SPECIALE DAVID DI DONATELLO 2025 - Le donne alla ribalta dei David
I premi della
70° edizione dei David di Donatello hanno quindi visto il trionfo di film diretti da donne. 13 David vinti da tre opere dirette da:
Maura Delpero (7, "
Vermiglio"),
Margherita Vicario (3, "
Gloria!") e
Valeria Golino (3, "
L’Arte della gioia"). Assieme alla statuetta per il miglior documentario a
Francesca Mannocchi ("
Lirica Ucraina") sono 14 premi su 22 votati dall’Accademia (escludendo quindi il Premio del pubblico e quello dei Giovani), Ossia più del 63% delle statuette distribuite!
La Presidente e Direttore artistico dell’Accademia del cinema italiano,
Piera Detassis, può essere fiera del suo operato da quando ha preso la guida dell’Istituzione nel 2018. In particolare, la sua battaglia per promuovere il più possibile una parità di genere ha già dato ottimi risultati. Un traguardo raggiunto innanzitutto cercando di equilibrare i votanti dell’Accademia per recuperare il gap fra uomini e donne e poi moltiplicando le iniziative per mettere in valore le eccellenze femminili delle varie professionalità del mondo del cinema.
Se allarghiamo l’inquadratura alle candidature, poi alle shortlist delle varie categorie e poi ancora contemplando gli ultimi tre anni di David, ossia dalla stagione cinematografica del 2022, quella del ritorno a pieno regime dopo il terremoto Covid, il bilancio si rivela molto più sfaccettato con delle zone tuttora purtroppo grigie. Innanzitutto quest’anno le candidature di opere dirette da donne hanno rappresentato un considerevole sbalzo in avanti: con il 42,8% del totale sono più che raddoppiate rispetto al 19% del 2024 e al 18,4% del 2023 (per quell’annata, Le 8 montagne deve essere considerato a metà, come tutti i film diretti a 4 mani assieme a un uomo).
La novità delle shortlist per le categorie tecniche nell’ultima edizione dei David evidenzia tuttavia il ritardo delle donne in tanti mestieri del cinema. Così, sui 40 film che hanno ottenuto per lo meno una segnalazione fra le otto categorie interessate, soltanto il 20% (8) era firmato da cineaste. Poi, osservando le candidature di queste ultime tre stagioni difatti fra le professionalità contemplate da queste liste brevi, solo quella degli acconciatori contempla il doppio di donne rispetto agli uomini. Mentre c’è una certa parità di genere per i truccatori e i costumisti, l’uguaglianza diventa perfetta per la nuova categoria creata quest’anno, quella dei casting director. Interessante il confronto fra gli scenografi che si suddividono in due sottocategorie: gli scenografi puri e gli arredatori. La prima è composta per un quarto da donne mentre fra gli arredatori, la parte meno prestigiosa della coppia del settore, sono praticamente tutte donne.
Questa schiacciante presenza maschile si ritrova soprattutto fra i compositori delle colonne sonore: nelle ultime 3 edizioni dei David,
Margherita Vicario è l’unica donna ad essere candidata (e ha poi vinto, tra l’altro, insieme a Davide Pavanello). Ma non è una sorpresa visto che, come l’ha detto la regista stessa, dalla creazione del premio soltanto altre tre donne vi sono state candidate. Un po’ meglio, ma drammaticamente scarsa comunque, è la presenza delle donne fra gli autori di effetti visivi e i direttori della fotografia (attorno al 15%). Ci sono state solo due direttrici della fotografia fra i candidati in questi ultimi tre anni e tra l’altro una era francese (
Hélène Louvart per il film di Alice Rohrwacher, "
La chimera"). L’altra,
Daria D’Antonio, è la nuova collaboratrice di Sorrentino dopo Luca Bigazzi. Anche fra i tecnici del suono le donne scarseggiano (19,6%). Tuttavia, nelle quattro specializzazioni interne a questa categoria, sono più numerose fra i responsabili del montaggio del suono (prima chiamato post-produzione). Così come, non a caso, fra le montatrici: se quest’anno non c’era clamorosamente nessuna donna nella cinquina dei montatori, nelle due edizioni precedenti c’era una parità assoluta fra i generi.
La situazione migliora anche con le sceneggiatrici che rappresentano il terzo delle due categorie (adattata e originale). Per quanto riguarda la produzione, i dati sono più difficili da elaborare ma la presenza delle donne si può stimare, come per i montatori, attorno al 40%. Una presenza in crescita che può rivestire un ruolo fondamentale nell’assumersi la responsabilità di assegnare incarichi di rilievo alle donne, in primo luogo la regia. E a loro volta, le registe possono imporre al proprio fianco delle collaboratrici in posti-chiave del loro film. Del resto, la presenza delle donne fra gli esordi è in continua crescita e lascia ben sperare: 13,8% nel 2023, 21,7% nel 2024, 33% nel 2025. Ciò nonostante il passaggio alla seconda opera è difficile per tutti, a maggior ragione per le cineaste: quest’anno soltanto Margherita Ferri, Ginevra Elkann, Chiara Malta (con Sebastien Laudenbach) e Silvia Luzi (con Luca Bellino) ci sono riuscite.
Fra i documentaristi, le donne hanno rappresentato questi ultimi tre anni il 43,8% dei 40 film segnalati in shortlist da un’apposita commissione, una cifra notevole raggiunta anche grazie all’exploit di quest’anno con 9 registe su 15 opere segnalate. Purtroppo, nell’insieme dei film di fiction, le autrici sono indietro anni luce rispetto ai bei risultati appena citati fra gli esordienti e i documentaristi: anche in questo caso la progressione è positiva nelle ultime tre stagioni (dal 12% del 2023 al 18,8% di quest’anno) ma con una media troppo esigua del 15,3% sui tre anni! Un peso ancora ampiamente insufficiente nell’industria cinematografica italiana e uno dei più bassi in Europa.
C’è da augurarci che il numero e la qualità delle opere dirette da cineaste messe in luce dall’ultima edizione dei
David di Donatello possa fare da traino per dare sempre più fiducia alle donne, dietro la cinepresa e in molti ruoli essenziali della fabbricazione di un film.
PRIMA PARTE DELLO SPECIALE: Le novità, le sorprese19/05/2025, 12:33
Alain Bichon