Note di regia di "‘O Rocchetano"
Ho conosciuto Fabienne Agliardi anni fa, e sin da subito mi ha colpito la sua capacità di raccontare il passato senza nostalgia, ma con uno sguardo vivo e autentico sul presente.
Il suo libro Appetricchio è stato il punto di partenza per questo cortometraggio, un viaggio nel cuore dell’Italia dimenticata, nei borghi che si svuotano, nelle case che restano chiuse e nelle storie che rischiano di perdersi.
Con questo film, insieme a Samuele Cavallo, voglio accendere i riflettori su una realtà che tocca molte comunità italiane: lo spopolamento dei borghi.
Petricchio è il simbolo di tutti quei luoghi che si svuotano silenziosamente, dove il tempo sembra essersi fermato e la vita resiste con testardaggine. Ma questa non è solo la storia di un paese che si spegne, è anche il racconto della possibilità di rinascere. Perché finché ci sarà qualcuno a ricordare, a tornare, a raccontare, quei luoghi non saranno mai davvero perduti.
Lo stile del film riflette questa doppia anima: il passato e il presente si intrecciano attraverso il montaggio, la memoria si mescola alla realtà, e i silenzi del borgo diventano parte integrante del racconto. Il dialetto, la musica e i gesti quotidiani sono elementi essenziali per restituire la verità di questo mondo.
Rocchetano è il guardiano ostinato di Petricchio, ma è anche il simbolo di tutti coloro che, in un modo o nell’altro, restano legati alle proprie radici. E Gaia, con il suo viaggio, rappresenta il bisogno di riconnettersi, di riscoprire un’identità che sembrava perduta.
Con questo film, spero di far riflettere su un tema che è tanto culturale quanto sociale: la perdita di comunità, la necessità di riscoprire e valorizzare i nostri borghi. Forse la soluzione non è solo “tornare”, ma trovare un nuovo modo di abitare, di rendere questi luoghi vivi e parte del futuro.
Fabio Longagnani05/05/2025, 17:09