Sinossi *:
Non il gesto ma il segno di un gesto. Basterebbero queste parole per chiudere in una frase il ritratto dell'artista Guido Strazza, nato nel 1922. Lontani i tempi del contatto aeropittorico con Marinetti, che si spengeva in sincrono con la seconda guerra mondiale. Attuali i segni e i gesti lasciati liberi dalle mani di Strazza nei decenni successivi e fino ad oggi. Tela, carta, vetro sono i materiali scelti per ogni sua ricostruzione dinamica dell’universo. Tanti gesti di polso altrettanti segni, senza risparmio d’invenzione. Nel docufilm Guido Strazza, ripreso dai primi anni Duemila ad oggi, parla in prima persona, di nuovo senza risparmio, per dire e comunicare. C’è poi un piccolo coro composto dalle voci e dai volti di tre donne speciali per lui e per tutti quelli che non possono fare a meno dell’arte e delle sue storie. Appartengono a Ille Strazza, moglie di Guido, a Maria Lai artista, a Giuliana Lai artista a sua volta.