VENEZIA 82 - "Non volevamo fare un biopic
di Duse ma ritrovarne lo spirito"
Presentato in concorso a Venezia 82
"Duse" di Pietro Marcello, interpretato da Valeria Bruni Tedeschi.
«Ancora prima di scrivere una sola parola di copione, ho capito che lei doveva essere la protagonista», confida il regista. «Non ho mai voluto fare un biopic ma ritrovare il suo spirito: con quale arbitriio avrei potuto raccontarla? E' poi rimasto molto poco di lei, ma lo spirito lo abbiamo trovato, e anche la fragilità. Erano da subito gli anni della dissoluzione, quelli che mi interessavano: Duse è una donna in rivolta, sempre affascinato dai personaggi così. Abbiamo lavorato in stato di grazia, ci siamo anche molto divertiti e poi ho realizzato un mio sogno di girare a Venezia dove ho vissuto da ragazzo».
Anche in questo film Pietro Marcello mescola realtà e finzione: «L'archivio per me è sempre superiore a qualsiasi finzione, in questo caso abbiamo trovato un fondo con immagini del viaggio del milite ignoto da Aquileia a Roma, sono rimasto affascinato da questo attraversamento per l'Italia: è di certo tra i più materiali che ho incrociato nella mia carriera di archivista. Il milite ignoto era simbolo di pace poi trasformato dal Fascismo in pretesto di guerra».
Valeria Bruni Tedeschi racconta: «Quando da ragazza studiavo recitazione, lei era un mito, un modello unico: era riuscita ad anticipare il grande cambiamento che ha vissuto un secolo fa il nostro mestiere, lei cercava la verità. Quando Pietro mi ha chiamato mi sono come riconnessa immediatamente con quegli anni, ho letto e studiato molto, come facevo quando ero una giovane attrice, e ho cercato in qualche modo di diventarle amica».
E aggiunge: «Lei non era dalla parte del regime ma si era in qualche modo avvicinata, si era convinta – per ingenuità o presunzione – di poter ottenere qualcosa da lui, di poter andare contro la brutalità del fascismo e di vincere, invece no. Ma tutti possiamo sbagliare, fa parte dell'essere umano: i personaggi perfetti non sono interessanti da raccontare. La sento molto familiare perché il lavoro è ossigeno anche per me, per entrambe il nostro mestiere di attrice è fondamentale per vivere. Lei era anche molto conosciuta per i suoi pianti: oggi sembra che siano i forti che devono vincere, è importante mostrare anche una fragilità. L'arte è uno strumento forte di pace, lo credo fortemente».
E infine: «E' uno dei ruoli della mia vita, ma soprattutto l'incontro con Pietro è uno degli incontri della mia vita, ancora più importante del ruolo e del film. Questo mi resta: incontri, amicizie, amori. Un premio sarebbe bello, qualunque tipo di premio, ma non ci pensiamo, per ora».
03/09/2025, 18:28
Carlo Griseri