SPIAGGIA DI VETRO - I mille volti del Sud
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Spiaggia di Vetro" propone uno sguardo diverso sull'Italia rispetto ai soliti film finanziati dalle commissioni cinematografiche regionali: è quello di
Will Geiger, anche produttore e sceneggiatore con esperienze soprattutto all'estero, che mostra i volti e i dialetti del Sud Italia come fossero paesaggi dell'anima, sottofondo di una storia di famiglia e diversità.
Geiger (regista tra gli altri di uno tra i mille sequel di "
Free Willy") racconta un'umile storia sud-italiana: Salvo, un pescatore siciliano, torna a casa, dopo anni passati a lavorare in Calabria per allontanarsi dal dolore di un lutto, per visitare il padre, Turi, malato terminale. Nella casa di famiglia, che Salvo vorrebbe vendere, si è insediata Binta, emigrata in Italia dall'Africa occidentale col figlio Moussa, che sostiene di abitare lì sotto permesso di Turi, di cui è stata badante. Ma è la verità o stanno occupando la casa abusivamente? E cosa può fare Salvo per aiutare se stesso e gli altri?
Con il supporto del Ministero dei Beni Culturali, delle Film Commission di Sicilia e di Calabria, e del programma "Sensi Contemporanei", questo regista non italiano si è fatto forte della collaborazione con un direttore della fotografia italiano (
Paolo Ferrari, che ha lavorato in precedenza con Bellocchio, Daniele Segre e Mimmo Calopresti) per dare vita a immagini fortemente contrastate ed espressive, paesaggi-affresco di un'Italia spesso pubblicizzata con inquadrature sempre uguali. Ferrari-Geiger imbastiscono con mestiere i colori e il ritmo di un racconto sociale dalle mille complicatezze e sfumature, una di quelle storie che se lette sui giornali dividerebbero le opinioni della nazione, dandovi toni tragici e amari, con trovate notevoli in un paio di scene - entrambe situate verso la fine del film, una scena di pesca e una telefonata. Grazie a una sceneggiatura che si concentra genuinamente sulle preoccupazioni e sul carattere dei personaggi, "
Spiaggia di Vetro" di rado ha le caratteristiche del bignamino didascalico su xenofobia e integrazione, e più spesso sembra una chimera tra la favola sociale italiana e, con l'individualismo - del protagonista bianco - che ne consegue, il viaggio dell'eroe sofferente americano (emblematica nella ricerca di catarsi di Salvo nella sottotrama parallela alla questione di Binta: la sua necessità di affrontare i traumi passati, per i quali è emarginato da tutti i suoi concittadini, mentre cerca di riottenere l'affidamento della figlia piccola).
Se il rapporto tra Salvo da una parte e Binta e Moussa dall'altra prosegue con strutture e morali già viste (in slang anglofono si direbbe "racism-to-found-family pipeline"), a essere interessante è soprattutto la forma del film rispetto a questo momento storico: Spiaggia di vetro è nel contempo convenzionale e ibrido, contaminato e genuino, tragico e freddo, morale e spettrale, un coacervo di contraddizioni interessanti e lontane dai dalle opere nella nostra lingua che siamo abituati a vedere.
01/01/2050
Nicola Settis