Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

VENEZIA 78 - "Ariaferma"


Leonardo Di Costanzo torna a Venezia con una storia di umanità e un cast di interpreti di grande qualità. Toni Servillo e Silvio Orlando si incontrano in un carcere sul punto di essere chiuso, uno guardia e l'altro camorrista.


VENEZIA 78 -
Silvio Orlando e Toni Servillo in "Ariaferma"
Leonardo Di Costanzo si trova a suo agio nei luoghi chiusi e circoscritti. Ne "L’Intervallo" del 2012 era un vecchia fabbrica in abbandono; nel 2017, sempre alla Mostra di Venezia, presentò "L’Intrusa", tutto ambientato in un centro sociale circoscritto tra i palazzi alla periferia di Napoli; ora è il momento di un carcere sul punto di essere abbandonato. E anche qui, nel bel mezzo del nulla (ma si percepisce una Sardegna lontana), riesce a cogliere gli aspetti umani e i meccanismi narrativi giusti per centrare il segno con il suo "Ariaferma".

La scelta degli attori, tutti uomini tranne la Direttrice (Francesca Ventriglia) che si allontana prestissimo, è chiaramente improntata sulla qualità. Servillo, Orlando, Ferracane, De Francesco, Striano, Capuano e una serie di comprimari dalla faccia giusta ma anche dal giusto approccio col personaggio. Moderazione è la parola d’ordine per arrivare alla credibilità. Credibilità è il mezzo per creare quell’empatia indispensabile per porre lo spettatore con un piede al di qua e uno al di là del muro che divide guardie e carcerati.
Servillo (l’ispettore) e Orlando (il camorrista) scoprono lentamente le loro carte e i ricordi di una vita che li ha visti prendere due strade diverse. Alla fine le vie si riavvicinano rimando separate da un sottile, invisibile strato fatto semplicemente di passato. Negli sguardi, nella voce, nel movimento i due attori danno il massimo per imporre il proprio personaggio in un racconto che sembra proporre misteri e sospensioni ma che in realtà mostra soltanto un’umanità con le spalle al muro o la fronte appoggiata alle sbarre.

Il colpo di scena non arriva, certo, ma lo scontro che si trasforma in incontro è sufficiente per mettere il film di Di Costanzo su un altro piano rispetto alla produzione media italiana. Un lavoro sulla sceneggiatura, sui dialoghi e sulla recitazione accurato e preciso che da i suoi frutti, dimostrando che se si ha qualcosa da dire e si percorre la giusta strada il risultato arriva di sicuro.

06/09/2021, 08:04

Stefano Amadio