Note di regia di "Nella colonia penale"
Fin dal primo momento, quando abbiamo cominciato a lavorare sul progetto, abbiamo considerato le colonie penali non soltanto uno spazio di privazione della libertà, ma anche come la rappresentazione di uno stato di eccezione.
La fase di scrittura de Nella colonia penale è iniziata in piena pandemia. La riduzione delle attività in pubblico legata al distanziamento fisico e la limitazione della libertà di movimento ci hanno fatto interrogare sulla natura di quei luoghi. Ricordiamo, all’inizio del primo lockdown, le rivolte carcerarie. Nelle colonie penali sarde, invece, sembrava tutto sospeso. La condizione dei detenuti come lavoratori all’aperto rendeva il loro stato di prigionia ancora più inusuale, quasi fosse un privilegio rispetto a chi trascorre 24 ore chiuso in cella.
È da questa osservazione che è nata una rivelazione importante per noi: la parziale sovrapposizione tra il detenuto della colonia penale (oggi casa di lavoro all’aperto) e il lavoratore salariato, inserito all’interno di meccaniche di discipline, controllo e violenza.
Questo assunto kafkiano è stato fondamentale per riscrivere il film in fase di montaggio. Il film a episodi, girato da quattro registi diversi in altrettanti luoghi, è stato scritto, diretto e montato con l’obiettivo di costruire un discorso unitario sulla natura intrinseca dello sfruttamento, che parte dall’umano fino all’animale, svelandone la normalità codificata e la ritualità, in uno spazio altro da noi, fuori dalla società, ma in cui siamo pienamente addentro, poiché ne è diretta espressione.
Gaetano Crivaro, Silvia Perra, Ferruccio Goia, Alberto Diana