Paola Cortellesi, Paolo Ruffini e Luca Argentero
E' vero, c'è chi dice no, ma in fondo alla fine, nessuno ci fa caso e tutto finisce all'italiana maniera; basta che c'è l'amore, l'amicizia e una bella partita a subbuteo.
La protesta ci sta tutta, la rivolta anche. E' volerla raccontare in chiave di commedia con un finale che non fa male a nessuno che non funziona.
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C'è Chi Dice No" è il nuovo film di
Giambattista Avellino, già regista e sceneggiatore di due film di
Ficarra e
Picone ("
Il 7 e l'8" - "
La Matassa") e affronta il tema delle raccomandazioni in
Italia e di come questo fenomeno blocchi ogni tipo di prospettiva ai giovani di qualità.
Luca Argentero,
Paola Cortellesi e
Paolo Ruffini sono i tre esempi che vedono sfumare davanti a loro il traguardo dell'assunzione, dopo anni di precariato e impegno gratuito, per colpa di altrettanti raccomandati, meno bravi e dotati ma con le conoscenze giuste. I nostri tre si ribellano e decidono di costruire le loro vendette incrociate per mettere fuori gioco gli odiati rivali e ottenere così il meritato lavoro.
Nel film, il mondo dei raccomandati, è limitato all'Università, ai giornali e alla Sanità e brilla per assenza la politica, forse un po' scontata certo, ma sicuramente madre di ogni tipo di raccomandazione.
Il film di Avellino parte da un'idea giusta e si sviluppa anche in modo divertente e con qualche intuizione, ma poi al momento di assestare il colpo si arrende davanti alla prepotenza del sistema. I tre provano a scardinarlo e rimangono senza nulla in mano. Una scelta di sceneggiatura un po' forzata, con i protagonisti che decidono di diffondere la prova definitiva di ogni malefatta in un convegno e non su internet. Una diffusione che dura, ovviamente, solo qualche secondo prima che gli interessati ne blocchino la proiezione. In rete, a parte l'anonimato, il filmato sarebbe rimasto più a lungo, mettendo in crisi il sistema dei favori così diffuso nell'Università.
Quello che manca al film è l'amarezza della sconfitta, con il finale alla "volemose bene" che uccide ogni voglia di ribellarsi al sistema e trasforma la consapevolezza in rassegnazione.
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C'è Chi Dice No", parte per essere uno stimolo ad abbattere il sistema e finisce per essere un film quasi diseducativo; ribellarsi serve a poco, dice nel finale. Scappate all'estero, coltivate gli amici, cercatevi una ragazza e giocate fino a quarant'anni. Ai ruoli di responsabilità lasciate che ci pensino altri. Per voi non c'è alcuna speranza.
La speranza invece è che gli spettatori siano tanti, giovani e che escano dalla sala 15 minuti prima della fine.
05/04/2011, 14:09
Stefano Amadio