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TRIESTE FILM FESTIVAL 25 - Il cinema dell'Europa centro-orientale


Il programma darà spazio ai tradizionali concorsi internazionali (lungometraggi, cortometraggi, documentari), a eventi speciali, omaggi e incontri.


TRIESTE FILM FESTIVAL 25 - Il cinema dell'Europa centro-orientale
Il Trieste Film Festival, il principale appuntamento italiano con il cinema dell'Europa centro-orientale, giunge all'importante traguardo del quarto di secolo. La rassegna, diretta da Annamaria Percavassi e Fabrizio Grosoli ospiterà anche quest'anno le sue proiezioni al Teatro Miela e alla Sala Tripcovich.

Il programma, come di consueto, darà spazio ai tradizionali concorsi internazionali (lungometraggi, cortometraggi, documentari), a eventi speciali, omaggi e incontri (quelli con il pubblico e la stampa si terranno al Caffè San Marco).

Ad aprire il festival sarà il 17 gennaio alla sala tripcovich in anteprima italiana l'ultimo film di Denis Tanović (cineasta premiato con l'oscar nel 2001 per No Man's Land) dal titolo "EPIZODA U ŽIVOTU BERAČA ŽELJEZA (Un episodio di un raccoglitore di ferro)", una produzione bosniaco, francese, slovena che vede la partecipazione anche di Rai Cinema. Il film è ambientato nella Bosnia-Erzegovina e incentrato sulla storia di una famiglia Rom che vive a Poljice, lontano dai centri urbani. Il padre Nazif recupera metallo da vecchie auto e lo vende a un robivecchi, la madre Senada tiene in ordine la casa, cucina e si prende cura delle due figlie piccole. Un terzo figlio è in arrivo. Quando si sente male, Nazif prende una macchina a prestito e la porta alla clinica più vicina. Senada ha perso il bambino e rischia la setticemia se non viene operata immediatamente, ma non ha l’assicurazione sanitaria… "Epizoda u životu berača željeza" era in concorso all’ultimo Festival di Belino dove ha vinto il Gran premio della giuria e quello per il Miglior attore. “Il film è la ricostruzione di eventi reali e l'intenzione alla base del film è quella di mostrare le discriminazioni che le minoranze devono affrontare in Bosnia ed Erzegovina, in particolare le comunità Rom ... Tutte le scene mi sono state descritte da Nazif e le abbiamo girate così come lui se le ricordava. Non c’è una sceneggiatura. Quasi tutte le persone che compaiono nel film sono quelle che realmente hanno vissuto la vicenda" - ha dichiarto Tanović.

Nucleo centrale del programma rimangono i tre concorsi internazionali che ogni anno fanno il punto sulla produzione più interessante dei paesi di riferimento del festival. E anche quest'anno i premi al Miglior Lungometraggio, al Miglior Cortometraggio e al Miglior Documentario saranno attribuiti dal pubblico.

Nel CONCORSO INTERNAZIONALE LUNGOMETRAGGI (tutti titoli in anteprima italiana) si segnala "CÂND SE LASĂ SEARA PESTE BUCUREȘTI SAU METABOLISM (Quando la sera scende su Bucarest o Metabolismo)", del rumeno Corneliu Porumboiu, in concorso all'ultimo Festival di Locarno, uno sguardo dietro le quinte ispirato, dice Porumboiu, alla vicenda di un amico che anni fa mise tutti i suoi soldi nella realizzazione di un film, e poi si bloccò improvvisamente a metà delle riprese.
Il film ungherese "LE GRAND CAHIER – A NAGY FÜZET" ("Il Grande Quaderno", che uscirà nelle sale a fine aprile per Academy Two) di János Szász, vincitore del concorso lungometraggi all'ultimo Festival di Karlovy Vary, è tratto dall’omonimo romanzo che fa parte della "Trilogia della città" di K. di Ágota Kristóf, “un film di guerra senza guerra”, come lo definisce l'autore, mentre "STYD (Vergogna)" diretto dal russo Jusup Razykov, è ambientato tra i fiordi della penisola di Kola, dove in un piccolo insediamento vivono le famiglie dell’equipaggio di un sottomarino e le guardie di frontiera e dove arriverà una giovane donna appena sposata con un sommergibilista.
"PŁYNĄCE WIEŻOWCE (Grattacieli galleggianti)" di Tomasz Wasilewski, che con il suo primo lungometraggio "W Sypialni" era in concorso lo scorso anno al Trieste Film Festival, racconta una storia d'amore gay (miglior film nella sezione “East of the West” all'ultimo festival di Karlovy Vary) inusuale per il cinema polacco “riluttante” dice Wasilewski “ad affrontare difficili storie contemporanee e il tema dell'amore diverso”.

