EVEN - Una buona opera prima per un tema molto complesso
Si svolge nel doppio binario passato/presente il film
Even, opera prima di
Giulio Ancora.
Il tema trattato è quello della violenza sulle donne, drammaticamente di stringente attualità. Giulia, adolescente ribelle, rockettara dalla vita disordinata e piena di eccessi, è vittima di uno stupro, evento drammatico che stravolgerà tutta la sua vita.
Mentre cerca di tornare a nuova vita, grazie anche al lavoro al centro antiviolenza “Mariasole”, Giulia entra in contatto con le carte di uno stupro verificatosi molti anni addietro, proprio alla ragazza che ha dato il nome al centro, Mariasole – stavolta finito con la morte della vittima – rimasto impunito e ancora avvolto nel mistero.
Avvenuto in una località di montagna, il drammatico fatto di cronaca è sepolto da anni di silenzi, omissioni e verità nascoste, proprio come il manto di neve che oggi ricopre il luogo della violenza. Giulia si appassiona al caso e inizia a seguire il nuovo processo che si sta celebrando, dando così inizio al flusso di rimandi tra passato e presente.
I due efferati episodi di violenza sembrano sovrapporsi: per le similitudini dei fatti accaduti; per un filo rosso che lega il destino delle due ragazze; per la stessa impunità del colpevole. Il gioco dei flashback si intensifica, fino a quando la storia di Giulia e quella di Mariasole sembrano fondersi: il volto di quest’ultima aleggia e compare nei sogni e nelle visioni della protagonista. Una presenza, quella di Mariasole, che arriva quasi ad essere salvifica per Giulia.
“Mariasole è accanto a tutte le donne che hanno subito violenza”, afferma il padre della vittima, ormai anziano, malato e senza speranze sulla possibilità di arrivare alla verità. Perché, come lui stesso afferma - Mariasole è stata uccisa due volte: dal suo stupratore e dallo Stato, che ha svolto indagini negligenti sul caso. Al di là del richiamo agli attuali fatti di cronaca, tutti i giorni al centro delle narrazioni dei media, con il chiaro riferimento a indagini che vengono riaperte, in seguito al ritrovamento di tracce di Dna (anche dopo molti anni dallo svolgimento dei fatti) il regista, che è anche co-sceneggiatore del film, insieme a
Francesco Pignataro, dà una chiave di lettura dell’emergenza sociale della violenza sulle donne francamente edulcorata e fantasiosa.
Certo, Mariasole ha ispirato il centro antiviolenza. Ma nella realtà, le donne che in passato sono state vittime di stupro e di femminicidio, non possono fare più niente per le donne di oggi, non possono offrire nessun esempio e il loro non è stato un “sacrificio” che porta redenzione. Non possono dare forza e coraggio a chi oggi è una vittima: ogni donna è sola nella sua storia di violenza e morte. Lo stupro e la morte per femminicidio equivalgono a distruzione e annientamento. Nessuna valenza positiva, dunque, nonostante lo sforzo narrativo che cerca di dare una speranza a chi oggi lotta su questo fronte, con buona pace della canzone che chiude il film, della cantante Levante, “Gesù Cristo sono io”.
Bene, in ogni caso, parlare del tema, come monito per le giovani donne, che si possono rivedere in Giulia e capire che il lupo può essere sempre dietro l’angolo e quindi fare molta attenzione. Il cast è di livello e vede in scena
Marco Cocci, Serra Yilmaz, Massimo Bonetti, Paola Barale, Federica Pagliaroli, Martina Chiappetta, Simona Cavallari, Romina Mondello e Ernesto Mahieux, così come buona è la regia, di un’opera prima che si è avventurata in un tema molto complesso, che non concede spazi alle ricostruzioni fantastiche.
25/07/2025, 12:00
Elisabetta Vagaggini