SPECIALE DAVID DI DONATELLO 2025 - I dimenticati
dei David, curiosità e conclusioni
Ancora troppo poco conosciuti dal grande pubblico, diversamente dagli Oscar, i
David di Donatello costituiscono comunque un traguardo per tanti autori, attori, artisti, produttori… Vedere il proprio film candidato anche solo per una categoria secondaria può mettere in luce l’intera opera e i suoi artefici. Venirne esclusi può invece rappresentare un vero fallimento. Il resoconto delle votazioni dell’Accademia nelle ultime tre edizioni ci riserva sorprese e curiosità.
Quest’anno, la prima è senza dubbio l’assenza dalle candidature di due bei film. "
L’abbaglio" di Andò era stato uno dei tre titoli selezionati in tutte le categorie delle shortlist; si è tuttavia piazzato mediamente alla 10° posizione, lontano dalle nomination. "
Diamanti", l’opera corale di Ozpetek, è andata un po’ meglio ma ha paradossalmente pagato la qualità del suo cast femminile: come attrici protagoniste, Jasmine Trinca e Luisa Ranieri sono arrivate rispettivamente 6° e 7° e come non protagoniste Mara Venier e Vanessa Scalera 6° e 8°. Più sorprendente ancora, "
Another end", secondo film di Piero Messina in concorso a Berlino, è arrivato 2° per gli effetti speciali visivi ma, in virtù del regolamento, non è apparso fra le nomination perché i due autori di questi effetti erano gli stessi del primo classificato, "
Parthenope"... e quindi, fuori dai giochi.
Le candidature multiple degli attori hanno danneggiato anche "
Berlinguer - La grande ambizione" fra gli attori non protagonisti: Paolo Pierobon (6°), Giorgio Tirabassi (12°) e Paolo Calabresi (13°); l’anno scorso, per "
Rapito", di nuovo Pierobon e Fausto Russo Alesi, 6° a pari merito e per "
Adagio", come attori protagonisti, si sono fatti concorrenza Tony Servillo (7°) e Pierfrancesco Favino (9°). A volte la rivalità in casa è intervenuta nella fase finale delle cinquine degli attori: Alessandro Borghi (4°) e Luca Marinelli (5°) per "
Le otto montagne"; Giorgio Colangeli (4°) e Vinicio Marchionni (5°) per "
C’è ancora domani"… Mentre per quest’ultimo film Emanuela Fanelli è riuscita a vincere la statuetta nonostante la presenza di Romana Maggiora Vergano, così come Valeria Bruni Tedeschi nonostante Jasmine Trinca per "
L’Arte della gioia".
Alcuni film sono stati particolarmente sfortunati piazzandosi ad un passo dalle candidature: "
La stranezza" per gli effetti speciali arrivato sesto ad un solo voto dal quinto così come "
L’ultima notte di amore" e "
Parthenope" per la sceneggiatura originale. Ma nell’insieme le avversità sono state abbastanza condivise. Tranne per "
Siccità", arrivato 4 volte ad un soffio dalle nomination fra cui categorie importanti (film, regia…). Invece, fra i candidati delle cinquine in questi ultimi tre anni, è stato "
La stranezza "il più sfortunato, arrivato 5 volte secondo, fra cui per solo 8 voti come miglior film. Nel 2024, è toccato a "
L’ultima notte di Amore" e quest’anno, "
Berlinguer" e "
L’arte della gioia", tutti con 4 secondi posti. Fra le singole categorie, il suono per "
Gloria!" e l’acconciatura per "
La stranezza" si sono piazzati secondi a soli 4 voti dalla statuetta! All’opposto, la pellicola che ha vinto con il maggiore numero di voti rispetto ai suoi contendenti è stato "
Io capitano", in particolare per la regia, con 384 voti sul secondo.
Ultime curiosità, Elio Germano ("Il signore delle formiche", "Palazzina Laf", "Berlinguer") e Barbara Ronchi ("Settembre," "Rapito", "Familia") sono gli unici attori ad essere stati candidati in ogni edizione di questi ultimi tre anni; Tecla Insolia, l’unica ad esserlo stata sia come protagonista che non protagonista nella stessa edizione (vincitrice per l’Arte della gioia, seconda per Familia). Infine, "
Le déluge" ha vinto tutte e quattro le categorie per le quali era stato nominato così come "
Settembre" (2 su 2) mentre sono ripartite a mani vuote opere diversissime: "
Parthenope" (15 candidature), "
La chimera" (13), "
Il signore delle formiche" (11), "
Comandante" (9), "
Il sol dell’avvenire" (7).