Il CONCORSO INTERNAZIONALE DOCUMENTARI propone 11 opere in anteprima nazionale, provenienti dalle nazioni che fanno parte delle aree tradizionalmente investigate dal Festival. Tra questi "ČETRDESMIT DIVI (Quarantadue)" della lettone Laila Pakalniņa, dove la regista si sente “una spia mandata a correre la maratona”.
In "JUDGMENT IN HUNGARY (Sentenza in Ungheria)" dell’ungherese Eszter Hajdú, classe 1979, si racconta la storia agghiacciante del processo a 4 membri del gruppo di estrema destra che tra il 2008 e il 2009 portò a termine una serie di aggressioni contro una comunità di Rom (6 persone furono uccise, incluso un bambino di 5 anni).
"MAMA EUROPA (Mamma Europa)" della slovena Petra Seliškar è uno sguardo all'Europa attraverso gli occhi di Terra, una bambina di 6 anni nata nei Balcani, ma cresciuta come cittadina del mondo dal padre di origine cubana e macedone e dalla madre slovena.
In concorso anche un titolo italiano, "THE SPECIAL NEED (The Special Need. L'Amore Secondo Enea)" di Carlo Zoratti (nato a Udine nel 1982), storia di Enea, ragazzo autistico che vuole fare sesso alla “luce del sole”. Dato che l'Italia non offre soluzione legale al suo desiderio, s’imbarca in un viaggio in Europa con gli amici Carlo ed Alex, per risolvere il problema. Distribuito da Tucker Film (uscirà nelle sale italiane il 2 aprile), "The Special Need" ha vinto il Golden Dove al festival di Lipsia.
In "SZERELEM PATAK (Flusso d’amore)" di Ágnes Sós gli abitanti di un villaggio della Transilvania anche se anziani discutono ancora di amore e desiderio, e raccontano con naturalezza i loro pensieri e sogni più intimi alla macchina da presa. "SZTUKA ZNIKANIA (L’arte di scomparire)" di Bartek Konopka (che con il suo documentario "Rabbit" à la Berlin fu nominato agli Oscar) e Piotr Rosołowski è invece la storia sconosciuta di Amon Frémon, un sacerdote haitiano di rito voodoo che negli anni ‘80, invitato da Jerzy Grotowski, visitò la Repubblica Popolare della Polonia. Alla fine Amon decise di celebrare una grande cerimonia voodoo per liberare il popolo polacco dalle forze del male.

Documentario, ma fuori concorso, è PAROLE POVERE (distribuito da Tucker Film), che Francesca Archibugi ha dedicato all'incontro con il friulano Pierluigi Cappello, considerato uno dei maggiori poeti italiani. La collisione tra gli occhi di una regista e le parole di un poeta: lei offre il suo sguardo, lui la sua identità. Archibugi racconta così l’incontro con Cappello: "Mi serve avere un libro di poesia contemporanea sul comodino, perché è il più forte antidoto contro l’ansia e la noia. Mi sono avvicinata a Pierluigi quando è diventato, appunto, il mio compagno di comodino. Non ci conoscevamo, eppure eravamo già intimi…".

Fra i 16 CORTOMETRAGGI selezionati a concorrere al Premio TFF Corti, ci sono l'italiano "ANNA" diretto da Diego Scano e Luca Zambolin con Lucia Mascino protagonista, il polacco "FLORA I FAUNA (Flora e Fauna)" del regista Piotr Litwin (fra i produttori Fabio Grassadonia e Antonio Piazza autori di SALVO) e per la prima volta anche 2 animazioni ("ALERIK" di Vuk Mitevski dalla Macedonia, e "BOLES" di Špela Čadež dalla Slovenia).
Anche quest'anno, si aggiunge inoltre una selezione non competitiva di 15 cortometraggi di animazione provenienti dai paesi dell'Europa centro-orientale, fra i quali segnaliamo il serbo "RABBITLAND (La Terra dei Conigli)" di Ana Nedeljković e Nikola Majdak jr., il ceco "O ŠUNCE (Il Prosciutto)" di Eliška Chytková" (già visto a Cannes - Cinéfondation), gli italiani "BRUNO LIBERO" di Daniel Maculan, Damiano Zanchetta e "CANTARELLA" di Diego Dada.

