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CATERINA SHULHA - “Il mio documentario contro la dittatura”


Intervista all’attrice al suo esordio alla regia con il documentario presentato al Trieste Film Festival “Insultati. Bielorussia”.


CATERINA SHULHA - “Il mio documentario contro la dittatura”
Caterina Shulha
Classe 1993, arrivata dalla Bielorussia in Italia nel 2006 con la madre, Caterina Shulha, affermata e sensibile attrice che abbiamo visto ultimamente nel musical “The Land of Dreams” di Nicola Abbatangelo, e in “Ipersonnia” di Alberto Mascia al fianco di Stefano Accorsi, ha presentato alla scorsa edizione del Trieste Film Festival il suo primo film da regista, il documentario “Insultati. Bielorussia”, tratto dalla pièce teatrale del drammaturgo Andrej Kurejčik, che nasce per far conoscere la terribile situazione politica in Bielorussia dopo le elezioni truccate dell’agosto 2020. Il popolo bielorusso è sceso in strada per combattere pacificamente l’ultimo dittatore d’Europa, Aleksandr Lukašenko, al suo sesto mandato (è al potere dal 1994). La pièce ha un cast d’eccezione: Giacomo Ferrara, Luca Argentero, Ivano De Matteo, Carla Signoris, Stefano Fresi che interpreta Lukašenko e Ambra Angiolini nei panni di Svetlána Tichanóvskaja, la presidente eletta dal popolo bielorusso fuggita in Lituania. Caterina Shulha e sua madre hanno deciso di mettersi in prima linea per aiutare i concittadini che chiedono asilo politico, sostenendo anche le necessità più artistiche al fine di far conoscere quanto più possibile questa situazione.

Come è nato questo progetto?

“È stata inaspettata innanzitutto l'adesione di tutti i colleghi e amici che hanno prestato il volto e la voce ai personaggi perché poi era un periodo molto complicato, era post prima ondata Covid, quindi questa era l'unica formula all'epoca per dare voce a quello che stava succedendo perché ovviamente eravamo in un periodo in cui i teatri e i cinema erano chiusi, ed era una cosa che andava fatta con urgenza perché come ricorderai due anni fa sono iniziate tutte le manifestazioni in Bielorussia. È nato questo progetto che non so come definire, a me piace chiamarlo un documentario di denuncia. Ho l'idea di rappresentarlo a teatro intanto con due, tre repliche per farne un evento di beneficenza, per poi poterlo portare in giro per varie città con lo scopo ovviamente di informare, che è il motivo per il quale è nato tutto questo perché qui, come in altri Paesi, arrivano le informazioni dalla televisione e dalla stampa, ma quelle che conosco io sono storie vere che mi arrivano da tutti i miei parenti e amici che sono rimasti in Bielorussia. Quindi ovviamente le informazioni sono un po’ diverse da quelle ufficiali”.

Il documentario è tratto da una pièce teatrale…

“Sì, è tratto da un’opera di Andrej Kurejčik, un drammaturgo bielorusso che l’ha scritta dopo un mese e mezzo dall’inizio delle manifestazioni, motivo per cui è dovuto scappare all’estero a seguito delle minacce ricevute, ed è stata ripresa in 25 paesi del mondo. Abbiamo avuto dei contatti quando è nato il progetto anche per poterne prendere ovviamente i diritti per i successivi progetti teatrali, poi ovviamente quando è stato presentato al Trieste Film Festival l’ho informato, ma lui non è una persona molto fissata con i termini contrattuali, per lui l’importante è che se ne parli”.


Tu sei arrivata in Italia dalla Bielorussia nel 2006 con tua mamma, che ricordo hai della dittatura?

“Vivevo senza sapere che cosa fosse una dittatura, nel senso che la parola dittatura non è mai stata pronunciata in Bielorussia, era un tabù parlarne sia perché la situazione era già così da un po’, sia perché non c'era speranza che cambiasse, infatti sono stati gli anni in cui tantissimi giovani, quasi la maggior parte, è emigrata negli Stati Uniti o in Europa perché non c'era più speranza che potesse cambiare questa situazione. Invece due anni fa è successo un miracolo perché i giovani, sia quelli che sono rimasti sia quelli che hanno vissuto fuori, sono tornati e hanno deciso di non volersene più andare, cioè hanno deciso di volere una vita diversa, ma a casa loro. È stato un evento straordinario perché io non ho mai visto manifestazioni di questo livello in piazza.
Se fosse successo dieci anni fa, quindici anni fa, probabilmente ti avrei detto che si trattava di un caso isolato. Il cambiamento così globale c'è stato non solo nelle piazze ma proprio nelle teste delle persone che vivono in Bielorussia, perché ovviamente le generazioni si sono rinnovate man mano. Ci vorranno altri anni, come anche in Ucraina, però c'è una certezza, che non si potrà più tornare indietro, cambierà per forza, ovviamente costerà tantissima gente e sforzi, ma non si tornerà più indietro”.

