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WHITE FLOWERS - Un film fragile come un sogno


Un thriller metafisico firmato da Marco De Angelis e Antonio Di Trapani.


WHITE FLOWERS - Un film fragile come un sogno
Una dichiarazione d’amore per il Giappone e la sua estetica cinematografica, tra Wenders e Ozu, film pittorico, una vicenda fragile e allo stesso tempo curiosa nella sua forma sperimentale.

Marco De Angelis e Antonio Di Trapani con "White Flowers" si misurano in un thriller metafisico che ha per protagonisti Ivan Franek e Hayase Mami, insieme a Yuki Iwasaki, Hal Yamanouchi, David Paryla, Pietro Faiella. Sembrano i personaggi perduti di "Lisbon Story" che viaggiano in una Genova pittoresca e surreale.

Sicuramente uno dei pregi maggiori di questo film è la ricerca visiva, davvero interessante con la commistione tra i fari formati e la grana della pellicola. Si parlano molte lingue in questo film, l'intento è quello di creare uno spazio separato dalla realtà dove far muovere dei personaggi da romanzo francese. Ci sono molti riferimenti cinematografici in questo White Flowers, il cinema delle avanguardie, quello di Godard e anche molte citazioni letterarie e pittoriche.

Mancano completamente dei riferimenti drammaturgici e narrativi che possano permettere ad uno spettatore medio di seguire la vicenda ed il ritmo della trama. Il film rischia in questa forma di diventare un prodotto di nicchia per cinefili ipercitazionisti e di chiudersi in una torre di avorio di pura estetica del metafisico.

Il film è un piccolo caso di cinema indipendente e low budget italiano, forse troppo ricercato per una distribuzione e un mercato nazionale.

05/06/2020, 14:15

Duccio Ricciardelli