Sinossi *:
Primi del Settecento. L'Ospedale della Pietà è il più grande orfanotrofio di Venezia, ma è anche un'istituzione che avvia le orfane più brillanti allo studio della musica. La sua orchestra è una delle più apprezzate al mondo. Cecilia ha vent'anni, vive da sempre alla Pietà ed è una straordinaria violinista. L'arte ha dischiuso la sua mente ma non le porte dell'orfanotrofio; può esibirsi solo lì dentro, dietro una grata, per ricchi mecenati. Questo fino a che un vento di primavera scuote improvvisamente la sua vita. Tutto cambia con l'arrivo del nuovo insegnante di violino. Il suo nome è Antonio Vivaldi.

NOTIZIE 'Primavera'

Libri


Libro sul film "":
"Stabat Mater"
di Tiziano Scarpa, 144 pp, Einaudi, collana Supercoralli, 2008
È notte, l'orfanotrofio è immerso nel sonno. Tutte le ragazze dormono, tranne una. Si chiama Cecilia, ha sedici anni. Di giorno suona il violino in chiesa, dietro la fitta grata che impedisce ai fedeli di vedere il volto delle giovani musiciste. Di notte si sente perduta nel buio fondale della solitudine più assoluta. Ogni notte Cecilia si alza di nascosto e raggiunge il suo posto segreto: scrive alla persona più intima e più lontana, la madre che l'ha abbandonata. La musica per lei è un'abitudine come tante, un opaco ripetersi di note. Dall'alto del poggiolo sospeso in cui si trova relegata a suonare, pensa "Io non sono affatto sicura che la musica si innalzi, che si elevi. Io credo che la musica cada. Noi la versiamo sulle teste di chi viene ad ascoltarci". Così passa la vita all'Ospedale della Pietà di Venezia, dove le giovani orfane scoprono le sconfinate possibilità dell'arte eppure vivono rinchiuse, strette entro i limiti del decoro e della rigida suddivisione dei ruoli. Ma un giorno le cose cominciano a cambiare, prima impercettibilmente, poi con forza sempre più incontenibile, quando arriva un nuovo compositore e insegnante di violino. È un giovane sacerdote, ha il naso grosso e i capelli colore del rame. Si chiama Antonio Vivaldi. Grazie al rapporto conflittuale con la sua musica, Cecilia troverà una sua strada nella vita, compiendo un gesto inaspettato di autonomia e insubordinazione.
prezzo di copertina: 12,00



Note:
Liberamente tratto dal romanzo "Stabat Mater" di Tiziano Scarpa (Premio Strega 2009, edito da Einaudi).

