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LO SCHERMO DELL'ARTE - Si è chiusa la dodicesima edizione


LO SCHERMO DELL'ARTE - Si è chiusa la dodicesima edizione
Si è conclusa la XII edizione dello Schermo dell'arte Film Festival, che si è tenuta dal 12 al 17 novembre a Firenze al Cinema La Compagnia, a Palazzo Strozzi e a Palazzo Medici Riccardi. Sei giorni in cui più di 50 ospiti internazionali tra artisti, curatori, registi, produttori, collezionisti e giornalisti hanno partecipato ad un ricco programma di incontri, tavole rotonde e proiezioni. Tra questi gli artisti Jeremy Deller, Luca Vitone, MASBEDO, Flatform, Julian Rosefeldt, Roberto Fassone, Garrett Bradley, Sergio Caballero, Bob Trafford del collettivo Forensic Architecture, i registi Alessandra Galletta, Andrea Bettinetti, Omar Rashid, i curatori Antonia Alampi, Philippe-Alain Michaud, Cristiano Raimondi, Manuel Cirauqui, Monica Carroquino Rodriguez, Barbara Casavecchia, Domenico Quaranta, Eva Fabbris, la produttrice e collezionista Beatrice Bulgari e Mario von Kelterborn della Sammlung von Kelterborn Collection.

L’articolato programma di questa edizione 2019 ha confermato il ruolo della rassegna fiorentina diretta da Silvia Lucchesi quale appuntamento imprescindibile dell’agenda internazionale dell’arte contemporanea dedicato all'indagine e alla promozione delle immagini in movimento. Nella settimana dello Schermo dell’arte, Firenze diventa il luogo dove si riunisce una comunità di professionisti e artisti che ne indagano l’uso, gli sviluppi tecnologici, i contenuti, l’aderenza con i temi dell’attualità, le politiche produttive e distributive, il collezionismo, l’audience.

Un festival fortemente radicato nel territorio che in questi anni ha stimolato la nascita di un nuovo pubblico formato da studenti e giovani artisti grazie alla collaborazione con gli istituti di formazione, l’università, l’accademia, le scuole per stranieri. Un festival che richiama un ampio pubblico attento e sensibile, interessato alle interpretazioni del nostro tempo offerte dagli artisti, e alle modalità in cui l’arte si integra col tessuto sociale.

Accanto al programma delle proiezioni e degli incontri, Lo schermo dell’arte propone ogni anno una mostra dedicata ai lavori della generazione emergente. Prodotta e organizzata in collaborazione con la Fondazione Palazzo Strozzi e curata da Leonardo Bigazzi, VISIO. Moving Images After Post-Internet, appuntamento espositivo del progetto di residenza e formazione VISIO European Programme on Artists’ Moving Images, quest’anno alla sua VIII edizione, è una riflessione sulle trasformazioni dei linguaggi delle moving images e dei loro modelli espositivi a seguito del fenomeno post-internet e sulle eventuali cause di un suo superamento. Riunisce a Palazzo Strozzi (fino al 1° dicembre) le opere dei 12 artisti partecipanti alla residenza: Rebecca Jane Arthur 1984, Gran Bretagna/Belgio, Miguel Azuaga 1988, Spagna/Germania, Patrick Alan Banfield 1984, Gran Bretagna/Germania), Enar de Dios Rodríguez 1986, Spagna/Austria, Eva Giolo 1991, Belgio, Inas Halabi 1988, Palestina/Olanda, Polina Kanis 1985, Russia/Olanda, Adam Kaplan 1987, Israele/Germania, Valentina Knežević 1989, Croazia/Germania, Agnieszka Mastalerz 1991, Polonia/Germania, Jacopo Rinaldi 1988, Italia, Igor Simić 1988, Serbia.

Il VISIO. Young Talent Acquisition Prize è andato a Patrick Alan Banfield, la cui opera Mein Blick (My View) del 2017 è stata acquisita dalla Seven Gravity Collection, collezione privata italiana interamente dedicata alle opere video di artisti contemporanei, con la seguente motivazione: “L’intensità dell’opera da noi scelta si coniuga ad un’urgenza estetica che la tecnologia conferma. Il nostro sguardo sul mondo è probabilmente la cosa più intima, qualcosa che non si può condividere con nessuno. Di qui, la sfida di usare il medium per aprire una finestra sull’intimo, su quello sguardo privato che nessuno oltre noi può sperimentare”, Diego Bergamaschi, Seven Gravity Collection.

Grande successo per l’unica data italiana, la seconda in Europa dopo il debutto a Rotterdam, di No More Reality Whereabouts di Philippe Parreno, con cui si è aperto il Festival mercoledì 13 novembre: sorta di “film di film” che riunisce estratti di opere video dell'artista francese realizzate nel corso di vent’anni, un’opera d'arte totale grazie all'accompagnamento musicale del pianista Mikhail Rudy e alla performance di un Dhalang, maestro del teatro tradizionale delle ombre indonesiano.

Particolare attenzione è stata dedicata in questa edizione alla produzione degli artisti italiani: Luca Vitone ha presentato in anteprima assoluta il suo lungometraggio Romanistan parte dell’omonimo progetto con il quale ha vinto nel 2018 la IV edizione del bando Italian Council, in cui ripercorre a ritroso il tragitto di emigrazione iniziato nell’VIII secolo dal popolo Rom, dall’India nord occidentale all’Europa; il collettivo Flatform con Quello che verrà è solo una promessa, ha affrontato il tema del cambiamento climatico in un’opera girata a Funafuti, nell’arcipelago di Tuvalo, nel sud del Pacifico, sulle conseguenze del riscaldamento dell’oceano; sold out per l’anteprima italiana di Welcome Palermo degli italiani MASBEDO che indaga il rapporto della città siciliana con il cinema, e per i documentari su Letizia Battaglia di Kim Longinotto e su Ettore Spalletti di Alessandra Galletta.

Il pubblico ha affollato anche i vari appuntamenti del programma come il Focus dedicato all’artista britannico Jeremy Deller che ha presentato quattro opere tra cui Putin’s Happy girato a Londra durante alcune recenti manifestazioni dei movimenti pro-Brexit, e la sua conversazione con la curatrice Antonia Alampi sulla sua pratica artistica; la tavola rotonda Collecting Films and Video che ha affrontato il tema delle modalità con cui musei e collezionisti privati costruiscono e conservano le proprie raccolte di video, alla quale hanno partecipato i collezionisti Beatrice Bulgari, fondatrice della casa di produzione In Between Art Film, Mario von Kelternborn della Sammlung von Keleternborn, e il curatore della collezione film del Centre Georges-Pompidou Philippe-Alain Michaud.

Molte le produzioni di artisti internazionali seguite da vivaci Q&A, tra cui quello con Bob Trafford del collettivo inglese Forensic Architecture sul progetto Triple-Chaser dal nome della granata di gas lacrimogeno identificata nelle immagini condivise sul web da attivisti di tutto il mondo attraverso una speciale tecnologia digitale.

Infine, il progetto speciale Lo scherzo dell’arte, realizzato e curato appositamente per questa occasione dagli artisti Roberto Fassone e Kasia Fudakowski ha coinvolto gli spettatori nel Foyer del Cinema La Compagnia con una performance e proiezioni di video sul ruolo dell’umorismo e della comicità nell'arte contemporanea.

20/11/2019, 11:11