UNICORNI - Viola Gabriele: "La mia prima esperienza al cinema"
La giovane attrice
Viola Gabriele, 16 anni, esordisce al cinema nel film “
Unicorni” di Michela Andreozzi nel ruolo della figlia maggiore della famiglia al centro del racconto.
Viola, come è andato questo debutto sul set?
Umanamente è stato un mix di emozioni, faccio da anni teatro e mai mi sarei immaginata di arrivare così al cinema, sono ancora molto incredula delle mie capacità. Io all'inizio mi metto sempre molto in discussione, poi sul set per fortuna sono stata circondata da persone che mi hanno messo sempre a mio agio, che hanno creduto in me, Michela compresa ovviamente.
Mi ricordo ancora quando feci la mia prima prova sul set della scena... alla fine le ho chiesto: Va bene? Va benissimo!, mi ha risposto. Ho sempre sentito un grande sostegno, sono entusiasta, è stato tutto molto bello.
Dal teatro al cinema, come vedi ora il tuo futuro?
La recitazione è quello che vorrei portare avanti, ma il cinema lo ammetto non è mai stato per me un grande focus, è un po' capitato: la mia attuale agente mi ha visto e le sono piaciuta, ha iniziato a mandarmi provini su provini e io ci sono stata, sono convinta che è un'esperienza che va provata. Io però vorrei focalizzarmi sul teatro, anche se il cinema è diverso, c'è un approccio al personaggio che per un po' dovrò fare per arricchirmi come attrice.
Quali sono per te le maggiori differenze tra cinema e teatro?
Il teatro è plateale e in diretta, parlo a tutti quanti nello stesso momento e vedo i loro volti, c'è un rapporto col pubblico che non si può replicare col cinema, in cui invece contano le microespressioni e girando più volte le stesse scene, su un set e senza il pubblico intorno, devi entrare in intimità col personaggio, più che in profondità. Il teatro lo percepisco in grande, il cinema in piccolo (anche se poi la resa è probabilmente il contrario).
Veniamo a “Unicorni”, che affronta un tema importante, quello della ricerca della propria identità.
Il tema del film ha aggiunto molto alla mia esperienza, l'ha arricchita. Lo affronta non parlando dell'effettivo problema ma della ricerca della felicità: non è film che si schiera o parla troppo di politica, parla di umanità e di un semplice bambino alla ricerca della sua felicità. Noi giovani abbiamo molto a cuore queste lotte, Diletta – il mio personaggio nel film – sente che deve sostenere suo fratello.
Anche Diletta affronta una fase di cambiamento che i suoi genitori vedono come una ribellione, c'è uno scontro costante con la madre, con cui vive, mentre idolatra il padre che sembra molto aperto e avanti, e la accetta. Anche lei però è in una fase di cambiamento, sta sperimentando, prova a uscire dagli schemi...
In queste settimana è uscito anche il documentario “Ma che ci Faccio io Qui?” in cui ti si vede all'opera a teatro.
Se in questo momento il cinema è in crisi il teatro lo è ancora di più, vedere le sale vuote è un colpo al cuore. La mia esperienza teatrale mi dà un grande spazio di libertà e di espressione, anche negli spettacoli che facciamo abbiamo momenti in cui ci permettiamo di parlare ed essere ascoltati, è molto importante per noi giovani.
A 16 anni ho questa opportunità, sono fortunata: è il mio angolo di paradiso, non devo ancora farne un lavoro ma ci sono tanti giovani che provano a farlo e incontrano molte difficoltà.
14/07/2025, 09:17
Carlo Griseri