"Atlantide" di Yuri Ancarani
Ragazzi con il barchino si muovono velocissimi nella laguna di
Venezia. Se nelle città di terra il mito è la moto o la macchina truccata, sul mare chiuso del capoluogo veneto, la barca modificata che tocca gli 85 km orari l’oggetto dei desideri dei teenagers. Anche i luoghi d’incontro non sono le piazze, i bar o i fast food ma gli attracchi tra le isolette sperdute o le grandi navi in disuso e gli espedienti per potersi pagare barche e motori, i traffici loschi, il fumo sono simili. Verrebbe da dire, cambia il mezzo ma i ragazzi sembrano proprio uguali; in centro come in centro, in periferia come in laguna.
Yuri Ancarani segue bene, ma con un po’ di lentezza, le vicende di Daniele e della sua amica e confidente, intrattenendosi forse qualche secondo di troppo in ogni inquadratura e finendo per appesantire il ritmo e allungando inutilmente la lunghezza totale del film. Dà, certo, il tempo per riflettere sul film e farsi domande, ma tra queste c'è anche "ma quanto sono lunghe queste inquadrature...?".
La colonna sonora di "
Atlantide" scandisce le immagini di una Venezia poco visitata ma comunque bellissima nei suoi tramonti che fanno da sfondo, insieme alla laguna, delle corse senza metà apparente del barchino e di Daniele. Viaggi che si concludono con l’acqua che sale per le strade della città e un destino, anche quello, che non vorremmo fosse quello, ma che purtroppo, il sabato come altre sere, può andare di pari passo con la rabbia giovane e con la successiva retorica del ricordo e dell’emozione per un finale di immagini, musiche e colori che ci porta di nuovo fino all’alba.
02/09/2021, 17:00
Stefano Amadio