore. Ma con l’arrivo delle politiche più esperte, tra cui Teresa Noce, la situazione di promiscuità a cui queste donne erano costrette, che toglieva loro possibilità di intimità e riservatezza, viene trasformato in una grande risorsa.
Teresa Noce sottolinea infatti come per le politiche fosse intollerabile vivere ogni giorno lasciandosi scappare il tempo, subendo o creando piccoli screzi dati soprattutto dalla noia e dalla vicinanza, e racconta della proposta fatta a tutte di prendere in mano quel tempo che è loro concesso, e invece di farsene schiacciare, di adoprarlo per loro stesse: studiando, creando.
La proposta viene accolta e la vita al campo cambia, le donne organizzano per loro corsi di lingua e storia politica, costruiscono bottoni e abiti, scolarizzano i bambini, scrivono, disegnano, allestiscono spettacoli teatrali…
A noi sono arrivate poesie, diari, le fotografie di Ursula Katzeinstein e di Pauline Tourinya, i disegni bellissimi di Dora Schaul, Sylta Busse, Flora Sussmann, persino il diario di un ragazzino che al campo aveva nove anni “Tanguy”.
Queste donne diventano solidali tra di loro, perché fanno delle cose insieme e quindi dividono anche quello che hanno. All’arrivo dei pacchi dono dei familiari o della Croce Rossa, viene fatto un lavoro meticoloso di divisione e distribuzione, in modo che tutte abbiano quello di cui davvero necessitano.
Ma è una breve stagione, già con l’inverno freddo e duro di Mende, le donne sono costrette nelle loro baracche, è tutto più difficile. E poi, fuori da lì, la guerra continua, e il campo passa in mano ai tedeschi.
Quando arriva la notizia del passaggio di giurisdizione, il campo va in subbuglio. Questa volta sono le non politiche a reagire più decisamente, organizzando uno sciopero della fame che non ottiene altro che la solidarietà delle politiche.
Infatti l’unica soluzione possibile per sopravvivere è cercare di lasciare il campo prima che arrivino le truppe tedesche. Qualcuna ce la fa, con una Visa per il Messico o gli Stati Uniti o la Russia, qualcun’altra si fa rimpatriare sapendo a cosa andrà incontro, qualcun’altra ancora sarà costretta ad aspettare l’arrivo dei tedeschi e sarà mandata in uno dei loro campi di concentramento.
Nella vita di tutte, il campo di Rieucros rimane indietro, un piccolo momento.


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