NOTE STORICHE
Antonio Vivaldi è, insieme ai suoi contemporanei Bach e Handel, uno degli autori più rappresentativi e prolifici del Barocco ma la sua fama, che raggiunse l’apice nella prima metà del Settecento, non lo salvò dall’oblio che avvolse la sua produzione per quasi due secoli, finché la casuale riscoperta di un’ingente quantità di manoscritti, agli inizi del Novecento, riaccese l’attenzione su questo straordinario compositore.
Vivaldi nacque a Venezia il 4 marzo 1678, primo di dieci figli e l’unico che il padre, violista della Basilica di San Marco, avviò allo studio della musica e alla carriera ecclesiastica.
Il 1703 è un anno centrale per il giovane e talentuoso violinista che, a venticinque anni, viene ordinato sacerdote - sarà soprannominato il “prete rosso” per il colore dei capelli - e pubblica la sua prima opera a stampa Le dodici sonate a tre dell’Op.1 che contengono anche la celebre Follia. Nello stesso anno viene assunto all’Ospedale della Pietà di Venezia, un’istituzione che accoglieva bambini e bambine abbandonate Le più dotate tra le orfane venivano avviate allo studio della musica e entravano a far parte dell’orchestra e del coro della Pietà. Si trattava di un grande organico composto di sole donne, tutte orfane che vivevano all’interno dell’Istituto e si esibivano dietro a una grata o con il viso coperto da maschere, invisibili al mondo. Invisibili furono i loro volti ma la loro fama condusse regnanti e intellettuali di tutta Europa a Venezia per assistere ai concerti di quella che veniva considerata l’orchestra più virtuosa del mondo. L’Ospedale della Pietà, retto da Governatori, veniva sovvenzionato proprio grazie alle esecuzioni musicali della sua orchestra che doveva anche competere con quelle di altri tre ospedali veneziani: i Derelitti, gli Incurabili, i Mendicanti, anch’essi dotati di orchestre composte di sole orfane.
Vivaldi, nel corso degli anni, non si limitò all’insegnamento della musica ma si impegnò per far sì che le sue allieve potessero avere strumenti su misura all’altezza del loro talento e della musica che per esse compose. Se l’orchestra della Pietà fu probabilmente la più importante del Settecento, alcune delle sue musiciste furono le migliori della propria epoca. Queste incredibili virtuose spinsero il loro maestro a esplorare strade fino ad allora mai battute nella composizione e Vivaldi dal canto suo, portò la sua orchestra a misurarsi con una musica che agli ascoltatori dell’epoca giungeva come qualcosa di mai udito prima. Dotato di un talento eccezionale, Vivaldi stupiva il suo pubblico con temi musicali originali che scuotevano il senso armonico tradizionale. Le sue composizioni forzavano di continuo i limiti della struttura ritmica e la sua fantasia esplodeva in attacchi allegri e poi in struggenti adagi di grandissima intensità espressiva. Personalità irrequieta e versatile, Vivaldi diventò ben presto anche operista e lo fece affacciandosi innanzitutto al Teatro Sant’Angelo di Venezia di cui fu dal 1713 anche impresario. Prete sui generis, sofferente di una malattia simile all’asma bronchiale, che gli impedì di dire messa per tutta la vita e gli fu di grande impedimento, violinista, compositore e maestro di musica alla Pietà, operista e impresario teatrale, negli anni Venti del Settecento Vivaldi fu un musicista richiestissimo, che componeva, a un ritmo forsennato, musica sacra e profana. La sua grande originalità caratterizzò anche i titoli delle sue raccolte musicali. Nel 1711 la pubblicazione de L’estro armonico gli portò un successo straordinario, tanto che anche Bach trascrisse la sua musica per tastiera.
Ma la consacrazione avvenne quando nel 1725 l’editore olandese Michel-Charles Le Cène pubblicò Il cimento dell’armonia e dell’invenzione di cui fanno parte le Quattro Stagioni. La musica di Vivaldi, fatta di colori smagliati e ardite armonie, diventò una vera moda che lo impose in tutta Europa come il compositore da imitare. Dopo il 1730 però il vento cominciò rapidamente a cambiare, insieme all’imporsi di un nuovo gusto musicale.
I teatri delle grandi città iniziarono a chiudere le porte in faccia a Vivaldi che faticò sempre più a portare in scena i propri lavori e a farsi commissionare nuova musica. Il suo estro creativo non si esaurì mai e anche nell’ultima fase della sua vita Vivaldi seppe comporre concerti di struggente bellezza. Nonostante i suoi sforzi, però, non riuscì a risollevare le proprie finanze tanto che nel 1740 si vide costretto ad assumere una decisione drastica. A sessantadue anni, sommerso dai debiti, dopo aver cercato di vendere alcuni concerti ai Governatori della Pietà, fuggì da Venezia. Affrontò un lungo viaggio che lo portò a Vienna dove intendeva offrire i propri servigi a Carlo VI d’Asburgo, grande cultore di musica, che aveva conosciuto anni prima a Trieste e che aveva molto amato le sue composizioni. I registri di corte annotano con crudele puntualità i numerosi
tentativi di Vivaldi di farsi ricevere dall’imperatore che morirà improvvisamente, per un avvelenamento da funghi, senza aver incontrato il compositore. Alla morte di Carlo VI seguì un anno di lutto in tutto l’impero e la conseguente chiusura dei teatri. Per Vivaldi fu la fine. Non potendo mettere in scena nessuna opera, non gli restò che dare fondo alle sue ultime sostanze. Infine, si ammalò e nel 1741 morì in solitudine e miseria.
Verrà sepolto in una fossa comune, lontano dalla sua città.
I suoi manoscritti, rimasti a Venezia, una raccolta di centinaia di partiture autografe, passeranno di mano in mano, scomparendo per quasi due secoli.
Verranno ritrovati per caso solo all’inizio del Novecento. Da quel momento in poi inizierà la vera riscoperta di Antonio Vivaldi e della sua storia musicale. Insieme a quella del compositore verranno riscoperte, almeno in parte, anche le storie di Anna Maria, Chiara, Michielina, Agata e tutte le altre musiciste e compositrici della Pietà. Donne che furono tra le più grandi musiciste del loro tempo. Fondato nel 1346, l’Ospedale della Pietà continuò per secoli ad accogliere orfani e orfane. Ancora oggi è in attività come sede dell’Istituto Provinciale per l'Infanzia Santa Maria della Pietà di Venezia.

ULTIME NOTIZIE