Sinossi *:
Poche altre città al mondo
sono così visceralmente legate
al proprio fiume.
E la tenacia con cui il Tevere
con curve e controcurve
sembra rifiutarsi di lasciarla e proseguire oltre ne è il simbolo
.

C’è una doppia linea, tortuosa, che attraversa Roma e che segna fisicamente il punto di contatto tra la città e il suo fiume, la terra addomesticata dagli uomini e l’acqua ancora indomita portata dalla natura.
E c’è un’area, sconosciuta ai più, lungo la Riva Ostiense, in cui per tanto tempo questi caratteri si sono fusi in un unico ambiente.
“Parlami di me” ci svela questa terra di nessuno che ora sta per scomparire e rinascere a nuova vita. Sebbene il fiume sia l'origine mitica di Roma, le sue piene distruttive portarono a fine '800 alla costruzione dei muraglioni, trasformando Roma in una città "senza fiume”. Dal punto in cui i muraglioni si interrompono, la Riva Ostiense divenne nel dopoguerra un'enclave dove natura e strutture industriali presero il sopravvento, creando un luogo separato a pochi metri dai quartieri storici.
Questa "città non città" colpì la sensibilità di registi come Rossellini, Visconti, Antonioni, che vi ambientarono storie i cui protagonisti scappano, si appartano, si nascondono, muoiono. E lo farà anche Pier Paolo Pasolini con uno dei suoi primi testi in cui delineerà i protagonisti dei suoi romanzi futuri: “Testaccio - note per un racconto” del 1951.
Guidati dalle riflessioni di Sandro Veronesi e dal racconto di Tommaso Ragno, il documentario unisce storia, cinema e improvvisazione jazz per portarci a considerare come la città stia rigenerando la propria memoria per costruire spazi futuri.



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