L’esordio di Valeria Allievi
“Questa Miniera” sarà presentato in anteprima sabato 27 aprile alla 61ma edizione del Trento Film Festival.
Con uno sguardo poetico
la regista ci porta non solo nella miniera di Cogne ma in un affascinante viaggio attraverso la memoria collettiva di un intero paese. La miniera infatti non solo è stata il posto di lavoro della maggior parte degli abitanti di Cogne, ma anche parte integrante e viva della memoria storica, della cultura del luogo, della vita famigliare. È come un parente, un nonno saggio che osserva dall’alto. È quel luogo di lavoro che in passato ha salvato dalla guerra, dalla povertà e che ha permesso alla sua gente di costruirsi un futuro dignitoso. È la miniera più alta d'Europa che imperturbabile domina il paese dall'alto, a 2500 metri di altitudine. Oggi – con la cessazione della concessione mineraria - rischia di essere definitivamente chiusa e questo evento riflette il senso di perdita che sta nel profondo di tutte le storie e i volti raccontanti nel film.
Per gli abitanti di Cogne chiudere la miniera è come annullare le proprie origini. Nella lotta, combattuta con pochissime armi, che il più delle volte appartengono all'intimità dei ricordi e alla necessità di non perderli, la miniera affronta il suo destino, lasciando aperta una domanda che attraversa tutto il film. Cosa ne sarà di questa miniera e di ciò che rappresenta? Difendere la miniera è difendere la propria identità.
“Questa Miniera” non vuole essere la trattazione nostalgica legata all'esperienza individuale, ma cercare di restituire il senso universale dell'esperienza di tutti i padri che hanno lavorato e lottato per il futuro dei loro figli. La memoria diventa l’oggetto da rappresentare, da estrarre, per riportare alla luce racconti e storie di intere generazioni, come simbolo del lavoro, come identità collettiva e per sperare in un futuro di riqualificazione di questa miniera dove il giacimento non è più di magnetite ma di memoria.