"La nostra volontà era quella di mostrare il CERN come luogo in cui migliaia di persone, di diversa nazionalità, età, religione, vivono insieme per anni in armonia: la "città-CERN", la comunità che lì vi è insediata era ciò che ci interessava", spiega
Anna De Manincor, regista insieme al gruppo ZimmerFrei di "
Almost Nothing", documentario presentato a Bologna a Biografilm in anteprima nazionale e in autunno in sala con I Wonder.
È il frutto di quattro anni di lavoro questo "ritratto collettivo" del CERN, nato nel 1954 dalla volontà comune delle nazioni europee di rendere universale, pubblico, comune lo studio e la teoria degli studi scientifici, prima sul nucleare e poi sempre più ad ampio raggio. L'unico luogo, dicono alcuni, in cui l'Europa come unione abbia trovato il suo senso.
"Ci sono due generazioni che vivono là, ci sono persone che lavorano da 25 anni su un progetto e magari non ne vedranno la fine, altre che scopriranno che la teoria su cui si sono applicate per decadi non ha fondamento. Ma là tutto è diverso, il concetto di errore non è negativo, ogni risposta è un passo avanti per tutto il processo".
Un luogo incredibile, il CERN: laboratori a 100 metri sottoterra, tunnel di 27 km per gli esperimenti, magneti lunghi 25 metri... "Nulla ci è stato impedito, ogni cosa che abbiamo chiesto l'abbiamo ottenuta, anche parlare con Fabiola Gianotti, impegnatissima donna a capo del tutto. Abbiamo dovuto aspettare un anno, e ci ha lasciato solo 12 minuti del suo tempo, ma l'abbiamo avuta! Abbiamo studiato molto per prepararci a questo lavoro...".
"Almost nothing" è molto diverso dall'altro documentario girato al CERN negli ultimi tempi, "Il senso della bellezza". "Jalongo ha girato nel nostro stesso periodo e intervistato in parte le stesse persone, ma sono due lavori opposti: lui aveva una sua teoria, quella del senso della bellezza, e interrogava su ciò gli scienziati. Noi avevamo solo voglia di starli ad ascoltare!".
14/06/2018, 23:49
Carlo Griseri