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Sara Lucarini  (29/04/2008 @ 16:56)
Non si sentiva la mancanza dell'ennesimo film di mafia, analizzato pure male. L'interpretazione di Lo Cascio brilla, ma è sprecata in una prova del genere.
Massimo Giorgi  (10/09/2007 @ 18:36)
Il dolce e l'amaro...sicuramente ciò che resta è l'amaro! Analisi superficiale dei protagonisti e una storia che non decolla mai dal punto di vista emotivo rappresentano i principali difetti del film. Da evidenziare soltanto la discreta prova di Lo Cascio.
Simone Pinchiorri  (07/09/2007 @ 15:40)
Luigi Lo Cascio nella parte di un cattivo, di un "uomo d'onore", è sicuramente la cosa più stuzzicante di questo film di Andrea Porporati, che ha molto della fiction televisiva e poco della drammaticità cinematografica. Il personaggio di Saro Scordia è però molto abbozzato: non viene descritto intimamente e non rende bene da un punto di vista scenico il suo cambiamento morale e sociale. Il messaggio di "cambiamento" e di "allontamento" dal mondo della mafia è impostato sui canoni del rigetto e dettato dalle circostanze che inducono il protagonista a dover scappare dal suo ambiente per non essere ucciso, mostrando allo spettatore che l'unica maniera di uscire da "cosa nostra" è quella della fuga. Porporati, quindi, vuole dimostrare con la sua pellicola, e ci riesce pienamente, che è meglio stare alla larga dalla mafia da subito, perchè una volta entrati non si può più uscirne. Divertentissima la scena della rapina, dove il mafioso del sud va a rubare in una banca di Torino e la cassiera non capisce niente di quello che dice fino all'intervento di un cliente che si offre come traduttore dicendo: "sono di Partinico". Molto azzeccato e ben costruito il personaggio del malvivente che "firma" i quadri in carcere, meno quello della protagonista femminile, interpretato da Donatella Finocchiaro.

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