Sinossi *:
Giuseppe Carrieri torna ad affrontare i temi della memoria e dell’orrore, ripercorrendo i luoghi in cui, il 6 agosto 1945, l’essenza stessa del mondo ha conosciuto per la prima volta l’esperienza dell’annientamento.
Nasce così "Libro delle ombre – Hiroshima, 80 anni dopo", ispirato alla sagoma anonima rimasta impressa sulle gradinate della Sumitomo Bank pochi istanti dopo la deflagrazione. Carrieri riflette sulla persistenza delle minacce, inseguendone i segni nella vita di oggi e nel rischio, mai del tutto dissolto, che si riaffaccia nei linguaggi e nelle decisioni dei grandi leader globali.
Attraverso uno sguardo intimo sulla città contemporanea e le testimonianze dei pochi superstiti ancora in vita - gli hibakusha - il film si configura come un cammino che va oltre l’indagine storica. È una meditazione visiva che si fa voce di un enigma: quello di ciò che, pur fragile, resta. Più a lungo delle persone.
In Giappone esiste una spiritualità dell’effimero. Carrieri ne raccoglie il senso profondo, scegliendo di raccontare non tanto l’evento o le sue conseguenze, quanto il sentimento di perdita — e la possibilità di salvarsi attraverso la condivisione del ricordo e la costruzione di una cultura di pace.
"Libro delle ombre – Hiroshima, 80 anni dopo" è, soprattutto, un’opera di immagini silenziose che osservano la pace nella sua vulnerabilità, nella sua natura instabile e intermittente. Si apre con un paesaggio onirico, dove i fuochi d’artificio sembrano evocare, senza nominarla, l’eco di una deflagrazione; e si chiude con uno sguardo rivolto all’universo. Un legame simbolico, suggerisce il regista, che ci invita a sollevare gli occhi, nella speranza che certi cieli - come si sente nel film - non tornino mai.

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