Fondazione Fare Cinema
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Diaspora, ogni fine è un inizio


Regia: Luigi Monaldo Faccini
Anno di produzione: 2016
Durata: 240'
Tipologia: documentario
Genere: sociale
Paese: Italia
Distributore: Istituto Luce
Data di uscita: 18/05/2017
Formato di proiezione: HD, colore e bianco/nero
Ufficio Stampa: Ufficio Stampa Cinecittà Luce
Titolo originale: Diaspora, ogni fine è un inizio
Altri titoli: Tracce d'Amore - Galut, Every End is a Beginning

Recensioni di :
- DIASPORA - Ogni fine è un Inizio

Sinossi: Nella fotografia di apertura sta il punto di partenza del lungo viaggio, durato tre anni, che Marina Piperno, con Luigi Monardo Faccini, compagno di avventure cinematografiche da 40 anni, ha fatto tra Stati Uniti, Israele e Italia. In questa fotografia stanno i membri delle famiglie Piperno, Sonnino, Fornari, Bises e Di Segni, che, nell’autunno del 1938, in quel di Anzio, dove i Piperno possedevano una piccola villa a due piani poco distante dal mare, si incontrano, e nell’imminenza della promulgazione delle leggi razziali decidono che New York sarà il loro approdo salvifico. Viaggi per nave si susseguirono per organizzare l’esodo. I Fornari, i Sonnino e i Bises, partirono. Alcuni rimasti si convertirono al cattolicesimo. Solo Simone Piperno, padre di Marina, sceglierà di non lasciare sola la vecchia madre Rachele, rifiutata dalle autorità americane in quanto troppo anziana e non più produttiva, rischiando così la vita della propria famiglia. All’epoca Marina aveva tre anni ed é la bambina sulla destra, con gli occhi sgranati e la bocca aperta per una qualche sorpresa sconosciuta. Dopo quasi ottanta anni, con il sostegno di Luigi, le è venuta voglia di raccogliere i frammenti residui di quella lacerazione, allargando il periplo verso Israele, sulle tracce dei Baroccio e dei Piperno emigrati laggiù prima che l’ONU sancisse la nascita dello stato israeliano. In Italia la ricerca si è svolta tra i parenti più stretti, quelli che non emigrarono, per capire come la loro identità ebraica, dopo le leggi razziali e durante la guerra, si sia mantenuta ed evoluta. Un viaggio dai profondi risvolti affettivi, che ci ha consentito di misurare tutta la nostalgia che i cugini americani, ormai di seconda e terza generazione, nutrono per il paese nel quale sono nati e cresciuti i loro antenati. Mentre in Italia ha toccato la forte laicità di cui è intriso il loro ebraismo, in Israele ha ripercorso l’ardua e responsabile scelta sionista di chi si recò nei kibbutz.
Collegando i frammenti parentali dentro l’affresco che via via prendeva forma sappiamo di aver tessuto qualcosa che salva non solo un prezioso passato famigliare, ma, soprattutto, la strenua volontà ebraica di non soccombere. Una ricerca che diventa saga ed epopea della dispersione causata dalle leggi razziali del 1938. Un film che non ha eguali in Europa, lungo quattro ore, diviso in sei capitoli: Ottanta anni dopo; Stati Uniti d’America, land of opportunities; Noi qui, prima di Giulio Cesare; Il deserto che fiorisce; Quando Ari Lev Fornari incontrò Simone Piperno; Ogni fine è un inizio.

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