Note di regia di "Erion"
" Erion " non è solo una storia d'amore. Mi sono sempre interrogato su quale sia il limite tra la libertà personale e le convenzioni sociali e culturali; tra ciò che siamo e ciò a cui in qualche modo apparteniamo e ciò in cui crediamo: una domanda a cui forse non verrà mai data risposta, o almeno non in modo assoluto e valido. Da qui, però, e anche dalle esperienze personali, partono la mia indagine e le mie domande sui sentimenti. Sono nato in un piccolo paese vicino alla Capitale e ci sono rimasto fino ai 17 anni. Sono cresciuto circondato da persone e provenienze diverse. Ai miei occhi di adolescente, quello era un posto bellissimo ma strano, e solo dopo un po' di tempo mi sono reso conto di tutte le contraddizioni e del senso di emarginazione che conteneva. L'aspetto che senza dubbio mi ha colpito di più è stato quello legato alla vita delle comunità minoritarie: famiglie che vivevano con le proprie regole e "tradizioni" nelle zone limitrofe al nostro piccolo paese e in un modo totalmente diverso rispetto alle "nostre" vite, al modo di vivere della Capitale. In quei contesti che sentivo così lontani da me, ma che guardavo con molta curiosità, nascevano bambini con un destino segnato; un destino fatto di matrimoni combinati e, nel caso delle bambine, di abbandono nelle mani di altre famiglie già all'età di dieci o dodici anni. Bambine e bambini si ritrovavano presto accanto ad altre persone che non conoscevano, senza alcun diritto di poter decidere, senza poter fare scelte di alcun tipo, comprese quelle che riguardavano genere e sessualità e, naturalmente, l'amore. Nel sentire queste storie raccontate, se io stesso ho provato rabbia e frustrazione, non immaginavo e mi chiedevo quali fossero i loro sentimenti. " Erion " cerca di raccontare anche tutto questo.
Marius Gabriel Stancu