Sinossi *:
Nascosto dal trambusto dei nuovi arrivati e dei turisti di massa nel quartiere Mitte di Berlino, a pochi passi dal grande teatro Volksbühne, si trova un complesso architettonico chiamato ‘Kleine Bremer Höhe’, le sue case in mattoni rossi, quasi intatte dal tempo. Dal 1989, questo complesso abitativo collettivo per lavoratori, costruito durante l’Impero tedesco, è diventato un rifugio per artisti, punk e anziani. Per il visitatore occasionale, il tranquillo cortile con i suoi tigli sognanti appare come un giardino incantato, lontano dal frenetico scorrere della Torstrasse.
Un’inquadratura in movimento lungo i bidoni all’ingresso rivela uno spazio apparentemente disordinato, dove i pochi inquilini rimasti si incrociano, si soffermano, sognano e conversano. «Cosa significa abitare uno spazio?», chiede il regista e residente Matthias Lintner all’inizio del film. La risposta emerge dai ritratti affettuosi dei suoi vicini: il regista osserva e ascolta da vicino i suoi coinquilini, che hanno costruito un loro mondo, e sceglie di non concentrarsi sul mondo esterno. Le riflessioni sul vuoto e sull’assenza appaiono come un atto sovversivo contro l’utopia degli spazi perfettamente ordinati e riecheggiano i pensieri ddello scrittore Georges Perec, le cui citazioni aggiungono un livello saggistico al film.



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