Note di regia di "Il Volo della Falena"
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Il Volo della Falena" nasce nella torrida estate della provincia pisana, in una casa di campagna vuota e piena di scatoloni. È la polvere sotto al tappeto, giunta da un paesaggio che va dai monti al mare, attraversando una pianura che sembra non portare da nessuna parte. È l’apprensione che lega un caso di cronaca locale alle confessioni pericolose di un amico. È la chiusura della coscienza sul punto più locale, mentre lo stress piove a cascata dal piano di un fenomeno globale. È il tentativo di esorcizzare la provincia.
Il protagonista del corto, l’Ingegnere, è seguito al culmine della sua nevrosi, quando mette (forza) insieme la notizia di un caso di cronaca avvenuto nelle vicinanze con le zone grigie del racconto che gli fa la ragazza con cui si sta frequentando. È questo nesso che dà origine ai venti chilometri che percorre a piedi per arrivare a incontrare la persona che potrebbe sciogliere i suoi dubbi. È un personaggio intrappolato in un moto ossessivo, fisico ed emotivo. Il suo percorso inizia e finisce nello stesso punto, senza possibilità di trasformazione, come lo sbattere ostinato di una falena contro la luce di un lampione.
La musica ricalca il motivo di questo volo, scandendo ogni passo che l’Ingegnere compie e cristallizzando ogni dettaglio sul quale il suo sguardo cieco si posa. Nel volo disordinato e ciclico della sua ossessione, la fantasia dell’Ingegnere trasforma il fumo che scorge dalla finestra al mattino nel fuoco apparentemente catartico che vede ardere in mezzo al mare all’alba di un altro giorno. Un fuoco che si porta dentro da tempo, che inizia ad ardere già la notte precedente, nel tentativo di prendere sonno ascoltando un podcast sul cambiamento climatico. È forse quest’ansia globale, sottovalutata, spesso nemmeno percepita, a far battere le ali delle falene?
Nikola Lorenzin