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Pasolini Prossimo Nostro


Regia: Giuseppe Bertolucci
Anno di produzione: 2006
Durata: 63'
Tipologia: documentario
Paese: Italia/Francia
Produzione: Cinemazero, Ripley'S Film
Distributore: Ripley's Film
Data di uscita: 24/11/2006
Formato di proiezione: HD/35mm, bianco e nero
Ufficio Stampa: Marzia Milanesi Comunicazione per il Cinema
Vendite Estere: Ripley's Film
Titolo originale: Pasolini Prossimo Nostro
Altri titoli: Pasolini Next To Us

Sinossi: Siamo sul set di "Salò o le 120 giornate di Sodoma". Nonostante le enormi polemiche suscitate dal film, un Pasolini tranquillo, quasi gioioso, si lascia seguire sul set da una piccola troupe capeggiata dal giornalista Gideon Bachmann che lo coinvolge in una lunga, straordinaria intervista/conversazione.
Inizialmente perplesso, Pasolini trasforma l’intervista in un lungo, quanto lucido e violento attacco alla società che si accompagna alle foto del set in una sorprendente sovrapposizione tra film e realtà a svelare la metaforica messa in scena pasoliniana della modernità.

Sito Web: http://www.pasoliniprossimonostro.it

Note:
La pellicola "Salò o le 120 Giornate di Sodoma" (Italia/Francia, 1975, 117') di Pier Paolo Pasolini è tratta dalla novella "Le 120 giornate di Sodoma" del Marquis Francoise de Sade. Tra gli interpreti della pellicola ritroviamo Paolo Bonacelli (Il Duca), Giorgio Cataldi (Il monsignore), Aldo Valletti (Il Presidente), Umberto Paolo Quintavalle (L'Eccellenza), Caterina Boratto (Signora Castelli), Elsa De Giorgi (Signora Maggi), Helene Surgere (Signora Vaccari), Sonia Saviange (Pianista) e Ines Pellegrini (Cameriera).
Il regista, scrittore, poeta, attore Pier Paolo Pasolini morì assassinato prima dell'uscita del film il 02/11/1975 ad Ostia (Roma). L'uscita nelle sale della pellicola prevista per il 22/11/1975 non avvenne, perchè il film subì un sequestro preventivo. Uscì a Milano l'11/01/1976 ma fu subito sequestrato ed il 30/01/1976 fu condannato per oscenità e tutte le copie ritirate dalle sale. Nel Febbraio 1977 furono dissequestrate ma la censura obbligò vari tagli alla pellicola. Il produttore Alberto Grimaldi fu processatoi e poi assolto per "corruzione di minori ed atti osceni in luogo pubblico".


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