Note di regia di "Purche' Finisca Bene - Tutto a Posto"
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Tutto a Posto” è un modo di dire ma anche una filosofia di vita. Un’affermazione spesso sbrigativa dietro la quale si possono nascondere molteplici verità. Bisogna saper ascoltare per coglierne il reale significato e i nostri protagonisti, Francesco e Sasà, riescono a farlo attraverso la loro improbabile amicizia. Francesco è un non vedente che nutre poca fiducia nel genere umano, un professore universitario barricato dietro la propria cultura. Sasà un ventenne scapestrato che vive alla giornata approfittando di tutto e tutti per “svoltare” ciò che gli serve.
Una ghiotta occasione si presenta al ragazzo quando si imbatte nel malmostoso professore “cieco” e scopre che questi vive da solo in un grande appartamento. Sasà si infila di nascosto nella sua casa e da qui inizia per entrambi un percorso che li porterà a conoscersi e infine riconoscersi in ciò che è più lontano da loro: la capacità di amare, che va a braccetto con il saper ascoltare.
La visione che questo racconto mi ha restituito è soprattutto nei silenzi, nella dilatazione del tempo dell’ascolto. Importanti sono infatti i momenti che raccontano la complicità muta tra due individui così lontani, eppur così complementari.
In uno spazio chiuso come quello dell’appartamento, i nostri protagonisti si muovono come in una coreografia che ci restituisce una danza dapprima sincopata e poi sempre più armoniosa, fluida, colorata. Buio e luce sono i due opposti che si alternano e si compenetrano, in una miriade di sfumature che restituiscono infine la felicità del saper vivere. La musica, come un metaforico Virgilio, ci accompagna in questo viaggio fatto di tante risate, ma anche di profondi momenti di riflessione sulle scelte che facciamo per definire chi siamo.
Giorgio Romano21/09/2025, 07:14