Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

VENEZIA 80 - "Enea" Il fascino decadente della borghesia


In concorso il secondo lungometraggio diretto, scritto e interpretato da Pietro Castellitto con Giorgio Quarzo Guarascio, Benedetta Porcaroli, Chiara Noschese, Giorgio Montanini, Adamo Dionisi, Matteo Branciamore, Cesare Castellitto, Clara Galante, Paolo Giovannucci e Sergio Castellitto.


VENEZIA 80 -
"Enea" di Pietro Castellitto
Enea viene da una famiglia borghese, è proprietario di un ristorante di sushi e trascorre le giornate insieme al suo amico Valentino, aviatore appena battezzato. Droga e malavita sono l’ombra invisibile di una storia che parla d’altro: un padre malinconico, un fratello che litiga a scuola, una madre sconfitta dall’amore e una ragazza bellissima della quale Enea si innamora a prima vista. Il suo è un ambiente decadente, cinico, violento, votato all’apparenza, sopraffatto dalla depressione. Valentino vola sui tetti di Roma e canta come un mantra “Spiagge” di Renato Zero, cercando di non pensare alla madre malata, Enea ha amicizie nella criminalità e spaccia droga con un’incoscienza disarmante. Sullo sfondo una Roma sulla quale aleggia “una bocca pronta a mangiarsi tutti”.

“Dentro sono morti tutti” dice il boss Giordano (Adamo Dionisi) a Enea, interpretato dallo stesso Pietro Castellitto, in uno dei monologhi più significativi di questo suo secondo lungometraggio. Un monologo che riassume l’essenza dell’umanità che abita il film, fatta di famiglie disfunzionali, vuoto interiore, incapacità di sentire e amare, follie quotidiane. Una palma che si schianta su una vetrata, un cuoco che compie atti osceni con i salmoni che dovrà cucinare, suite d’albergo per momenti di sfogo non convenzionali, aerei che sorvolano continuamente i cieli di Roma in un film grottesco, libero, come crede di essere Enea, che sorride e va avanti qualsiasi cosa gli accada. Libero come Pietro Castellitto che senza inibizioni dà sfogo al suo estro, dipingendo un ritratto desolante dell’ambiente in cui è cresciuto con umorismo nero e trovate spiazzanti attraverso una regia dinamica, un montaggio serrato e un’estetica raffinata.

Ma quello che più colpisce di "Enea" è la brillante scrittura, caratteristica rara nei giovani autori e non solo, che attraverso dialoghi mai banali e monologhi struggenti rivela tutta la sofferenza celata di alcuni personaggi: lo psicologo Celeste, padre di Enea, interpretato da Sergio Castellitto, si commuove leggendo la lettera di un suo giovane ex paziente che parla di resistenza ai momenti difficili giorno per giorno, sua moglie (Chiara Noschese), imperturbabile tra meditazione e mondanità, si lascia andare a uno sfogo e a una sincerità che sembrava non appartenerle. Anche i boss hanno un cuore, capaci di parole di una bellezza spiazzante in un film che lascia in secondo piano l’elemento criminale, concentrandosi sulle debolezze umane, sulla ricerca di uno scopo, anche se Enea e Valentino sembrano non averne, hanno solo bisogno di sentirsi vivi, prima che la giovinezza scivoli via.

I baci nel film non si vedono, oscurati per una finta pudicizia, quasi a voler sottolineare in questo modo l’ipocrisia borghese che sacrifica i sentimenti preferendo far vedere il lato più bieco e superficiale. È solo una delle tante immagini incisive di un film che provoca, diverte ed emoziona e che conferma il talento di un giovane autore che ha tanto da raccontare.

05/09/2023, 19:23

Caterina Sabato