Fondazione Fare Cinema
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Torino Film Festival 2007: report 25 Novembre 2007


Giornata dedicata alla sezione “Italiana.Doc” alla 25. Edizione del Torino Film Feestival. Applausi per "Vjesh/Canto" di Rossella Schillaci e “Vogliamo Anche le Rose” di Alina Marazzi. Colpisce la storia dell'eco-camorra di "Biůtiful Cauntri" di Esmeralda Calabria, Andrea D'Ambrosio e Giuseppe Ruggiero.


Torino Film Festival 2007: report 25 Novembre 2007
Rossella Schillaci regista di "Vjesh/Canto" a Torino
Parte con opere di assoluto interesse la prima giornata di “Italiana.Doc”, la selezione del Torino Film Feestival dedicata a documentari in concorso e fuori concorso. Accanto a "Talsi - Confini d’Europa #4" di Corso Salani (n.d.r. leggi commento nel Forum) e "Biůtiful Cauntri" (n.d.r. leggi commento nel Forum) si sono viste anche due opere fuori competizione che hanno strappato gli applausi del pubblico presente al Greenwich Village. "Il Senso degli Altri" di Marco Bertozzi e "Vjesh/Canto" di Rossella Schillaci rientrano nel lodevole Progetto Alba Suite, finanziato dal governo nel 1999. Si tratta di una seria di nove documentari d’autore sulla cultura delle comunitŕ arbÎreshe in Italia ideata da Salvo Cuccia (che ne č anche direttore artistico), a cura di Eleonora Cordaro. Sono opere coraggiose, che vanno alla ricerca di antiche tradizioni, usi e costumi di una comunitŕ di cui in Italia si sa poco. Veramente poco. Eppure sono emigrati dall’Albania circa cinque secoli fa, all’indomani dell’invasione degli Ottomani, e si sono stabiliti in larga parte nelle zone della Lucania, della Basilicata e della Sicilia, decisi a custodire la loro memoria e le proprie radici. Con l’impronta dei gloriosi documentari etnografici alla Vittorio De Seta (citato esplicitamente da Bertozzi) "Il Senso degli Altri" e "Vjesh/Canto" recuperano un senso alto di una ricerca che attraverso le immagini recupera e fissa, speriamo per tempi ancora molto lunghi, la ricchezza di una tradizione, orale e scritta. Tre minuti d’applausi hanno accolto la regista Rossella Schillaci, presente in sala per discutere con il pubblico del suo film. Sono poi seguiti in serata "Noi Dobbiamo Deciderci" di Felice D’Agostino e Arturo Lavorato e "ABC Colombia" di Enrica Colusso; il primo narra le disavventure dei cittadini di Vibo Valentia e del territorio circostante, costretti a fronteggiare le gravi conseguenze di un’alluvione, quella del luglio 2006, di cui pochi si ricordano. Una dura e impietosa cronaca politica nutrita dalla speranza di risvegliare qualche coscienza non troppo pulita o perlomeno sonnacchiosa. Il secondo, di respiro maggiore, racconta la vita di una piccola comunitŕ rurale colombiana ai piedi della Serra Nevada di Santa Marta. Grande attesa, invece, per Alina Marazzi e il suo “Vogliamo Anche le Rose” (n.d.r. leggi commento nel Forum). Pubblico in fila un’ora prima della proiezione, spettatori in piedi nella sala 1 del Cinema Massimo, qualche protesta da parte di coloro che avevano acquistato il biglietto ma sono rimasti fuori. Un Moretti piuttosto serio e conciso ha presentato il documentario con l’autrice presente in sala. Un collage d’immagini, testimonianze, filmati d’epoca per spiegare il percorso, spesso accidentato, mai facile, dell’emancipazione femminile in Italia tra gli anni Cinquanta e fine anni Settanta. Al termine della proiezione grandi applausi e qualche volto commosso (di donne non piů giovanissime che hanno evidentemente riassaporato un’antica e mai dimenticata atmosfera di rivendicazioni e lotte politiche). Resta da menzionare la proiezione in serata, per pochi intimi a dire il vero (per via del concomitante e piů glamour "Lascia Perdere Johnny" di Fabrizio Bentivoglio al Cinema Ambrosio), di "Morceaux de Conversations avec Jean-Luc Godard", una lunga intervista (125 minuti) di Alain Fleischer a uno dei padri della Nouvelle Vague e dell’intero cinema moderno. Una chiacchierata sullo statuto del cinema contemporaneo, appunti per una mostra sull’archeologia del cinema al Centre Pompidou che poi Godard non riuscirě a realizzare, elucubrazioni, soliloqui criptici, provocazioni intellettuali e politiche, narcisismi, insomma l’inimitabile JLG dal suo eremo svizzero, come da tempo non si vedeva!

26/11/2007

Riccardo Lascialfari