All'inizio del documentario Stefano Fresi, che interpreta proprio il dittatore Aleksandr Lukašenko, fa una filippica contro la cultura e il teatro, non so quando sia nata in te la passione per la recitazione, ma come vivevi questo aspetto quando vivevi in Bielorussia?

“In realtà è nata in Italia perché prima di venire qui per me e i miei amici o parenti non esisteva “sabato andiamo al cinema”, cioè io non sono mai andata al cinema fino a quando non sono arrivata in Italia perché non c'è proprio l'usanza, non ho mai visto girare un film in Bielorussia, parliamo di una cosa straordinaria. I cinema saranno in tutta la capitale, Minsk, uno o due. Esistono dei teatri anche molto belli, ma non c'è investimento nei teatri, quelle che c'erano erano compagnie autoprodotte ma fortemente controllate. Infatti quando sono scoppiate le rivolte i componenti della compagnia teatrale di Grodno sono andati a manifestare pacificamente per chiedere verità sulle elezioni e si sono fatti un mese di galera e poi anche i lavori forzati perché hanno espresso le proprie opinioni. Quello che vedevo in televisione erano prodotti russi, film e serie, c’erano diversi attori ai quali ero affezionata da piccolina, e adesso ho scoperto che sono a favore di Putin, che hanno chiuso gli occhi davanti ai suoi crimini, però c'è stata anche una fetta di attori importanti che sono andati a vivere in Lettonia, in Lituania perché hanno proprio dichiarato di essere contro Putin, contro la guerra in Ucraina”.

E quando sei arrivata in Italia qual è stato il primo film o il primo spettacolo che hai visto?

“Mi ricordo quando ero già al liceo “Tutta la vita davanti” di Paolo Virzì. Infatti quando ho lavorato con Isabella Ragonese sul set de “Il re”, le ho detto che lei è stata la prima attrice che mi è entrata nel cuore.”

Ambra Angiolini in “Insultati. Bielorussia” interpreta Svetlana Tichanovskaia, la presidente eletta dal popolo bielorusso, fuggita poi in Lituania…

“Svetlana era una casalinga, una mamma di due bambini che si è trovata da un giorno all'altro davvero catapultata in una vita che non avrebbe mai immaginato, come dice lei, passando dal fare le polpette a casa a essere ricevuta da Biden in America l’anno dopo, una storia veramente da film. Una donna molto forte che è la dimostrazione di quello che dice Ambra nel documentario, che l'amore si trova anche nell’orrore. Immagina questa donna, condannata in contumacia, che non vede il marito da anni, (Sjarhej Cichanoŭskij, principale oppositore di Lukašėnko), perché condannato a 18 anni di carcere, Anche lei come tutti noi sa che finirà ma non sa quando”.

Quale sarà adesso il percorso del documentario?

“Continueremo ad organizzare queste proiezioni di beneficenza insieme a Progetto Sud con il quale aiutiamo una casa famiglia in Polonia che accoglie le mamme ucraine e bielorusse con i loro bambini, diamo un mese di vitto e alloggio, in un questo mese le aiutiamo a trovare un lavoro, una casa in città dove rifarsi una vita”.

Dove ti vedremo prossimamente?

“Adesso sono in Svizzera perché sto girando una serie noir per la tv svizzera, una produzione tedesco italiana dove interpreto una giornalista, un ruolo inedito per me, nel cast ci sono anche Gianmarco Tognazzi e Matteo Martari. Poi in autunno mi vedrete nella seconda stagione de “Il re” con Luca Zingaretti, dove interpreto un avvocato, e poi prossimamente uscirà “The boat”, un thriller girato tutto su una barca”.

30/03/2023, 11:54

Caterina Sabato