Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

Note di regia di "Uno per tutti"


Note di regia di
Il film è scritto partendo da un plot molto classico del cinema internazionale, un fatto del passato che si ripresenta ai suoi protagonisti ora adulti.
Quei ragazzini, tutti provenienti da famiglie immigrate al nord negli anni ’70, che trovavano nella banda di quartiere il loro momento aggregante per riuscire ad affrontare la vita di comunità e il rapporto con gli adulti.
In un primo momento, tutta la parte che riguardava la loro infanzia e la vita delle loro famiglie al nord era sviluppata come una vera epopea dell'immigrazione e degli anni d'oro del boom economico. Ma l'impossibilità di raccontare quel passato degli anni ’70, con un budget produttivo limitato, mi ha portato a riconsiderare quell'impatto narrativo.
Ho scelto, quindi, di raccontare solo la parte centrale che riguarda l'avvenimento principale della loro esistenza: un gioco stupido, ispirato ad un film di successo di quegli anni, “Il Cacciatore”, finito tragicamente.
Quel momento ha cambiato le loro esistenze e probabilmente li ha legati per sempre.
Gil, il capo del gruppo, che da solo si era assunto la responsabilità di quella bravata, oggi chiede l’aiuto dei suoi vecchi amici per salvare Teo, suo figlio.
Il loro legame resisterà a questa richiesta drammatica? Faranno la scelta giusta anche per quel riguarda la vita di Teo, giovane e ancora immaturo?
Il senso di responsabilità è il tema centrale di questo mio film.
Tratto dall’omonimo romanzo di Gaetano Savatteri, la storia è stata riadattata a Trieste, una città che insieme al grande fascino del passato mantiene ancora una struttura industriale, che  la rende operosa  e ricca di contraddizioni: un paesaggio sentimentale dell'infanzia, quindi il luogo adatto per un racconto tra passato e presente.
La scelta di girare, per la prima volta, un film in digitale e non in pellicola è scaturita da un lungo lavoro di ricerca con il direttore della fotografia, per individuare una macchina con una profondità di campo necessaria al racconto visivo del film. La mia scelta stilistica è stata quella di costruire un film veloce, come è veloce la vita dei nostri protagonisti, e la velocità con cui devono prendere le loro decisioni. 

Mimmo Calopresti.