ARSA - Un film sul linguaggio visivo nel cinema
I
Masbedo sbarcano al cinema con lo sperimentale "
Arsa" e finalmente qualcosa di diverso e di bello ritorna a vedersi nelle sale del nostro cinema italiano. Il pubblico della video arte internazionale è abituato a vedere i lavori dei Masbedo in gallerie e musei, ma quando il duo Massazza e Bedogni lavora per il cinema, assistiamo ad un evento che non si può assolutamente perdere.
Tutto girato a Stromboli, come una sfida herzoghiana alla natura, al vento e al mare, tra sassi di lava, cambiamenti di luce e impatto con la realtà. Non è un documentario, nemmeno un film a soggetto, "
Arsa" potrebbe essere accostato forse più ad una performance attoriale in un paesaggio illuminato. Tornano alla mente figure di donne perse nelle isole come nel rossellinano "
Stromboli Terra di Dio" (1950) e perché no"
L’Avventura" di Antonioni del 1960, dove un’enigmatica e silenziosa Monica Vitti, si perdeva tra le rocce di un’accecante Lisca Bianca. In "
Arsa" c’è il tema dell’arte, della solitudine contemporanea e dell’incomunicabilità dell’artista rispetto ad un mondo civile, rumoroso e ormai allo sfascio.
Arsa è una ragazza di diciotto anni che vive da sola in una capsula fatiscente (altro rimando visivo al Ferreri insulare de "
La Cagna?") e che passa le giornate a nuotare e a guardare il mare. È una giovinetta chiusa e bella ma solitaria. La sua vita cambia quando un gruppo di ragazzi arriva sull'isola, prendendo una casa in affitto vicino a lei. Uno dei ragazzi, Andrea, affascinato da Arsa, tenta di entrare nel suo mondo, scoprendo il suo sconvolgente desiderio. La trama, se letta solamente, sembra semplice e lineare, ma è proprio il modo in cui i Masbedo utilizzano il mezzo cinematografico che è rivoluzionario. Siamo di fronte ad un lavoro sul linguaggio e sul portare all’estremo il mezzo tecnico estetico del mezzo cinema.
Senza perdere il loro approccio visivo e lo stile inconfondibile dei lavori in video, i due registi lavorano sull’immagine, sul suono e sul corpo della brava
Gaia Zohar Martinucci, che diventa simbolo junghiano, sirena ma anche strano oggetto del desiderio adolescenziale. "
Arsa" è infatti il simbolo surrealista di una persona allo sbocciare della propria vita di donna, potente come la natura che la circonda e forse troppo ‘magica’ per essere accettata da una società borghese, che ha perso ogni riferimento con lo spirito vero della realtà. Il d.o.p
Gherardo Gossi qui è in stato di grazia, montato da
Jacopo Quadri, il film vede la presenza di un attore cult di Bertolucci,
Jacopo Olmo Antinori.
"
Arsa" è una delle più belle uscite di questa primavera cinematografica italiana, e fa venire in mente i capolavori dei registi ribelli e innovativi come i Bene, i Grifi e i Piavoli. Speriamo che il pubblico e le sale possano apprezzare più a lungo possibile questa perla che deve essere vista per forza in sala.
10/05/2025, 10:00
Duccio Ricciardelli