"Nonostante la Nebbia" di Goran Paskaljevic
Paolo, ristoratore in un paese della provincia di Roma, rincasando una sera da lavoro, trova sul ciglio della strada un bambino solo e infreddolito e decide di portarlo con sé a casa dove lo aspetta la moglie Valeria. La donna inizialmente accoglie titubante il piccolo ma poi decide di farlo rimanere per più di una notte per farlo riprendere del tutto. Il bambino si chiama Mohammed ed è un rifugiato siriano che non parla italiano ma che riesce a comunicare con i suoi grandi occhi neri tutto il dolore e la consapevolezza di essere solo al mondo. Nonostante la barriera linguistica Mohammed, Paolo e Valeria legano tantissimo e, in particolare, la donna, segnata da anni da una profonda depressione, riesce a vedere in lui una nuova speranza per il futuro. Presto, però, la situazione si complicherà…
Un dramma nel dramma: quello del piccolo Mohammed, arrivato su un barcone in Italia durante un viaggio nel quale i suoi genitori hanno trovato la morte, che sogna la Svezia dove gli è stato detto che li ritroverà, e quello di Paolo e Valeria segnati dalla perdita di un figlio. Una ferita che forse proprio questo bambino potrà rimarginare come succede in parte per Valeria che grazie alla sua presenza sembra finalmente ritornare poco a poco a vivere.
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Nonostante la nebbia" è una storia di speranza che
Goran Paskaljević mostra nella quotidianità, nei piccoli e semplici gesti di una famiglia formatasi per caso nella quale conta solo l’amore, un sentimento nato quasi d’istinto nei due protagonisti. La speranza, quindi, di salvarsi ognuno dal proprio dolore ritrovando nell’altro i cari perduti. Di contro il pregiudizio e il razzismo che accomuna le persone che li circondano, come il fratello e il nipote di Paolo e la madre di Valeria, incapaci di considerare Mohammed niente di più che “una storia da telegiornale”.
Il regista, scomparso a settembre 2020, che ha anche sceneggiato il film con
Marco Alessi e Flip David, ha saputo raccontare senza retorica la subdola ignoranza, l’assurdità e i danni provocati dall’odio razziale che non risparmia nemmeno un innocente come Mohammed, simbolo di tutti quei bambini migranti scomparsi in Europa negli ultimi tre anni, come si legge alla fine del film, e che forse non hanno trovato una famiglia amorevole come quella di Paolo e Valeria.
Giorgio Tirabassi e Donatello Finocchiaro incarnano appieno quei genitori che non conoscono limiti biologici, di razza o di religione per accogliere nella propria vita non quello che viene considerato da molti solo uno straniero da aiutare “a casa sua”, ma un figlio a tutti gli effetti.
Goran Paskaljević, lascia, così, in eredità un film delicato e tenero, una piccola, grande storia che trasmette tutto l’amore del mondo.