Sarà l'attore Yoon C. Joyce il testimonial della 13esima edizione dell'
Integrazione Film Festival - IFF, rassegna di cinema internazionale dedicata all'integrazione interculturale, in programma a Bergamo dal 10 al 14 aprile.
Yoon C. Joyce, all'anagrafe Yoon Cometti, è nato in Corea nel 1975, a tre mesi è stato adottato da una famiglia bergamasca, a 13 anni si è trasferito a Roma per studiare recitazione, cosa che ha fatto poi anche al Centro Teatro Attivo di Milano e all'Actor's Studio di New York, e oggi ha all'attivo più di 40 film, girati con gli attori e registi più celebri: tra gli altri, Martin Scorsese, Leonardo Di Caprio, Ridley Scott, Cristopher Lambert, Gabriele Salvatores, Elio Germano, Michael Madsen, Leonardo Pieraccioni, Benson Lee, Louise Nero, Jake Gyllenhaal, Edoardo De Angelis.
Sarà ospite d'onore di IFF, manifestazione ormai consolidata e promossa da Cooperativa Ruah, che quest'anno fa un salto di qualità, grazie anche alla collaborazione con Lab 80 film, e cambia veste grafica e nome: da C'è un tempo per... l'integrazione a Integrazione Film Festival.
Il Festival propone cinque giorni di film in anteprima, tra cortometraggi di finzione e documentari, per raccontare storie di integrazione: tra persone, famiglie e popolazioni di diversa appartenenza culturale e provenienza nazionale. Le prime due giornate si svolgeranno a Bergamo, all'Auditorium di Piazza Libertà, e le ultime tre al Cine Junior di Sarnico (provincia di Bergamo).
Yoon C. Joyce torna dunque nella sua città d'origine: in veste di attore celebre ma non solo, anche come testimone diretto di un'esperienza di integrazione. Perché è nato in Corea del Sud e cresciuto in Italia, è bergamasco e ha lineamenti asiatici, ha vissuto e recitato in diversi paesi del mondo. E sul cinema e gli stereotipi ha molto da dire.
«È per me una gioia immensa partecipare all'Integrazione Film Festival - spiega Yoon C. Joyce -, perché questo evento rappresenta l'essenza della battaglia che porto avanti da anni in qualità di attore: dimostrare che una figura con tratti come i miei può recitare in qualsiasi ruolo, evitando i personaggi stereotipati come il mafioso, il killer o il cameriere, figure che spesso non parlano correttamente l'italiano e tendenzialmente sono sinonimo di "invasore cattivo". Ho studiato molto per prepararmi e sperimentare approcci diversi alla cinematografia, in Italia come negli Stati Uniti. Ho avuto la fortuna di essere diretto da grandi registi come Martin Scorsese, nei panni prima di un soldato in Kundun e poi di un prigioniero di guerra in Gangs of New York accanto a Leonardo Di Caprio, e come Baltazar Kormakur che mi ha diretto nei panni di uno Sherpa in Everest, accanto a Jake Gyllenhaal. Ho lavorato anche con Ridley Scott nei panni di un prete in The Vatican e con Park Chan Wook, regista del pluripremiato Old Boy.
Il cinema può essere un veicolo molto potente per cambiare un certo tipo di mentalità. Quello italiano ha molto potenziale, purtroppo però le storie sono ancora spesso difficilmente esportabili, con cast al 99% caucasici. Raggiungeremo un certo equilibrio quando personaggi di più etnie reciteranno ruoli principali senza dover giustificare il motivo per cui parlano perfettamente l'italiano. Pensiamo a Will Smith o Samuel L. Jackson, a qualcuno verrebbe mai il dubbio che siano statunitensi? Ma qualcosa per fortuna sta cambiando, da cinque anni non ricevo più proposte di personaggi minori e ridicoli, recentemente ho recitato nei panni di un neurochirurgo, di uno scienziato, di un ricco e potente uomo d'affari. Nessun accento straniero o cadenze strane. E questo, sono certo, è solo l'inizio».
Aggiunge Giancarlo Domenghini, Direttore artistico di IFF: «Siamo davvero felici che Yoon partecipi all'edizione 2019 del Festival. Ha saputo emergere nel mondo dello spettacolo a livello internazionale, è un ospite d'eccezione in linea con la scelta fatta quest'anno: far fare al Festival un salto di qualità. Yoon è per noi anche un alleato con cui combattere la nostra battaglia, perché è un italiano che si è reso conto di come il cinema lo valorizzi solo nella sua dimensione di straniero. Insieme lavoriamo quindi per raccontare cos'è oggi l'integrazione: non solo sinonimo di integrità e interazione tra italiani e stranieri immigrati ma convivialità delle differenze, comprensione e inclusione di tutte le diversità che caratterizzano la società italiana di oggi. Grazie alla presenza di Yoon, sapremo spiegare meglio al nostro pubblico i valori e gli obiettivi del Festival, a cominciare dalla necessità di avere uno sguardo davvero plurale sulla realtà».
Yoon C. Joyce sarà sul palco dell'Integrazione Film Festival nella serata di apertura, mercoledì 10 aprile, e in occasione delle premiazioni finali dei film in concorso. Sabato 13, a Sarnico, terrà una masterclass intitolata "Decolonizzare l'immaginario", dedicata agli stereotipi nel mondo del cinema e della televisione. Durante i giorni del Festival inoltre interverrà all'interno di diverse scuole per la campagna di sensibilizzazione "#Jihadisti2.0: uno sforzo per l'integrazione"- all’interno del progetto Fami Lab’Impact Bergamo.