CINEMA E FORTUNA - I migliori film italiani
in cui il gioco è protagonista
Dalla schedina del Totocalcio alle scommesse sui cavalli, passando per sogni milionari e cadute rovinose, il cinema italiano ha spesso raccontato il mondo del gioco d’azzardo con ironia e un pizzico di amara verità. Del resto, siamo un popolo che ama rischiare, ma soprattutto ama raccontare il rischio. Due pellicole su tutte hanno saputo immortalare questo spirito con indimenticabile verve comica: Febbre da cavallo e Al bar dello sport.
Al bar dello sport: l’azzardo come riscatto sociale
Passiamo al 1983 con "
Al bar dello sport", per la regia di Francesco Massaro. Il protagonista è Lino Banfi, nei panni di Gaetano, un operaio pugliese emigrato a Torino, che vive una routine grigia tra lavoro, bar e malinconia. Finché un giorno, in modo del tutto inaspettato, vince al Totocalcio. La pellicola, spassosa e agrodolce, racconta il dopo vincita: un’escalation di guai, equivoci, parassiti e nuovi "amici" che spuntano come funghi. Gaetano scopre che essere ricchi, da un giorno all’altro, è forse ancora più complicato che essere poveri.
Naturalmente, oggi il mondo delle scommesse sportive è decisamente cambiato rispetto a quanto raccontato nel film di Francesco Massaro a causa dell’avvento del gioco digitale. Esistono infatti molti strumenti avanzati, come ad esempio l’intelligenza artificiale, in grado di analizzare grandi quantità di dati che possono aiutare chi scommette a prevedere i risultati delle partite. Queste stesse tecnologie vengono utilizzate dai siti di comparazione per fornire agli utenti i
migliori pronostici disponibili sul calcio e più in generale su tutti gli altri eventi sportivi. Negli anni ’80 tutto era più “artigianale”: si compilava la schedina a matita, con l’amico del bar che suggeriva la “tripla” sul Milan perché portava fortuna, e il sogno passava per la domenica sera davanti a “
90° Minuto”.
Un’Italia che oggi fa sorridere, ma che è anche un affresco sociale prezioso: Gaetano è il simbolo di una generazione che cercava il riscatto, e per trovarlo si affida al caso, alla sorte, al gioco.
Febbre da Cavallo: il gioco come missione (fallimentare)
Diretto da Stefano Vanzina,
"Febbre da Cavallo" (del 1976) è diventato un cult intramontabile della commedia italiana. Protagonisti sono Gigi Proietti nei panni del carismatico Bruno "Mandrake" Fioretti, Enrico Montesano come l’infido Armando "Er Pomata" Pellicci, e Francesco De Rosa nel ruolo del mite Felice. La trama ruota attorno alle disavventure tragicomiche di tre amici romani appassionati, o meglio, ossessionati, dalle corse dei cavalli.
Tra scommesse azzardate, imbrogli creativi e debiti inesorabili, il trio tenta di arricchirsi puntando tutto (anche quello che non hanno) su cavalli improbabili dai nomi fantasiosi come Soldatino e King. Ma Febbre da cavallo è molto più di una semplice commedia sul gioco: è una satira affettuosa sull’Italia degli anni ’70, sui suoi piccoli furbi e i suoi grandi sognatori.
Tanto è rimasto nel cuore del pubblico che
nel 2002 ne è stato realizzato un sequel: "Febbre da Cavallo - La Mandrakata", diretto da Carlo Vanzina, in cui Gigi Proietti torna nei panni di Mandrake, alle prese con nuovi stratagemmi e vecchie passioni. Questa volta, il nostro eroe decaduto cerca di rimettersi in carreggiata architettando una truffa ai danni di uno scommettitore ingenuo, con l’aiuto di nuovi complici e vecchie conoscenze. Ma come sempre, tra incastri improbabili, finti cavalli imbattibili e amori difficili, Mandrake dimostra che cambiare vita è più complicato che indovinare un tris vincente.
Il fascino eterno dell’incertezza
Che si tratti di ippica o Totocalcio, di bar di quartiere o centri scommesse virtuali, il gioco rimane una potente metafora della vita. E questi film, ciascuno a modo suo, lo raccontano con grande efficacia: con leggerezza, ma senza mai perdere di vista la realtà. I protagonisti non sono mai vincenti veri, ma neppure sconfitti: sono combattenti del quotidiano, moderni Don Chisciotte armati di schedine e illusioni.
In fondo, il cinema italiano ha sempre avuto un occhio speciale per le piccole grandi storie del popolo, e il mondo del gioco, con la sua promessa di rivoluzione personale, immediata e illusoria, è un palcoscenico perfetto.
16/05/2025, 15:49