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TORNATORE e SALVATORES - Maestri d'esportazione


I registi, premi "Oscar", sono tornati sul grande schermo dopo una pausa di riflessione di alcuni anni con due film molto ambiziosi: "La Migliore Offerta" ed "Educazione Siberiana", due opere che danno un respiro internazionale al cinema italiano.


TORNATORE e SALVATORES - Maestri d'esportazione
Nell’arco di due mesi sono usciti tre film di registi italiani, diversissimi fra loro, girati in lingua inglese. Mentre Gabriele Muccino, dopo l’onorevole sodalizio con Will Smith ("La Ricerca della Felicità" e "Sette Anime"), se ne torna negli States per girare un film di troppo ("Quello che so sull’Amore"), i due “Premi Oscar” Giuseppe Tornatore ("Nuovo Cinema Paradiso" nel 1988) e Gabriele Salvatores ("Mediterraneo" nel 1992), tornano sul grande schermo dopo una pausa di riflessione di alcuni anni con due film molto ambiziosi : "La Migliore Offerta" e "Educazione Siberiana".
La volontà di emanciparsi dal proprio cinema nazionale e di trovare un più ampio respiro consente ad entrambi di affrontare nuove sfide e rilanciare la propria carriera. Il cinema italiano avrebbe maggiormente bisogno di quegli autori che vogliono allargare le proprie platee e s’indirizzano ad un pubblico non prioritariamente italiano… e di produttori capaci di assecondarli come hanno fatto Cattleya e Paco Cinematografica senza l’aiuto di coproduzioni straniere, anche se "La Migliore Offerta" è distribuito dalla Warner Bros.

Nel dimenticare la sua Sicilia ("Baaria" non aveva certo convinto) Tornatore ritrova la forza delle sue opere più astratte: "Una pura formalità" o "La leggenda del pianista sull’oceano", entrambi interpretate da attori stranieri, Gérard Depardieu e Roman Polanski per il primo, Tim Roth e Pruitt Taylor Vince per il libero adattamento da Baricco. Qui Geoffrey Rush si deve misurare con un cast internazionale in cui spicca Donald Sutherland. Il suo film ambientato in una mitteleuropa non ben definita (tranne l’epilogo di Praga) è un meccanismo ad orologeria quasi perfetto dentro il quale vibra la passione del suo autore per l’affabulazione.

Con "Educazione Siberiana" Salvatores ha dunque girato un nuovo “esordio” come nel caso di "Nirvana" dopo la "tetralogia della fuga" (da "Marrakech Express" a "Puerto Escondido") e al suo Oscar così traumatico per lui: riparte da capo e tenta nuove strade anche se continua nella via dell’adattamento intrapresa fin dal 2000 con "Denti". Girato nel freddo della Lituania (ma collocato in Transnistria) principalmente con ottimi attori del posto a parte John Malkovich, Salvatores realizza sprazzi di grande cinema grazie a sequenze memorabili non sempre sostenute altrove dalla medesima tensione nonostante un ottimo montaggio.

Nei due film tuttavia, rimane l’impressione che i loro autori non abbiano fino in fondo “sentito” culturalmente i loro apolidi racconti. In entrambi, una bella e giovane donna (l’olandese Sylvia Hoeks nel film di Tornatore e l’inglese Eleanor Tomlinson in "Educazione Siberiana", figura tra l’altro assente dal romanzo di Nicolai Lilin da cui è tratto), affetta da disturbi psichici si trova al centro del plot e ne determina l’esito. In questi finali, assistiamo all’emblematica esecuzione materiale di un piano a lungo pianificato.
Così, la difficoltà di collocarsi, di affermare la propria identità in un cinema italiano in cui non si riconoscono (più), ha partorito opere originali per registi senz’altro rigenerati dalle loro scelte coraggiose. E appagati dal Box Office e dalle vendite estere, in particolare Tornatore. Per Muccino invece, fiasco su tutta la linea; eppure dichiara di pensare all’Italia anche quando gira un film in America… Speriamo che ritrovi presto la bussola del suo cinema migliore.

12/03/2013, 21:05

Alain Bichon