Note di regia di "Nichetti Quantestorie"
Descritto come «l’antidivo per eccellenza» (Luciano Barisone) e «il Piccolo Buster Keaton lombardo» (Sergio Frosali), Maurizio Nichetti ama definirsi semplicemente un «curioso del nuovo», autore di un cinema paradossalmente fantastico e realistico, artigianale e ipertecnologico, antico e moderno, di un’opera visionaria in grado di distanziarsi dalle tendenze estetiche dominanti del cinema italiano per andare alla costante ricerca di nuove strade e di possibilità artistiche inedite.
Questo documentario, in tal senso, mira prima di tutto a produrre una ricostruzione complessiva della carriera di Nichetti, attraverso cui evidenziare l’unicità visionaria dell’universo da lui creato con le sue opere e, insieme, la poliedricità del suo percorso artistico, capace di abbracciare gli universi mediali del teatro, del cinema, dell’animazione, della televisione e della pubblicità.
All’interno di una tradizionale struttura da documentario biografico, fondata sull’alternanza costante fra interviste e materiali di repertorio, il film propone anche una breve cornice narrativa “in presa diretta”, ambientata durante la fase di lavorazione di «Amichemai», il film con cui lo stesso Nichetti è recentemente tornato sul set, dopo oltre vent’anni di assenza.
Questa cornice narrativa al presente (ideata alla stregua di un finto servizio di telegiornale), insieme alle numerose “interferenze” che costellano il flusso audiovisivo (e che assolvono al compito di far slittare improvvisamente la narrazione da una fase all’altra della carriera di Nichetti), si propone di conferire al film stesso una qualità strutturalmente nichettiana, tentando di evocare quella che Carlo Chatrian definisce la tendenza del regista milanese a «lavorare sulla sovrimpressione, sul parallelismo quasi fisico, sullo slittamento del suo corpo attraverso vari piani». Da un punto di vista stilistico, dunque, il documentario cerca di mutuare quei caratteri di «trasversalità, pastiche e contaminazione» che ancora Chatrian identifica come i tratti determinanti dello stile di Maurizio Nichetti, proponendosi come un caleidoscopio audiovisivo caratterizzato da una grande eterogeneità di materiali, animato da un ritmo vivace e costellato di note comiche.
Stefano Oddi