Alle sezioni competitive si affianca anche quest'anno SORPRESE DI GENERE, seguitissima sezione che allarga lo sguardo verso nuove tendenze "popolari" all'interno della produzione cinematografica dell'Europa Centrale e Orientale, proponendo film che hanno avuto grande riscontro al botteghino nei paesi da cui provengono. Come "BANKLADY (La signora delle banche)" del tedesco Christian Alvart, storia vera di Gisela Werler che nel 1966 fu la prima donna a rapinare una banca in Germania o "SVEĆENIKOVA DJECA (Scherzi da prete)" di Vinko Brešan, il più grande successo al box office nella storia del cinema croato, storia di un giovane sacerdote, che spinto dal desiderio di aumentare il numero delle nascite sull’isola della Dalmazia dove vive, inizia segretamente a bucare tutti i pacchetti di preservativi prima che vengano venduti (sarà nelle sale italiane per Officine Ubu nel prossimo maggio).

Tra gli omaggi che il festival programma quest'anno, di rilievo quello dedicato a SERGEJ PARADŽANOV. Come dice Annamaria Percavassi, “forse su alcune personalità veramente geniali bisognerebbe che un festival avesse la costanza di richiamare l’attenzione più spesso, riproponendo anche in piccole dosi le loro lezioni di libertà creativa, il loro istintivo rifiuto dei canoni e delle regole codificate: li renderebbe, così, più familiari alle generazioni più giovani dei nuovi talenti che oggi si accostano alle arti e che forse di quei geni del passato non solo non conoscono le opere ma neppure l’esistenza o i nomi”. Come Paradžanov, cineasta-pittore, artista visivo, spirito ribelle, nato in Georgia nel 1924. Autore dalla breve ma folgorante filmografia, vissuto in povertà e perseguitato dal regime, a lui il Trieste Film Festival ha dedicato un primo omaggio all’interno della retrospettiva sul cinema ucraino nell'edizione del 1996. Quest’anno (in occasione di due anniversari, il novantesimo dalla sua nascita e il quarantesimo dalla sua prima condanna ai lavori forzati “per traffico di opere d’arte e per omosessualità”) è stato realizzato dal regista armeno Serge Avedikian e dalla regista ucraina Olena Fetisova un biopic, "Paradjanov", che verrà proiettato a Trieste insieme a "SAYAT NOVA (Il colore del melograno)", opera massacrata dalla censura di regime e mai uscita in versione integrale nell’Unione Sovietica, con cui il regista testimonia il suo amore per l’arte e la letteratura armena, trasformando la narrazione di una biografia, quella del più grande poeta armeno, Aruthin Sayadin, in una successione di singole inquadrature di grande impatto formale. Completa l'omaggio il documentario di Levon Grigorjan "VOSPOMINANIJA O “SAYAT NOVE” (Reminiscenze su “Sayat Nova”)" che propone mezzora di immagini inedite del film, ritrovate in un archivio e ritenute perse.

Dopo il debutto al festival nel 2013, tornano gli ITALIAN SCREENINGS, nell'ottica di una continua integrazione tra il festival e “When East Meets West”. WEMW anche quest'anno è totalmente inserito all'interno delle date del Trieste Film Festival (si svolge dal 20 al 22 gennaio all'Hotel Savoia) e offre, aldilà del programma di incontri già previsto, una selezione di film che si rivolge alla platea dei professionisti del settore con apprezzati esempi di produzioni italiane indipendenti inedite per i potenziali distributori internazionali. Titoli di ogni genere e formato, proiettati al Teatro Miela, che quest'anno sono "LA MIA CLASSE" di Daniele Gaglianone con Valerio Mastandrea, "PICCOLA PATRIA" di Alessandro Rossetto, ambientato nel Nordest italiano, "IL TRENO VA A MOSCA" di Federico Ferrone e Michele Manzolini, la fine di un mondo e la fine di un sogno attraverso lo sguardo e i filmati 8mm del barbiere comunista Sauro Ravaglia e "INDEBITO", documentario scritto da Vinicio Capossela e Andrea Segreviandanti nel luogo simbolo della crisi, la Grecia”.

