Silvio Orlando e Giuseppe Pirozzi in "Il Bambino Nascosto"
Gabriele Santoro è un uomo schivo e silenzioso, vive in un grande appartamento in un quartiere popolare di Napoli e ha una cattedra di pianoforte al conservatorio San Pietro a Majella. Un giorno si ritrova in casa un bambino, Ciro, figlio dei vicini che abitano nell’attico del suo stesso palazzo. Il bambino inizialmente non parla e non spiega a Gabriele il motivo della sua intrusione ma l’uomo d’istinto decide di non dire niente ai suoi genitori e di tenerlo nascosto in casa sua. Con il tempo scoprirà che Ciro è figlio di un camorrista e che sta tendando di scappare dal destino che spetta a molti “figli di mafia”. Gabriele per la prima volta nella sua esistenza sceglie di fare un atto d’amore, proteggendo Ciro e per questo mettendo a repentaglio la propria vita.
Liberamente ispirato all’omonimo romanzo dello stesso
Roberto Andò, "
Il bambino nascosto" racconta l’incontro tra due anime perse e destinate a un futuro di solitudine nel caso di Gabriele e di morte per Ciro. In un’atmosfera costantemente avvolta in un alone di mistero, una delle costanti del cinema di Andò, il “maestro”, come Gabriele viene chiamato nel suo quartiere, scopre gradualmente l’identità e la condizione di Ciro, improvvisandosi discreto investigatore, e senza pensarci troppo decide di tenerlo con sé nella sua confortevole “gabbia” dove prima dell’intrusione del bambino Gabriele viveva di piccoli riti quotidiani, di una metodica e rassicurante solitudine.
Una scelta di vita che crolla di fronte a Ciro che diventa in poco tempo la sua “missione”: il bambino grazie a lui impara cosa sia l’affetto, l’importanza dei rapporti non dominati dall’imposizione e dalla violenza, vive finalmente come qualsiasi altro ragazzino della sua età anche se confinato in un’immensa casa. Di film sulle conseguenze delle mafie nelle vite di innocenti che non hanno scelto consapevolmente quella strada ce ne sono tanti e
Roberto Andò attraverso l’incontro tra un uomo solo e un bambino spaventato affronta il tema dell’infanzia negata, dei piccoli “soldati” di una guerra che si tramanda di padre in figlio senza alternative.
“Forse la cosa ti scandalizzerà ma io oggi dovessi scegliere tra la legge e l’amore sceglierei l’amore”, confessa l’anziano padre di Gabriele, ex giudice, una frase che riassume il senso del film e che segnerà il destino dei due protagonisti. Dove la legge non arriva riesce, infatti, l’amore sincero di Gabriele per Ciro, un padre migliore rispetto a quello biologico disposto a sacrificare il figlio per rispettare i codici mafiosi. Un argomento, quello dei “figli di mafia”, che è stato trattato recentemente in maniera diversa anche nel film "
A Chiara" di
Jonas Carpignano. Ne "
Il bambino nascosto" la legge, però, non c’è; c’è solo la scelta di un uomo che non crede nella giustizia dei tribunali e che decide di affidare arbitrariamente a sé stesso la vita di Ciro. Un film che, attraverso una storia tenera e poetica, fa riflettere sull’importanza di salvare bambini come Ciro dando loro la possibilità di crescere in famiglie per bene, un programma di tutela del quale si parla poco.
03/11/2021, 18:00
Caterina Sabato