!Xš‚‰

aggiungi un messaggio
Battista Passiatore  (24/01/2007 @ 17:06)
Alfred Hitchcock aveva un sogno (mai realizzato): ambientare un film nello spazio angusto di una cabina telefonica. Questa idea , recentemente è stata riconsiderata dal regista Joel Schumacher che, con il suo film "In linea con l'assassino", ha cercato di sperimentare al massimo le vie del thriller-claustrofobico. Qui da noi in Italia, due talentuosi fratelli romani ( Marco e Antonio Manetti, in arte Manetti Bros), dopo una lunga esperienza tra videoclip, web e televisione, si sono prepotentemente imposti, con buon successo, nel panorama del cinema italiano più estremo e sperimentale. Dopo il loro lungometraggio d'esordio "Zora la vampira", decidono di confrontarsi con un particolare genere thriller-claustrofobico, ambientando il loro nuovo film negli spazi ristretti di un ascensore, da qui il titolo "Piano 17". I Manetti Bros s'inventano così produttivamente un film no-budget, girato in 5 settimane, con un camera digitale ad alta definizione; registi, attori, tecnici e maestranze hanno lavorato (quasi)gratuitamente. Detto questo, non pensate ad un filmetto due camere e cucina, con recitazioni sciatte e dilettantistiche, tanto comuni nel povero cinema italiano. Tutt’altro. Piano 17 è un piccolo gioiello sui generis, un thriller che gioca con gli stereotipi del genere, frantumando la linearità della narrazione attraverso l’uso di flashback e digressioni che danno respiro ed epicità a storia e personaggi. Vengono in mente alcuni riferimenti come Kubrick (per il suo magnifico"Shining" in cui dava vitalità e voce agli ambienti dell'Overlook Hotel) o ancora meglio il "pulp" Quentin Tarantino (per la riuscita caratterizzazione dei personaggi). Punto di forza ed elementi fondamentali per dare la giusta tonalità al film le interpretazioni dell’intero cast: Giampaolo Morelli (il buono), Antonino Iuorio (il brutto) ed Enrico Silvestrin (il cattivo) affiancati dall’amichevole partecipazione di Massimo Ghini. In conclusione, quasi un atto d'amore dei registi romani nei confronti del (mestiere del) cinema; un piccolo miracolo italiano.

Video


Foto