Fondazione Fare Cinema
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Fabio Del Greco  (07/12/2007 @ 15:48)
Tre ragazzi calabresi sognano di fare un film. Calopresti racconta con amore una storia a cui tiene particolarmente, con ingenuità, ma ancor più che nei suoi film precedenti il film appare lontano dal farsi cinema. La storia, scritta con una valida sceneggiatrice del cinema italiano, è a dir poco banale e priva di tutte le complessità e le tematiche che avrebbe potuto tirare in ballo. Tutti i luoghi comuni sul sud e la sua gente, Roma e il mondo del cinema, e la ragazza che fa disperare il protagonista per il suo flirt con l'attore famoso, la condanna dei reality e dei talk show televisivi vi trovano spazio. I dialoghi regalano qualche momento di freschezza e di divertimento, ma la mancanza di spessore dei personaggi contribuiscono a far cadere sotto tono anche attori come Abatantuono. Una fotografia sciatta, che spesso sembra utilizzare una luce naturale non per scelta stilistica ma per limiti produttivi. Ma la nota veramente dolente è la mancanza assoluta di un idea di cinema, figurativa e ritmica, che ci fa assistere ad un flusso incontenibile di immagini televisive, piatte, senza alcuna valenza figurativa e simbolica. A tratti però le sequenze della banda del paese e dell'abbuffata all'arrivo di Depardieu ci regalano momenti di allegria e di divertimento, e di una botta di vita del sud a base di sole, mare, buon cibo e tradizioni c'è sempre bisogno.

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