Anne Riitta Ciccone (fonte foto Officine Artistiche)
Co-sceneggiato e diretto da
Anne Riitta Ciccone, uscirà in sala il 16 novembre in 3D. Un film che ha avuto un lunga lavorazione di 7 anni, dall'idea alla realizzazione, che porta un contenuto nuovo per il cinema italiano sia per il soggetto che per la scelta del 3D.
Anne Ritta Ciccone racconta il percorso che l'ha portata a scegliere il 3D
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David Bush è stato la causa di tutto questo - dice la regista - nel 2009 mi ha coinvolto in un seminario sul 3D e mi sono appassionata, avendo io questa mia personale ricerca dell'immagine perfetta, l'idea di ricostruire un palcoscenico virtuale con questo tipo di 3D, che io amo, quello inscatolato, non tanto quello in cui le cose escono fuori dallo schermo. Dopo questo seminario con David, sono impazzita, mi è piaciuto tantissimo, avevo già scritto il soggetto di “I'm – Infinita come lo spazio” e ho pensato fosse perfetto. Dovevo entrare nel cervello di questa ragazza, nel suo inconscio, quale cosa migliore se non costruire questa cosa in 3D?”
Come sei riuscita a fartelo produrre?
“La cosa più complicata quando mi interfacciavo con gli eventuali finanziatori e co-produttori era spiegare questo 3D, perché all'epoca non erano ancora usciti “Pina” di Wim Wenders e “Hugo Cabret”, così sette anni fa feci un cortometraggio che era propedeutico al film, con mia nipote che interpretava Jessica. Abbiamo portato il progetto e il corto in Rai Cinema ed è stata il più grande sostegno di questo film.”
Uscirà anche un libro in concomitanza con il film. Cosa è nato prima?
“Il romanzo è uno spin off del film stesso. Io ho questa mia “malattia”: quando scrivo una sceneggiatura, mi devo scrivere un trattamento tutto mio che non faccio vedere a nessuno, in cui di ogni personaggio, anche chi dice solo “ciao”, c'è scritto chi era da bambino, chi erano i suoi genitori, e così via. Mi diverte l'idea di dargli un background, così ho più facilità anche a lavorarci con l'attore. In questo caso mi è sfuggita un po' la mano e quando ho finito questo romanzo ce lo siamo letto un po' tutti e abbiamo deciso di farlo uscire contemporaneamente al film, altrimenti c'era lo spoilerone.”
Come è stato lavorare con Barbara Bobulova e Guglielmo Scilla, in arte Willwoosh sul web.
“Lei è stata di una disponibilità pazzesca. Perché, aldilà del fatto che con il costumista l'abbiamo completamente rivoluzionata e abbiamo fatto questa specie di Nikita, è stata bravissima perché ha cantato lei e ha recitato in inglese senza problemi.
Guglielmo Scilla invece è nato praticamente con il progetto perché mi era stato proposto nel 2012 e lui aveva subito accettato con passione. Io sono fissata con il lavoro attoriale e ho un po' di remore sul non professionista, a meno che non abbia 8 anni, e inizialmente non ero convinta. Il personaggio parla poco ma anche per una posa io voglio un attore bravo. Allo stesso tempo però mi pregio della presunzione di capire subito se c'è ciccia che posso lavorare e plasmare. Quando ci siamo incontrati è scattato qualcosa. Lui è veramente molto intelligente e si adatta alle situazioni, quindi abbiamo fatto un lavoro insieme molto bello intorno a questo personaggio. È stato un lavoro complesso, oltretutto lui è cresciuto nel corso degli anni e doveva interpretare un 17enne ma per fortuna non era invecchiato di un giorno quando lo abbiamo rivisto.”
Elisa Pulcini