Tra le novità dell'edizione numero 25 del Trieste Film Festival, è presente quest'anno una sezione dal titolo TRIESTE FF ARTHOUSE, realizzata in collaborazione con Sky Arte. Tre titoli, in programma al Miela: “abbiamo creato all'interno della nostra manifestazione una piccola vetrina dove arte e cinema si intrecciano dando vita a nuove forme d'espressione artistica o sottolineando la grandezza ma anche l'umanità di grandi artisti del nostro tempo” dice Nicoletta Romeo, responsabile della programmazione del festival.
"PROJECT: RAK (Progetto cancro)" è incentrato sulla figura di Ulay, pioniere della body art, della performance art e della polaroid art. Nato in Germania nel 1943, vero nome Frank Uwe Laysiepen, è stato a lungo compagno di Marina Abramović: dal 1976 diventano la coppia di “performers and lovers” più famosa della storia dell’arte contemporanea. Ulay, che sarà ospite del Trieste Film Festival, dal 2009 si trasferisce a Lubiana, ed è allora che il regista sloveno Damjan Kozole ("Slovenka") inizia a lavorare al film su di lui, quando a Ulay viene diagnosticato un cancro, e tutto cambia. La macchina da presa lo ha seguito per un anno intero, fino al novembre 2012. Ulay considera la malattia come il suo più grande e importante progetto: da qui il titolo del film.
"MELTING STREET", diretto dalla croata Ivana Hrelja (nata a Pola nel 1978) si basa sulla performance dell'artista triestina Elisa Vladilo. A Pola, nella ricorrenza del 5 maggio, la Vladilo ha creato un’installazione urbana in una strada centrale e numerosi volontari hanno preso parte all'evento. Il breve documentario è la testimonianza della giornata. "SHIRLEY - VISIONS OF REALITY (Shirley – Visioni della realtà)" è invece ispirato all'opera del pittore Edward Hopper. Diretto dal regista austriaco Gustav Deutsch, riunisce sulle musiche di David Sylvian e Christian Fennesz, una serie di scatti dalla vita di un'attrice immaginaria di nome Shirley, che servono a fondere insieme 13 dipinti di Edward Hopper in una sintesi di pittura e cinema, storia politica e storia personale. Ogni tappa della vita professionale e privata di Shirley, dagli anni '30 agli anni '60 ha una data precisa: è sempre il 28 e il 29 agosto di quell'anno, mentre i luoghi variano da Parigi a New York a Cape Cod.

QUALCOSA (DI NUOVO) NELL’ARIA. LE ECCELLENZE DEL CINEMA ‘MADE IN FVG’ NEL 2013.
Una tavola rotonda sul cinema "made in FVG" si svolgerà domenica 19 gennaio al Teatro Miela. L'idea è quella di provare a fare il punto su un anno straordinario in cui produzioni di film di fiction e di documentari girati da cineasti della regione hanno raggiunto risultati di eccellenza, sia di pubblico che di critica. Doveroso citare anzitutto il "caso" "ZORAN IL MIO NIPOTE SCEMO" del goriziano Matteo Oleotto, il cui successo è iniziato alla Mostra del Cinema di Venezia con il Premio del Pubblico all'interno della Settimana della Critica ed è poi proseguito con un tour internazionale di festival (e premi) e un'uscita in sala che ha raccolto risultati eccellenti. A Zoran si aggiungono "TIR" di Alberto Fasulo (Marc'Aurelio d'Oro al Festival di Roma) e il già citato documentario "THE SPECIAL NEED" di Carlo Zoratti, che il Trieste Film Festival presenterà in anteprima italiana. Oltre a sottolineare come in FVG si sia riusciti a fare "sistema", l'incontro - condotto da Gloria De Antoni e Oreste De Fornari insieme a Paolo Di Maira, Paolo Lughi e Luca Mosso - offrirà lo spunto per riflettere su eventuali tematiche comuni e linguaggi affini tra gli autori presenti (Fasulo, Oleotto, Zoratti), coinvolgendo nel dibattito anche altre figure e personalità del cinema locale (produttori, distributori) e sloveno, con cui alcuni di questi film hanno creato importanti co-produzioni internazionali.

