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TFF41 - Andrea Gatopoulos: "La mia Stranger Quest"


TFF41 - Andrea Gatopoulos:
Andrea Gatopoulos ha portato al Torino Film Festival 41 il suo lungometraggio documentario d'esordio "A stranger quest", incentrato su David Rumsey, un grande collezionista di mappe che ha creato un museo virtuale su Second Life.

Nel percorso di creazione del film è venuta prima l'idea delle mappe o l'incontro con Rumsey?

Quando si fa il primo lungometraggio si incontra un nuovo pubblico che è completamente diverso da quello dei corti, io ne ho fatto tanti che sono stati tanto all'estero, avevo bisogno di incontrare il pubblico italiano.
Nella fase della mia vita che stavo attraversando cercavo due cose: la prima era trovare dentro di me - un desiderio di natura psicologica - il rapporto con la cosa che ami e la sicurezza di poterla amare per tutta la vita, e di trovarvi la ragion d'essere, in un certo senso la mia "stranger quest".
Dall'altro lato avevo appena terminato "Happy new year, Jim" e avevo già in mente di fare un film che continuasse a esplorare il concetto delle colonne d'Ercole nel mondo: con i satelliti, i telefoni a portata di mano in cui tutto è già stato esplorato, in un mondo senza altrove, non hanno forse più senso. Avevo notato che nel mondo dei videogiochi si trovavano ancora tracce di questo desiderio, tanti videogiocatori cercano il glitch, cercano l'altrove dentro un mondo digitale.
E' come se questo sentimento profondamente umano, da che la nostra specie è nata, avesse trovato il modo di conservarsi vivo e quindi lavorando su ciò, che volevo fosse al centro del film, ho scoperto le mappe antiche, dove si trovano strane terre, strani esseri sovrannaturali, la scritta "Hic sunt dragones" dove c'era qualcosa di sconosciuto, le mappe dove ancora non erano state scoperte le Americhe, con questo mare sterminato pieno di mostri... e quando ho cercato queste mappe ho trovato David.

Chi è David?

Una persona che per trent'anni della sua vita ha collezionato mappe, non a scopo di lucro, 170.000 mappe, tipo 10/15 al giorno, un lavoro che richiede l'intera giornata tra selezionarle, fare la trattativa, acquisirle... vedere una persona fare ciò vuol dire avere di fronte un'ossessione profonda: senza un grandissimo amore e senza la certezza che sia il senso della tua vita non la porti avanti per trent'anni.
Andando a scavare su chi fosse ho detto "Cavolo! I due lati, quello psicologico e quello argomentativo, che stavo sviluppando sono tutti e due in quest'uomo". L'ho contattato e ci siamo trovati subito d'accordo che potevamo fare qualcosa l'uno per l'altro. Lui in qualche modo ha visto la mia chiamata come il coronamento della sua scommessa su questo "poema di mappe", a me sembrava quasi uno scherzo del destino perché era esattamente quello che stavo cercando.
E' un film di cui sono contento, veramente molto, perché mi rappresenta, rappresenta la mia dolcezza e in qualche modo il relativismo della missione umana, che è una delle cose a cui tengo di più: che ci sia ancora qualcuno che riesce a prendersi lo spazio per una missione un po' più strana e per portarla avanti anche contro le leggi del mercato lo trovo profondamente romantico.

Come è nato il linguaggio registico del film?

Per due ragioni: non volevo fosse un biopic, volevo che fosse una metafora. Per me serviva avere la giusta distanza dal protagonista per evitare l'agiografia, per evitare di metterlo in una luce in qualche modo santificante, e in secondo luogo perché il film è girato come immagino l'avrebbe fatto un cartografo, con il punto di vista che probabilmente un cartografo avrebbe scelto. Abbiamo cercato di creare un film-mappa.
Aveva senso quindi che dialogasse con i dettagli, che ci fosse una profonda assonanza estetica tra le inquadrature e le mappe. Poi questa cosa si è scontrata con una dimensione interiore che è venuta fuori nel protagonista, che ha un confronto profondo con la morte. Per me simboleggia nient'altro che il conflitto della filosofia capitalista con le emozioni umane.

I tuoi film da regista e produttore non sono mai banali.

Cerco sempre di fare dei film che colpiscano al cuore, alla testa e all'anima, in un certo senso, e mi interrogo sempre su queste tre nature di un film. E' importante per me che in qualche modo un lavoro cinematografico sia calato in un contesto e che sia anche sull'orizzonte di questo contesto.
Stiamo per entrare in un'epoca in cui la sfida con l'intelligenza artificiale sarà profonda: l'IA è archivista, ragiona guardando indietro e le uniche storie che potranno sopravvivere a questo vero e proprio duello saranno quelle che si muovono sul bordo, che in qualche modo danzano sull'abisso, mettono un piede nell'incognita del futuro. E' una cosa che per come è pensata l'IA non può fare.
Credo anche sia una sfida per la sopravvivenza dei miei film, perché quando uno si tuffa in questa incognita del futuro fa un film che non può essere riprodotto dalle macchine. Anche se lo neghiamo a noi stessi siamo in un'apocalisse già avvenuta che muterà profondamente la società umana: ragiono tanto sul lungo termine, che possano avere senso anche tra 10-20-30 anni e mi auguro che queste scommesse che faccio su temi e forma collochino effettivamente i miei lavori in senso storico.

E ora, in che direzione andrai come autore?

Mi piacerebbe avere al centro delle mie prossime storie personaggi che mettono in discussione la nostra società. Siamo in un mondo in caduta libera e in questo momento ci stiamo comportando come una potenza nobiliare in decadenza che non vede la sua fine, si rifiuta di vederla.
Vorrei però che non sia più un film così indipendente come ho fatto finora (questo lo abbiamo girato in due persone, e in generale sono fatti sempre in casa, al computer): vorrei confrontarmi con una produzione e una troupe, ma so che ci vorrà tempo e quindi vorrei affrontare anche la letteratura, la scrittura di un romanzo picaresco, frammentario, post-moderno.
Oggi siamo al grado zero della considerazione verso la letteratura ma in futuro tornerà forte nella vita delle persone: se c'è qualcosa che queste macchine non riescono a fare è darti il senso di mistero che ti dà un romanzo. A un certo punto l'interesse tornerà e mi piacerebbe dedicarmi anche a una cosa del genere.

01/12/2023, 09:30

Carlo Griseri