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Note di regia del documentario "Hollywood Invasion"


Note di regia del documentario
L’esperienza fortunata di Hollywood sul Tevere, il documentario selezionato due anni fa dalla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia e candidato al David di Donatello e al Nastro D’Argento, e il grande onore di potere lavorare negli archivi dell’Istituto Luce a Cinecittà, mi hanno lasciato addosso soprattutto la soddisfazione di avere visto il pubblico ‘illuminarsi’ dinanzi ad immagini di repertorio, altrimenti dimenticate.
Lo stesso sentimento di sorpresa e di emozione che avevo vissuto in uno studio di montaggio, era stato finalmente condiviso con altri.
Avendo avuto il privilegio di presentare Hollywood sul Tevere in diverse occasioni in Italia e all’estero, mi ha colpito la reazione della gente di cinema americana che sembrava divertirsi molto dinanzi al racconto dei Cinegiornali italiani riguardo le Star di Hollywood al punto da osservare “Loro ci vedevano così”…
L’idea di “un altro sguardo”, il sospetto di avere dato vita ad una sorta di film di montaggio sui “Marziani a Roma” ovvero sulla presenza dei Divi del tempo in un contesto nuovo e, in un certo senso, “alieno”, sono rimasti con me fino a quando sono stato chiamato da Studio Universal per parlare di una possibile nuova collaborazione dopo Hollywood sul Tevere.
Quando mi hanno chiesto quale fosse la mia idea, ho imprudentemente azzardato l’ipotesi di volere raccontare proprio “un altro sguardo”. Il mio desiderio era quello di potere esplorare come gli Americani avessero raccontato l’Europa degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta seguendo i loro divi nel vecchio continente, attraverso i materiali d’archivio di NBCUniversal.
Un “azzardo” perché, a differenza di quello dell’Istituto Luce, l’archivio NBCUniversal è solo parzialmente visibile on line e tutto quello che si può fare dall’Italia è visionare un’infinita serie di schede molto accurate, ma pur sempre più ispirate dalla burocrazia archivistica che dall’arte e dalla passione per il cinema.
Così, dopo una serie ulteriore di ricerche e di richieste, verso la fine dell’inverno sono andato a New York, alla sede di NBCUniversal al Rockfeller Center, la stessa dove si realizza il Saturday Night Live e, aiutato da persone di grande professionalità e passione sono entrato in quello che è un vero e proprio tesoro di materiali filmati ancora più sorprendenti agli occhi di un europeo.
A differenza di quanto era accaduto con Hollywood sul Tevere, però, molti di questi materiali erano ancora in pellicola e, soprattutto, sembravano avere atteso proprio me per tornare ad essere visti in tutto il loro splendore, dato che le ‘pizze’ che li contenevano sembravano avere fortemente subito quelli che Shakespeare definisce “gli oltraggi del tempo”. Una situazione inaspettata e lusinghiera perché, proprio come era accaduto per il mio primo lavoro, anche questa volta sarebbero stati proprio i materiali ritrovati a determinare il percorso, la forma e il senso del documentario.
Nel cuore di New York, così come avevo già fatto a Cinecittà, mi sono messo ‘in ascolto’, lasciandomi guidare verso footage di cui non avrei, solo fino a qualche settimana prima, osato neppure sognare l’esistenza.
Il giorno di San Patrizio, mentre tutta la città era attraversata dalla tradizionale parata, la maggior parte dei newyorkesi erano vestiti di verde e io venivo inseguito in un sole primaverile da uno scoiattolo mannaro a Central Park, ho avuto la consapevolezza di trovarmi dinanzi ad una vera grande sorpresa: se da un lato, infatti, c’era il racconto della realizzazione di alcune delle grandi produzioni americane in Europa, dall’altro c’era anche l’amore e l’attenzione per alcuni talenti europei che erano diventati delle Star in America in grado di influenzare le nuove generazioni.
In questo senso, lo sguardo degli Americani su di noi Italiani ed Europei era non solo molto interessante, ma decisamente singolare per la sua accuratezza e intelligenza rispetto a quanto, in genere, oggi spesso vediamo rappresentato come dei cliché in alcune produzioni hollywoodiane.
Hollywood Invasion non è quindi un sequel di Hollywood sul Tevere, ma un progetto complementare, un ‘Controcampo Americano’ che attinge allo stesso periodo storico e che punta a raccontare, spesso attraverso il racconto degli stessi protagonisti di quegli anni, un’era indimenticabile vissuta in prima persona.
Il footage su cui è costruito Hollywood Invasion è semplicemente straordinario e, a tratti, perfino commovente.
Il mio lavoro è stato di presentarlo al pubblico nella maniera migliore possibile, con grande umiltà e senso di responsabilità: per farlo ho seguito l’idea di un montaggio veloce, sebbene meno da videoclip rispetto a Hollywood sul Tevere e per farlo mi sono avvalso dell’enorme talento del montatore Luca Di Marino (un appassionato di cinema) e di quello dei miei amici Pivio & Aldo De Scalzi che sono sicuramente tra i più grandi compositori di colonne sonore a livello europeo.
In tutto questo sono stato pienamente sostenuto da tutto il team di Studio Universal che ha accettato il mio azzardo di basare un intero progetto, con tutto quello che ne consegue, sull’ipotesi di trovare materiali che giustificassero il senso stesso di questo film di montaggio.
Il mio ringraziamento va anche a tutte le persone di NBCUniversal che oltre a sostenermi direttamente hanno fatto in modo che questo documentario prendesse forma nonostante tutte le evidenti difficoltà di natura tecnica che può avere un progetto basato su materiali inediti e molto rari che per tornare ad essere visti hanno bisogno di lavorazioni particolari.
Hollywood Invasion è dedicato a tutti i cineoperatori, cameramen, tecnici, giornalisti e reporter che, nel corso di tre decadi hanno raccontato il cinema con un’eleganza, un garbo e una lungimiranza decisamente invidiabili tra difficoltà e sforzi inimmaginabili.
Senza la loro passione, dedizione, professionalità e ironia, Hollywood Invasion non sarebbe mai esistito.

Marco Spagnoli