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"Il Compleanno": un film sulla complessità dello stato d’animo umano


L'opera seconda di Marco Filiberti, "Il Compleanno", è un film di indubbia forza ed efficacia, un melodramma capace di introspezione che può riuscire a ricordare le più cupe opere di Woody Allen come “Interiors”.


E’ stato presentato alla Casa del Cinema di Roma “Il Compleanno”, opera seconda del trentottenne Marco Filiberti; il lungometraggio è rientrato nella selezione della rinnovata categoria veneziana “Controcampo Italiano”, all’interno della quale verrà proiettato il prossimo 8 Settembre. Al termine della proiezione stampa romana il regista si è intrattenuto, insieme alle due produttrici, con i giornalisti presenti in sala.

“Il film che avete appena visto”, ha precisato da subito il cineasta milanese che non ha tardato a rivelare la sua indubbia e profonda cultura probabilmente di origini classiche, “è stato fatto per assoluta necessità, senza nessuna strategia produttiva. E’ prima di tutto un film sulla complessità dello stato d’animo umano, e a livello generale sono partito da toni famigliari con l’ambizione di universalizzarli. Volevo fare un film che parlasse a tutti, che portasse all’attenzione la dimensione tragica nei confronti del destino e nel contesto di una società che tende alla omologazione ed alla semplificazione di tutto. Matteo, il personaggio interpretato da Massimo Poggio, ha appunto un risveglio nei confronti della complessità della sua essenza di persona, uno scontro con la dimensione ontologica con cui non può evitare di avere a che fare. Il film ha quindi una profonda tensione metafisica che in questo caso non ha esiti lieti. Però io sono un credente, e quindi il lungometraggio finisce con la possibilità di un altrove a cui affido moltissimo, un potenziale percorso di consapevolezza diverso rispetto alla sorte apparente a cui vanno incontro i personaggi".
Non trovo che il mio lavoro sia a tematica omosessuale perché credo che quest’ultimo sia solo un aspetto del lavoro, ed infatti sarei molto felice se, a riguardo di Il Compleanno, non parlaste di un film gay", ha giustamente precisato Marco Filiberti. “Però trovo che, alla luce dei più recenti eventi accaduti agli omosessuali, la nostra società sia a zero su un piano di civilizzazione. Viviamo infatti in un clima di vassallaggio nei confronti del potere, nei confronti del quale crediamo di dovere qualcosa".

"Il Compleanno" è un melodramma capace di introspezione che può riuscire a ricordare le più cupe opere di Woody Allen come “Interiors”; è apprezzabile ed interessante per il rigore con cui si pone all’attenzione del pubblico sia a livello di sceneggiatura che per quanto riguarda la costruzione delle immagini e la direzione degli attori.

Alcuni personaggi che all’inizio paiono costruiti un po’ grossolanamente, vedi quello interpretato da Alessandro Gassman, poi prendono forma e li si può riconoscere facilmente nella realtà di tutti i giorni; gli attori inoltre sono tutti in parte. Peccato che il finale sia raccontato in maniera un po’ frettolosa, ma l’idea di non chiudere la storia a trecentosessanta gradi rientra pienamente nelle intenzioni di Marco Filiberti ed il fatto che rimanga l’impressione di materiale che poteva essere sfruttato maggiormente dona appunto valore all’intreccio creato in sceneggiatura. "Il Compleanno" ha inoltre il pregio di essere un film le cui suggestioni visive non si scordano facilmente, un opera che rimane quindi sicuramente impressa nello spettatore, un film italiano di indubbia forza ed efficacia.

03/09/2009, 12:12

Giovanni Galletta