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RICCARDO DELLA RAGIONE, con "L'Erede" un
grande risultato di collaborazione


Il compositore reduce dalla realizzazione della colonna sonora di "L'Erede" racconta il percorso per arrivare a chiudere le musiche del film. Arpa e flauto per un'atmosfera chiusa e fiabesca.


RICCARDO DELLA RAGIONE, con
Riccardo Della Ragione
Come hai deciso di scrivere la musica di "L'Erede"?

"L’incontro con Michael Zampino è avvenuto alla fine del novembre 2009, aveva appena finito di girare il film ed era alla ricerca del musicista che meglio potesse interpretare l’emozione che "L’Erede" doveva trasmettere. Il fascino del thriller e la bella sceneggiatura scritta da Michael Zampino e Ugo Chiti hanno sicuramente stimolato il mio interesse e il desiderio di fare le musiche per un film di genere come questo. Dopo aver ascoltato qualcosa dei miei provini ci siamo messi subito al lavoro. Insieme al regista abbiamo cercato di scoprire “lo spirito” del film. Volevamo evitare i luoghi comuni, le partiture ridondanti, “angoscianti” o “cupe” che spesso imperversano nei thriller".

E' un film diverso dai canoni italiani, già questo è un pregio.

"Essere diversi e/o originali è sicuramente un pregio, in questo caso devo dire che la mano del regista è meno influenzata da alcune brutte abitudini che abbiamo in Italia. Ho notato molta serietà anche nel produttore Frederic Ollier; la Panoramic Film non si è mai tirata indietro nell’investimento per raggiungere una buona qualità tecnica e artistica.
Grazie a queste possibilità il film ha un suono eccellente, cosa difficile da ottenere in un film indipendente Italiano. Chiunque ha avuto l’opportunità di vedere il film con un impianto Dolby Surround ben tarato, ha espresso grandi apprezzamenti".

L'atmosfera del film è molto limitata nello spazio, come hai lavorato con la musica per rendere quest'atmosfera o per alleggerirla?

"Ho cercato di creare nello spettatore un sentimento di stranezza e di curiosità. Abbiamo lavorato molto nei dettagli con il montatore Fabio Nunziata, con il suo aiuto Davide Vizzini e con il sound designer Benni Atria, per amalgamare meglio possibile la musica agli effetti sonori, soprattutto ai rumori che uscivano dalla strana villa dell’erede ai piedi dei Monti Sibillini.
Volevamo dare un suono alla casa, alle vibrazioni che sono rimaste come un riverbero all’interno della casa da chi ci ha vissuto in precedenza.
Questa ricerca mi ha dato modo di mettere in pratica gli studi che avevo fatto con il Maestro Pierre Sauvageot sul suono e sui “rumori musicali”. Infatti la tensione viene creata da un ambientazione sonora che fonde i rumori di scena con delle melodie nascoste e con i suoni creati dai percussionisti.
Ho lavorato anche a livello frequenziale, sfruttando la conoscenza delle onde sonore a livello fisico ed emotivo, la sensazione emotiva viene accompagnata dalla stimolazione fisica del suono che è percettibile dallo spettatore grazie al Dolby Surround. Questo è il motivo per cui gran parte della colonna sonora è stata composta pensandola già in 5.1 nel momento in cui veniva scritta la partitura.
Abbiamo anche alleggerito molto l’atmosfera con l’umorismo e con il grottesco che affiora per esempio, nel brano “It’s time to dance”. Questa è una canzone Dance Music anni 70 che il padre dell’erede aveva insieme ad altri vecchi dischi in questa casa di campagna. In realtà è stata composta e cantata apposta per il film (negli anni 70 non esisteva questa canzone) il nostro obbiettivo era far si che il brano risultasse credibile".

Come ti sei trovato con Michael Zampino?

"All’inizio sapendo che dovevo lavorare con un regista di origine francese mi ero preoccupato; avere un intesa comunicativa è fondamentale, sia per il regista che per il compositore. Poi ci siamo capiti molto bene, grazie anche al fatto che Michael ha seguito da vicino il mio lavoro.
Mi ha dato molta soddisfazione e in alcuni momenti è venuto anche in studio di registrazione con me per capire bene la direzione che stavo dando al suono del film".

Che significa lavorare per te nel cinema indipendente?

"Beh… significa lavorare con chi ha una grande passione per il cinema; produzioni piccole che con grande sforzo cercano di portare a casa dei risultati soddisfacenti. Nella maggioranza dei casi queste soddisfazioni riguardano più la sfera artistica che quella economica…"


Non credi si debba parlare più del film che del budget, come molti fanno in Italia?

"Purtroppo l’argomento economico la sta facendo da padrone in tutte le attività, anche in quelle artistiche come il cinema.
Io sono il primo che non vuole subordinare il lavoro artistico alla sfera economica, tant’è che ogni volta metto in campo molte più energie rispetto al cachet... Concordo quindi sul fatto che questo argomento non deve essere il focus della valutazione finale, se si è deciso di fare una cosa con un budget limitato ce ne prendiamo tutta la responsabilità".

Progetti futuri?

"Riuscire a fare un film con un grosso budget..."

Azzeccare il tema giusto della musica del film è sempre una sfida, in questo caso?

"Per il tema del film Michael mi aveva lasciato carta bianca, l’unica indicazione della regia era quella strumentale, l’ideale era che il tema del film fosse fatto da un’arpa e da un flauto.
Cercavamo una lettura a più livelli, una dimensione legata ad una atmosfera fiabesca che crea inquietudine.
Dopo varie prove fatte alla chitarra classica e al pianoforte, ho composto 3 diverse versioni: la prima era quella più classica, un movimento in 3/4 con l’armonia fatta dall’arpa ed il flauto che si intreccia in una melodia dal sapore fiabesco;
la seconda versione aveva un sapore più inquietante e l’armonia aveva delle varianti. Avevo cercato di dare tramite l’arpa una certa sospensione pur avendo una divisione ritmica standard in 4/4; la terza versione era quella più complessa in quanto la base ritmica era un 7/8. Questo dava una connotazione di instabilità e inquietudine che ho cercato di mascherare con la melodia del flauto che lega i passaggi armonici con leggerezza.
Era proprio quello che cercavamo, il sapore della fiaba dato dalla melodia del flauto e l’inquietudine che viene trasmessa dall’armonia dell’arpa e dalla divisione ritmica. Colgo l’occasione per ringraziare ancora una volta l’arpista Diana Colosi e il flautista Claudio Fabiani per aver ben interpretato le sfumature della partitura.
Michael e Fred hanno accolto con entusiasmo il risultato, il contrasto di emozioni che volevamo far emergere traspariva chiaramente dalle note del tema, una volta azzeccato il tema principale del film, il resto era in discesa….
Grazie ancora a tutti i tecnici e musicisti che hanno partecipato alla registrazione della colonna sonora".

Grazie a te e alla prossima colonna sonora.

13/07/2011, 17:47

Stefano Amadio