Esclusi dai David, molti titoli hanno avuto una scarsa visibilità. L’esordio di Simone Massi ("
Invelle"), punto d’arrivo di una carriera, porta il cinema d’animazione a livelli altissimi. Altri esordi notevoli sono legati alla spiritualità. "
La santa piccola" di Silvia Brunelli, ambientato a Napoli, viaggia fra la sensualità dei corpi da una parte, misticismo e superstizione dall’altra. Nel casolare di "
Amen" Andrea Baroni mette in scena una famiglia di integralisti mortiferi alle prese con tre figlie in pieno risveglio della sessualità. Nell'entroterra siciliano di "
La bocca dell'anima", Giuseppe Carleo ci offre il percorso di un giovane uomo tornato dalla guerra che scopre di avere poteri magici. Questi ultimi due film dimostrano padronanza di mezzi e cura formale eccezionali.
Altri due esordi di donne ci regalano bellissimi processi di emancipazione femminile nonostante i pregiudizi in un contesto meridionale rurale. "
Primadonna" (Marta Savina) narra il caso della prima donna a ribellarsi contro il matrimonio riparatore. "
Il mio posto è qui" (Daniela Porto dal suo romanzo, coregia di Cristiano Bortone) segue l’accesso all’indipendenza grazie al lavoro di una donna promessa in sposa. Altri ritratti di donne fuori dagli schemi hanno illuminato questi ultimi tre anni. Innanzitutto la disperata voglia di riscatto di una donna separata dalla figlia in "
L’invenzione della neve" di Vittorio Moroni. La combattente Anna (Marco Amenta) che, in Sardegna, lotta per conservare la propria terra. La resilienza di due giovani donne in "
L’anima in pace" di Ciro Formisano e "
Una madre" di Stefano Chiantini, che si barcamenano per sopravvivere nonostante le loro madri borderline.
Ciro De Caro, entrato nelle nomination per "
Giulia" grazie alla sua attrice Rosa Palasciano, meritava di più per l’ultimo "
Taxi Monamour". Così come l’esordio di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman, "
Californie", più di "
Vittoria" (candidato per la produzione). Da segnalare anche due ottime opere on the road: in bici nello struggente "
Anywhere anytime" di Milad Tangshir che non ha molto da invidiare all’omologo francese "
Storia di Souleymane" (Boris Lojkine), vincitore di ben 4 César; in macchina nell’adrenalinico "
Non riattaccare" di Manfredo Lucibello con una strepitosa Barbara Ronchi più convincente di Vincent Lindon in "
Le choix" (Gilles Bourdos).
Alcune riflessioni prima di chiudere questo Speciale sui
David di Donatello. La selezione dei documentari potrebbe essere aumentata a 20 opere (15 sono decisamente poche riguardo alle 150 mediamente iscritte). Per aiutare gli esordienti di film indipendenti che non offrono nomi conosciuti, una commissione potrebbe, come per i documentari, proporre una preselezione di 20 opere. Si uniformerebbe così tutte le shortlist a 20 titoli: le 8 tecniche attuali più le due di film, esordi e documentari. Inoltre si potrebbero rendere ufficiali i premi della categoria dedicata ai giovani attori rivelazioni. Infine sarebbe auspicabile anticipare le votazioni, per permettere ai film messi in luce dai David di sperare in una seconda uscita in sala, come si usa fare per quelli premiati agli Oscar.
PRIMA PARTE DELLO SPECIALE: Le novità, le sorprese
SECONDA PARTE DELLO SPECIALE: Le donne alla ribalta dei David
TERZA PARTE DELLO SPECIALE: Il battaglione degli esordienti, questi sconosciuti
QUARTE PARTE DELLO SPECIALE: I generi: un’offerta molto più variegata11/06/2025, 11:58
Alain Bichon