Prosegue anche quest'anno la collaborazione con l'Associazione Corso Salani. IL PREMIO CORSO SALANI, giunto alla quarta edizione ed istituito in memoria del cineasta scomparso nel giugno 2010, verrà scelto fra i 5 finalisti: sono "FRASTUONO" di Davide Maldi e Lorenzo Maffucci (regia di Davide Maldi); "STORIE DEL DORMIVEGLIA" di Luca Magi; "LET’S GO" di Antonietta De Lillo e Giovanni Piperno; "NELLO" di Alessandra Locatelli; "VOGLIO DORMIRE CON TE" di Mattia Colombo.
Il Premio è riservato a opere italiane indipendenti e low budget in corso di realizzazione, ed è inteso come contributo al completamento dell’opera vincitrice sia attraverso un servizio di tutoring da parte dell’Associazione sia attraverso un finanziamento pari a 8.000 euro.
Negli anni scorsi i vincitori sono stati "PALAZZO DELLE AQUILE" di Stefano Savona (2011), "MATERIA OSCURA" di Martina Parenti e Massimo D'Anolfi (2012). "ARCTIC SPLEEN" di Piergiorgio Casotti (in anteprima assoluta) e "IL MONDO DI NERMINA" (work in progress) di Vittoria Fiumi, che hanno vinto ex aequo il premio nel 2013, verranno proiettati durante questa edizione del festival insieme ad AISHITERU MY LOVE di Stefano Cattini, un altro dei finalisti dello scorso anno.
I 5 finalisti saranno proposti anche all'attenzione dei professionisti internazionali che partecipano a “When East Meets West”.

Tra i lungometraggi fuori concorso che il festival propone segnaliamo "I KORI (La figlia)" di Thanos Anastopoulos, in anteprima italiana dopo essere passato al Festival di Berlino, co-prodotto dalla triestina Mansarda Production, mentre "RAZREDNI SOVRAŽNIK (Nemico di classe)" dello sloveno Rok Biček (uscirà in sala a settembre con Tucker), film che indaga il rapporto tra un professore di tedesco appena arrivato e i suoi studenti, sempre più teso a causa di un’incolmabile differenza fra i loro modi di intendere la vita, è un buon esempio della nuova generazione di cineasti emersa di recente in Slovenia.

Spazio alla musica nella sezione AI CONFINI DEL SUONO con "ANPLAGD" del serbo Mladen Kovačević e "PRAVI ČLOVEK ZA KAPITALIZEM (L'Uomo Giusto Per il Capitalismo)" di Dušan Moravec, entrambe anteprime italiane. In "ANPLAGD" una detective in pensione e un anziano del paese sono gli ultimi due 'suonatori di foglie'. Entrambi di una certa età, sono tuttavia in grado di 'suonare le foglie' ancora con una certa intensità, mentre un inventore dilettante cerca di decodificare questa oscura arte.
"PRAVI ČLOVEK ZA KAPITALIZEM" è la vita e la storia di Damir Avdić, musicista, poeta e scrittore bosniaco di Tuzla che vive in Slovenia e trasforma i suoi concerti in atti di accusa alla società contemporanea.
Evento speciale di AI CONFINI DEL SUONO è "PUSSY RIOT: A PUNK PRAYER" di Mike Lerner e Maxim Pozdorovkin (anteprima regionale): girato nel corso di 6 mesi il documentario racconta l'incredibile storia di Nadia, Maša e Katia, e della loro preghiera punk che scandalizzerà il potere politico ed ecclesiastico (I Wonder Pictures).

COME RACCONTARE IL REALE (E VINCERE UN LEONE D'ORO), lunedì 20 gennaio, alle ore 16, al Teatro Miela masterclass di Gianfranco Rosi, autore di "SACRO GRA". Il più inatteso fra i vincitori del festival di Venezia sarà a Trieste per spiegarci perché il cinema documentario sta conquistando il pubblico italiano.

