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IL DELITTO MATTARELLA - Una ferita aperta della nostra storia


Il nuovo film di Aurelio Grimaldi arriva in sala il 2 luglio con Cine1 Italia. Il racconto dell'omicidio di Piersanti Mattarella, fratello del presidente della Repubblica Sergio. Con David Coco, Donatella Finocchiaro, Leo Gullotta, Tony Sperandeo, Tuccio Musumeci e Francesco Di Leva.


IL DELITTO MATTARELLA - Una ferita aperta della nostra storia
David Coco è Piersanti Mattarella
Aurelio Grimaldi torna in pista affrontando un tema grave come l’omicidio nel 1980 del Presidente della Regione Sicilia Piersanti Mattarella. Un caso che tra cronaca e politica, mafia e criminalità organizzata rimane ancora ferita aperta e mai chiarita nella storia del nostro paese.
Alla base della decisione di uccidere il fratello dell’attuale Presidente della Repubblica, ci fu la sua apertura ai comunisti nel governo della Regione e la scelta di una linea politica di rigore che andava a toccare gli interessi di parecchi personaggi della mafia palermitana e non solo specie ambiti chiave come agricoltura e lavori pubblici.

A posteriori è chiaro come tutto all’epoca sembrava collegato da un unico filo con da un capo il potere e dall’altro il denaro. Dunque i voti della Dc in Sicilia, Giulio Andretti, la mafia, i neo fascisti usati come killer dalle organizzazioni segrete e da organi deviati dello Stato, la Banda della Magliana e i traffici legati a banche poco pulite e al riciclaggio. Tutti collegati, tutti coinvolti a vario titolo nelle inchieste e nelle sentenze della magistratura.

Grimaldi mette in piedi un mix di finzione e voce narrante, basando la sceneggiatura sul suo libro e sulle carte processuali e lasciando alla fantasia solo le parti legate alla situazione familiare e a quella quotidianità che dovrebbe umanizzare il protagonista e il suo contorno. Purtroppo il cocktail non riesce, la sceneggiatura appare slegata e superficiale, didascalica e messa insieme da lunghe parti di racconto “letto” dalla voce off, quasi ammettendo l’impossibilità di raccontare con il cinema (inquadrature, scene, azione, dialoghi) una storia così complessa ma potenzialmente ricca di fatti interessanti e adatti allo schermo.

Non bastano le auto d’epoca, i costumi e l’arredamento a creare empatia, quello che manca a "Il delitto Mattarella" è proprio il coinvolgimento cinematografico in una vicenda che di suo avrebbe le carte in regola per attirare l’attenzione. È il susseguirsi di scene completamente inutili a intere pagine lette per far chiarezza su argomenti vasti e difficili da gestire che fa perdere ogni tipo di ritmo e di possibile interesse. Alla fine, grafica e voce off tirano le somme e provano a concludere il racconto.

Il cast del film è tutto siciliano nei ruoli siciliani. Un rigore artistico e linguistico rispettabile ma che viene presto incrinato, rivelandosi legato solo al progetto produttivo, quando a fare il bandito della Magliana viene scelto Francesco Di Leva, attore peraltro bravo ma dal marcato accento partenopeo che fa accapponare la pelle quando prova a parlare in romanesco. Addio rigore filologico e occupazionale.
David Coco è un rispettabile e sobrio Piersanti Mattarella e Donatella Finocchiaro è credibile come sua moglie Irma.

Grimaldi, regista e autore della sceneggiatura, si è lamentato in conferenza stampa per essere stato bocciato due volte, con questo progetto, dalla commissione per i finanziamenti statali del Mibact, finendo penultimo nella graduatoria delle domande a causa del basso punteggio assegnato alla sceneggiatura e al cast.

21/06/2020, 11:27

Stefano Amadio