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VENEZIA 81 - "Iddu", una verità sulla latitanza di mafia


Antonio Piazza e Fabio Grassadonia hanno presentato a Venezia 81 il quinto e ultimo film italiano in concorso


VENEZIA 81 -
"Iddu" di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia è stato presentato a Venezia 81: il quinto e ultimo film italiano in concorso ha anche vinto due premi collaterali della Mostra, il Premio Carlo Lizzani al miglior film italiano e il Premio Mimmo Rotella.

Continua il percorso dei registi nelle storie della loro Sicilia, ma contrariamente al precedente "Sicilian Ghost Story" (e in parte anche al loro esordio, "Salvo") abbandonano la visionarietà e l'astrattismo per una scelta di maggiore linearità e coerenza estetica, che semplifica il mantenimento dell'attenzione su una narrazione molto articolata ma rende il prodotto finale esteticamente meno rilevante.

Il punto di partenza (e non la destinazione, viene specificato a inizio film da un cartello) è la verità, la latitanza di Matteo Messina Denaro, ultimo boss mafioso di una certa rilevanza e di una certa "fama". Lo interpreta Elio Germano, mimetico e sicuramente in parte ma meno efficace che in altre occasioni (il suo boss richiama un po' troppo altri suoi ruoli recenti).

Il motore dell'azione è però il "Preside" di Toni Servillo, ex di molte cose che all'uscita dal carcere di Cuneo scopre di essere stato dimenticato dal sistema e decide (a suo rischio e pericolo) di cambiare le cose per ridarsi una speranza. E' lui a guidare gli eventi, a generare le idee migliori, ad animare un ritmo troppo spesso tenuto al minimo.

Da ricordare alcuni dialoghi (la moglie del Preside è il personaggio più riuscito, in tal senso), mentre è meno convincente tutta la parte investigativa (e non è un peccato veniale) e il passaggio dal riso al dramma a volte appare forzato. Ma "Iddu" resta un'opera importante, un passo significativo nella carriera di un duo di autori già affermati che cerca di rinnovarsi con coraggio.

05/09/2024, 19:30

Carlo Griseri