Tra gli eventi speciali GRANDI MAESTRI E TRIESTE: da "DOC PORTRAIT: FRANCO GIRALDI" (work in progress) di Luciano De Giusti a LINO MICCICHÈ, MIO PADRE. UNA VISIONE DEL MONDO del figlio Francesco Miccichè, fino all'omaggio ad Alberto Farassino con "PAYS BARBARE" di Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi e con "OMAGGIO AD ALBERTO", il montaggio realizzato da Tatti Sanguineti di materiali tratti da un film in super8 girato da Gianikian nel 1979, da una puntata de "Il club" dedicata a Mario Camerini e andata in onda su Cineclassic nel 1999, e fotografie di Fulvia Farassino.

Altro evento speciale 1914-2014 I CENTO ANNI DELLA GRANDE GUERRA: Domenica 19 alle 10:45 in sala Tripcovich sarà proiettato il film di Mario Monicelli, "La Grande Guerra" e a seguire un brunch cinematografico presso il bar della sala. Alle 15 verrà proiettato il film di Gloria De Antoni "I SENTIERI DELLA GLORIA (In viaggio con Mario Monicelli sui luoghi della grande guerra)". Per tutta la durata del festival, sempre in sala Tripcovich sarà allestita la mostra I Sentieri della Gloria, realizzata dalla cineteca del Friuli; una esposizine di una quindicina di immagini scattate sul set del "La Grande guerra", e altrettante foto fatte nel 2004 durante le riprese del documentario di Gloria De Antoni.

Il film di CHIUSURA del Trieste Film Festival sarà "WAŁESA, MAN OF HOPE", diretto dal celebre regista polacco Andrzej Wajda (premiato con un Oscar e un Orso d'Oro alla carriera), ispirato alla vita del premio Nobel Lech Wałesa e visto all'ultima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. L'operaio Walesa, fondatore di Solidarność, fu il primo presidente scelto in elezioni libere, ed è l'uomo che ha preparato il terreno al più grande riassetto dell'ordine politico mondiale del secolo scorso. Il biopic (nel cast anche l'italiana Maria Rosaria Omaggio nei panni di Oriana Fallaci, che intervistò Wałesa nel suo appartamento di Danzica) rievoca la metamorfosi del protagonista da semplice operaio a leader di un sindacato di milioni di connazionali, controverso e carismatico. Wałesa uscirà nelle sale italiane ad aprile, distribuito da Nomad Film.

ZONE DI CINEMA, nata come una vetrina dedicata alle produzioni realizzate nella regione Friuli Venezia Giulia, con il tempo si è trasformata, seguendo gli autori nei loro viaggi professionali in Italia e all’estero, registrandone i successi, le evoluzioni artistiche, i mutamenti di percorso, e confrontandosi con le nuove realtà produttive di una regione che del proprio “sistema cinema” ha fatto un vero e proprio baluardo (la conservazione dei materiali audiovisivi grazie alla Cineteca del Friuli; le numerose società di produzione sorte negli anni in tutto il territorio; una società di distribuzione, la Tucker, impegnata nella distribuzione dei film prodotti anche in zona; una neo-società di vendite estere, la SlingShot Films, e infine una consolidata rete di festival cinematografici unica nella sua offerta e nella sua varietà).
Zone di Cinema” quest’anno si allontana dallo spazio omogeneo e ben definito di una sezione a sé stante a cui eravamo abituati, si espande e si colloca trasversalmente in altre sezioni, diventando quasi un timbro di qualità, un bollino 'doc' che ne definisce l’origine ma che non ne delimita le potenzialità. Tra i vari titoli che abbiamo voluto segnalare "The Special Need" nel concorso documentari, una storia nata in regione ma che prosegue in Germania seguendo Enea, il protagonista disabile alla ricerca di una sessualità mai vissuta ma desiderata; il cortometraggio "Melting Street" di Ivana Hrelja sulla performance collettiva dell’artista Elisa Vladilo nella vicina Pola (nella neo-sezione dedicata al cinema che si avvicina al mondo dell’arte in tutte le sue forme); un ritratto curioso del regista Franco Giraldi, frutto di un lavoro ventennale del professor Luciano De Giusti (nell'omaggio ai grandi maestri), e infine il documentario fuori concorso "Parole povere" di Francesca Archibugi, prodotto da due società friulane, sul poeta contemporaneo Pierluigi Cappello. Film di durate, generi e linguaggi diversi a testimonianza di una realtà cinematografica e artistica eterogenea e proteiforme quale quella del Friuli Venezia Giulia.

11/01/2014, 18:58